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''Al cielo anelava...
il cielo va solcando;
la sua giovane vita è...
una scia d'aeroplano!''

Arai Yumi - Hikouki gumo

Nasciamo sulla Terra ma rivolgiamo sempre lo sguardo al cielo. Per pregare, per desiderare, per sognare, per sperare guardiamo il cielo, perché in esso ci sembra scorgere l'immensità della vita. Contemplarlo rende liberi. Anelarlo rende vivi. In un attimo ci sentiamo come bambini che rincorrono col palmo della mano scie di aerei distanti. Evanescenti.
Anche un bambino di nome Hayao aveva scelto per sognare un mondo fatto di piramidi. Sogni di un bambino, che ha fatto della sua matita un'elica per poter volare in alto nel cielo e della sua fantasia una macchina per cavalcare il vento. Un vento che ulula Vita! e che allo stesso tempo porta tempesta, che tempra lo spirito e che mette alla prova, che sprona a vivere e che ci fa ricordare che moriamo ogni giorno. Quel vento è caldo e proviene da sud-est. Comincia a soffiare nella valle di Nausicaa e ad un certo punto si ferma andandosi a disperdere nei ricordi dell'infanzia dell'autore.
Col disegno quel bambino imparò a volare seduto ad una scrivania.
E' giunto però anche per quel bambino il momento di crescere. Hayao Miyazaki abbandona con malinconica maturità il grande schermo. Sconfitto, ma vivo.

Il progettista è colui che conferisce forma ai sogni Caproni - Si alza il vento

Il film Si alza il vento, ultima fatica del pluri-premiato regista giapponese Hayao Miyazaki, è tratto dal romanzo del 1936 Kaze Tachinu di Tatsuo Hori. Dal romanzo Miyazaki prende spunto per la storia d'amore a per il tema portante del film.
Privo dell'epica e della fantasia delle pellicole precedenti, "Si alza il vento", il testamento spirituale di Miyazaki, si presenta come un titolo singolare nella vastissima carriera del Maestro. Non un poema epico come Princess Mononoke, non una stupenda poesia come La città incantata, non una delicata fiaba come Il mio vicino Totoro, ma un haiku, semplice, reale, struggente.
Da uno spunto reale, come solo un grande poeta sa fare, il regista riesce a suggestionare lo spettatore con visioni oniriche e tiepidi colori. L'opera dell'autunno di Miyazaki è la summa di tutti i suoi pensieri, di tutte le sue aspirazione, di tutti i suoi sogni.

Addio del passato bei sogni ridenti...

Eppure vi è qualcosa di diverso in questo film rispetto alle altre produzioni che non fa gridare a un capolavoro. L'opera, sebbene sembri descrivere così bene Miyazaki, non lo rispecchia affatto.
Trovo il realismo dell'ultimo Miyazaki, portato all'estremo, un punto a sfavore del film. Il risultato è quello di un addio forzato. E' infatti con un triste e affaticato sguardo d'adulto che il regista, al termine della sua carriera, guarda alle sue tematiche più care. Il Maestro rompe con i personaggi fantastici che hanno fatto sognare, ricercando un realismo rarefatto. Non guarda più il mondo dall'esterno cercando l'astrazione. Si immerge piuttosto nello stesso, non riuscendo ad analizzare con efficacia la realtà. Il maturo Miyazaki ritrova quel mondo fantasioso che ha sempre amato solo nei sogni, fatti di alter ego più o meno reali e di voli fantastici. Volare diventa sinonimo di sognare. Sognare diventa il contrario di vivere.
Il Maestro aveva troppo da dire. Con le sue opere Miyazaki è stato in grado di arricchire gli spiriti di grandi e piccini. Il suo testamento spirituale è troppo vasto. Un solo film non è bastato nell'intento.
E' dunque in punta di piedi che Hayao Miyazaki esce dal sipario dell'animazione internazionale. "Si alza il vento" è uno slice of life non diverso da tanti altri, un'opera che mostra chiaramente la stanchezza di Miyazaki. Un'opera sì, ma non un capolavoro.

Una gioia per gli occhi, un cantico per le orecchie

Dal punto di vista grafico "Si alza il vento" è affascinante come pochi altri film d'animazione. I delicati cieli estivi, la piacevole ebrezza dei voli, gli indimenticabili fondali sottolineano la maestria di uno studio d'animazione che, non a torto, ha sfornato veri capolavori. Anche le musiche sono molto piacevoli: accarezzano lo spettatore come quel vento caldo, lasciando una lieve impronta. L'ending del film ha catturato immediatamente la mia attenzione. Delicata e struggente, semplice, ma ricercata, rispecchia bene l'animo del film, sebbene si tratti di una canzone anni '70, e conferisce uno splendido stile retrò ai titoli di coda. Scritta da Arai Yumi, ricordando la tragica morte di un amico d'infanzia, questa ballata incanta lo spettatore al punto che, con le luci già accese nella sala cinematografica, non si alza, ma resta lì a leggere i sottotitoli.
Trovo splendido l'adattamento italiano. Il linguaggio usato da Miyazaki è capzioso, ricco di un fan-service sfrenato, che fa la gioia degli aeronauti e la perplessità dei comuni mortali. Miyazaki è un patito di aerei. Per lui non deve essere stato difficile destreggiarsi negli innumerevoli tecnicismi. Tradurre termini tecnici in un'altra lingua non è un'impresa semplice. Inoltre ho apprezzato l'adattamento italiano perché, con l'uso di un estremo formalismo, è riuscito a rendere bene l'atmosfera che si respirava nel Giappone di quel tempo.
Consiglio la visione ai fan di Miyazaki e ai grandi intenditori di cinema. Il lungometraggio non è facilmente accessibile a tutti, in particolare a chi è a digiuno di cultura giapponese. Al contrario gli intenditori troveranno la pellicola estremamente affascinante e raffinata.

E tu, lenta ginestra...

E così, impercettibile come il vento estivo, Miyazaki abbandona il grande schermo. Resta sulla pelle una piacevole brezza, invece a fondo, indelebile, un senso di vuoto.
Solo un monito per le generazioni future: per quanto la vita sia difficile, per quanto essa ci ostacoli, bisogna continuare a vivere. Vivere nell'inferno avendo la forza di guardare le stelle.
"Si alza il vento, bisogna tentare di vivere". Come titani.