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Ho deciso di concedere a "Jenny la tennista" il voto nove, poiché è uno di quei film che resta in testa per la sua eccellenza. Questo, nel mio caso, è dovuto specificatamente a due motivi:
1) la bellezza e particolarità del film;
2) l'averlo visto nell'età giusta, ossia durante la prima ondata di anime, quando i rivali scarseggiavano.

Il film è un anime sportivo basato sul tennis (come già si capisce dal titolo); va però specificato che questo film e la serie da cui è tratto viene prima di "Holly e Benji", con il loro infinito e chilometrico correre su un campo da calcio, con colpi speciali e campionissimi in erba. Jenny durante la sua prima trasmissione rappresentava decisamente una novità, poiché l'unico altro anime sportivo che veniva trasmesso ai tempi era stato quello sulla pallavolo ("Mimì").
A questo punto, bisogna fare però una precisazione di carattere culturale.
Il mio maestro di giapponese mi spiegava che nella cultura dell'isola l'adolescenza è vista come un periodo in cui la tranquillità dell'individuo è data dal consumo delle energie fisiche giovanili in eccesso attraverso lo sport. In poche parole, li massacrano veramente di allenamenti al fine di poterli mantenere belli, buoni e tranquilli. Il mio maestro parlava per esperienza personale e quindi credo a questa sua definizione. Risalta inoltre in questo film l'assoluta fiducia e obbedienza che si ha nell'allenatore. Egli è praticamente colui che decide tutto e ha sempre ragione. Esplicativo a questo proposito è il discorso che viene fatto da Madama Butterfly al padre: ella chiede chi sia questo allenatore raccomandato dal padre che non la considera (dato che io sono bella, brava, sono il meglio che esiste nel tennis e sono la promessa del Giappone). La risposta del padre è "un eccellente allenatore", discorso chiuso e lamentele finite.

Un'altra precisazione che bisogna assolutamente fare è che "Jenny la tennista" è di "proprietà" di Osamu Dezaki, nel senso che le due serie televisive e questo film hanno tutte avuto lui alla regia, dando quindi una continuità stilistica (anche se il disegno cambia nel corso degli anni) a tutta la serie. Non si devono stupire quindi coloro che hanno amato la seconda parte di "Lady Oscar", se in questa serie ritroveranno alcune somiglianze (per esempio la mitica fontana per definire l'umore del personaggio), sia come musiche in alcuni stacchi sia soprattutto come impostazione grafica dei personaggi. Parlo naturalmente delle firme di Dezaki, ossia le inquadrature di primo piano sui volti in fermo immagine e le inquadrature su due personaggi contemporaneamente con la divisione dello schermo a metà.
Per quanto riguarda le musiche le ho trovate tutte adatte e piacevoli, con la sigla iniziale che è particolarmente gradevole da ascoltare e suscita l'idea di ricordi gioiosi (...primavera della mia vita sei stato l'inizio del mio viaggio...) e di una giovinezza che sta trascorrendo felice e inconsapevole; simbolizza (secondo me) il mitico videogioco da tavolo della prima generazione che costrinse il governo giapponese a una speciale emissione di monetine. Consiglio quindi questo film a tutti senza problemi d'età.