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Se questa recensione avesse un titolo questo sarebbe: "Caro Anno, ma te c'hanno mai mannato a quel paese?". Seriamente, tutto quel casino per il finale della serie televisiva - che a me non aveva stupito più di tanto - e poi questo? Del finale di Evangelion scrissi che il problema è che "ha i suoi perché e la sua ragione di esistere, ma non è ciò che volevate". Semplicemente per me il finale di Evangelion non era "brutto", era semplicemente spiazzante, ma non per questo inaccettabile. E invece mille discussioni, come è risaputo. E invece, dopo Neon Genesis Evangelion: Death and Rebirth, 'sta roba? È semplicemente un finale alternativo, che, seppure attenendosi stilisticamente alle prime ventiquattro puntate, ricicla gli stessi contenuti di fondo. Anzi, se il finale della serie televisiva affiancava uno sostanzioso scavo psicologico dei personaggi, invece in questo film gli eventi accadono e basta. Perfino Lovecraft, con la sua poetica della scacchiera cosmica, dava più importanza alle sue "pedine". Un merito è quello di aver proseguito e concluso la sua vena filo-religiosa e con un finale anche abbastanza interessante, se si escludono le incongruenze bibliche. Ma per il resto... Questo film deve rappresentare una versione alternativa degli ultimi due episodi, ma è proprio contestualizzandoli che fanno acqua da tutte le parti. Ventiquattro episodi con un ritmo basso e vicende ripetitive e poi un climax ascendente rapidissimo che finisce poi per cristallizzarsi nuovamente nel finale, pregno di simbolismi vari. Prendersi un po' più di tempo per spiegare o quantomeno giustificare gli avvenimenti? No, anzi, sai cosa? Mi prendo dieci minuti di film per parlare dei fatti miei (di Hideaki) sfruttando la filosofia di fondo. Poi, sia chiaro: Rebirth è uscito prima, al massimo è The End of Evangelion che ricicla, non viceversa. In pratica, chi si è sentito preso in giro con il finale di Evangelion si sentirà preso in giro nuovamente, mentre chi aveva accettato di buon grado il finale si sentirà preso in giro per la prima volta, forse cominciando pure a sentirsi un po' più stupido dei primi. Concludendo: Anno cerca di fare la morale spiegando che non si deve fuggire dai problemi, quando lui stesso fugge per primo nascondendosi dietro a una pesante simbologia. Ma se la sua è una critica agli otaku, e Anno lo è, allora il ragionamento fila ed è coerente, e forse è ancora più geniale perché si sviluppa su due livelli differenti e sovrapposti. Evangelion è questo: non sai se certe idee sono 'genialate' o prese per i fondelli; Evangelion è un equilibrista che sa stare esattamente sulla linea di confine tra una cosa e l'altra.

Però, perché c'è un però, Eva è Eva. Non sarà il finale che mi aspettavo, però riesce sempre a colpire, a fare discutere, e in questo caso anche a imprimerti una certa dose di malinconia. Se tutte le prese per i fondelli fossero come Evangelion, saremmo tutti molto frustrati e appagati nello stesso momento.