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Dopo questo fallimentare "Ranpo Kitan: Game of Laplace", il buon Laplace si starà rivoltando nella tomba. Pensare che il suo nome tanto prezioso per la matematica, la probabilità, l'astronomia e chi più ne ha più ne metta verrà ricordato anche per questo anime è veramente difficile da sopportare. Per di più, per oltre metà serie, non sarà nemmeno ben chiaro il motivo per cui venga citato nel titolo, ma il dubbio verrà scongiurato verso la fine, quando spunteranno deliri di determinismo e ostentate e pretenziose rappresentazioni di ciò che viene comunemente chiamato "demone di Laplace", con annessi superamenti, tramite equazione (ancora mi chiedo come sia possibile), dei problemi introdotti dalla teoria del caos, sfacciatamente citata più volte e raffigurata da farfalle che rimandano - sorpresa, sorpresa - all'effetto farfalla.
Forse gli autori erano convinti bastasse parlare in maniera estremamente approssimativa di simili argomenti e inserire due integrali su un pezzo di carta per far credere si trattasse di un anime geniale, e quindi accalappiare una buona fetta di pubblico. Non si sono affatto resi conto che, al contrario, questa superficialità ha oggettivamente peggiorato ancor più la qualità a priori infima del prodotto e lo ha reso uno dei più desolanti del 2015. Già, perché qui, da salvare, c'è solo qualche OST. Il resto è tutto sbagliato, persino il genere! Infatti, "Ranpo Kitan" vuole rientrare nella categoria giallo, ma l'unico giallo sono la sua esistenza e lo smarrimento della sceneggiatura. Si assiste al caso, solitamente un omicidio commesso dallo psicopatico scriteriato di turno, e si passa direttamente alla risoluzione di esso. Mancano quasi tutti gli elementi fondamentali del genere, come il dispiegarsi di idee e intuizioni e la progressiva ricerca di indizi, spesso utili ad aumentare la dose di coinvolgimento dello spettatore che, invece, qui si ritrova a seguire gli avvenimenti con l'entusiasmo di un elettroencefalogramma piatto.

I personaggi potrebbero generare dei sussulti, ma gli stati d'animo ad essi associati rispondono esclusivamente ai nomi di odio, fastidio, disgusto. Per provare tutto questo basterebbe solo il protagonista Kobayashi, il classico "maschio che sembra una femmina", annoiato dalla propria monotona vita, incosciente, ingenuo e sprezzante del pericolo, motivi che lo porteranno a fare domanda per collaborare alle indagini dei vari, si fa per dire, casi. Rischiare la vita per lui sarà un gioco, gli omicidi saranno un gioco, qualsiasi avvenimento verrà in realtà considerato un gioco. L'amico Hashiba proverà più volte a fargli notare l'errore, ma, essendo totalmente inutile nel corso dell'intera serie, ovviamente non ci riuscirà e sarà ricordato, nostro malgrado, per le solite famigerate scene indirizzate al fanservice yaoi. Il detective Akechi è un personaggio quasi accettabile, non si fa notare, si limita a fare il detective e imbottirsi di medicinali per qualche ragione. Poi c'è una serie di personaggi secondari superflui, tra i quali spicca Lucertola Nera, che dà guerra al temibile Kobayashi nella lotta tra titani per l'award di "personaggio più odioso del 2015". Le interazioni tra questo agglomerato di geni sono nulle, la loro evoluzione psicologica o emotiva non percepibile... Insomma, un disastro!

Anche a livello tecnico in "Ranpo Kitan" vige la mediocrità, manco fosse una regola prescritta. Se almeno nel reparto musicale è facilmente salvabile qualche OST, lo stesso non si può dire per quello artistico, dove, forse per dare un'impronta particolare, forse per problemi di low budget, è stato adottato uno stile insolito, o quantomeno non comune, e portato avanti con coerenza e costanza. Volendo essere più precisi, si può perciò dire che la realizzazione tecnica risulterà gradevole o sgradevole a seconda del soggetto, è difficile dare una valutazione oggettiva.

Per tutto il resto è assolutamente innegabile che "Ranpo Kitan" sia un anime davvero mal pensato e mal realizzato, nonché degno del minimo dei voti.