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9.0/10
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Premessa obbligatoria: questa analisi non è stata creata per invogliare a leggere l'opera, il mio intento è evidenziare i punti di forza e gli aspetti meno immediati, condividere conoscenze e riflessioni partorite a fine lettura.

Golden Boy è un manga di Tatsuya Egawa, edito da Shueisha nel 1995, che possiede contenuti per pochi individui, ma è stato recentemente proposto come "mainstream" e "capolavoro dell'erotico" per ampliare le vendite.
Cos'è Golden Boy? Non è un hentai, non è un ecchi, non è nulla di tutto ciò.
È un seinen di nicchia, che la gente ha confuso con l'anime, il quale al contrario è assolutamente riduttivo nei contenuti globali.
Kintaro Oe è un ragazzo di 25 anni, un freeter spensierato, che dopo aver imparato tutto quello che secondo lui c'era da imparare all'università di Tokyo, la abbandona per imparare a vivere veramente facendo esperienza nei più disparati campi.
Notiamo subito un'aspra critica da parte di Tatsuya Egawa alle istituzioni, che secondo lui al posto di incrementare la conoscenza, rendono semplicemente più torpidi i sensi dei giovani.
Se non gradite la perversione, non comprate Golden Boy.
Egawa è una persona bisognosa di uno psichiatra, ma si rivela a suo modo geniale.
In questi 10 volumi va a reinterpretare la struttura organizzativa giapponese e i rapporti umani che si sviluppano, non solo a livello carnale, ma anche cognitivo.
I personaggi di Egawa sono tra i più psicologicamente caratterizzati nei i seinen moderni e vengono accuratamente inseriti in una società, che se in apparenza risulta normale e tranquilla, è perversa e corrotta.
Tentiamo di spiegare quello che ho recepito a livello filosofico riguardo i contenuti.
La società giapponese si erge come modello, ma la sua funzione formatrice è distorta, e sfruttando tale pretesto l'autore da sfogo a numerose critiche sviluppate in maniera ricca e con dei concetti che si rifanno in molti punti a opere filosofiche anticapitaliste e saggi di carattere politico, economico e ambientale,
Per andare a spiegare come mai in quest'opera sgorghi un livello inimmaginabile di perversione, dobbiamo analizzare gli aspetti peculiari della vita giapponese, i suoi ritmi e i suoi bisogni completamente differenti da quella europea.
È largamente risaputo che uno delle più grandi diversità in questo ambito è l'inversione delle priorità, infatti in Giappone i bisogni collettivi dominano su quelli individuali.
Il non-dare sfogo a pulsioni interne genera costantemente traumi e nevrosi, che si ripercuotono sia nel comportamento di facciata che nel vero Io.
L'oppressione nei confronti della struttura e del sistema innesca dei sistemi psicologici che portano l'individuo all'evasione, il quale è un meccanismo umano intuitivo, che ognuno di noi nel corso della sua esistenza ha avuto modo di sperimentare.
Una delle massime rappresentazioni di questa oppressione si può riscontrare nella sessualità dei personaggi, i quali manifestano devianze di vario genere. Non rientrano nei canoni di normalità, tranne quando fingono un atteggiamento improbabile, ma una volta infranta quella barriera di pudicizia, tradizione e onore, essi rivelano la loro natura umana, e vivono sessualità e vita comune in maniera pura.

Kintaro Oe costituisce l'essenza dell'uomo perfetto, colui che riesce a disilludere, a rompere le barriere e i freni imposti dalla collettività estraendo l'istinto naturale, tanto è vero che chi riesce a cambiare non si limita più ad esser una semplice presenza, ma tramite l'esperienza è in grado di rifiutare gli schemi e i modelli imposti.
Come punto utopico nel contesto distopico, egli si dimostra l'anticonformista per definizione, vivendo come emarginato e trattato generalmente come essere inferiore dalla maggior parte delle figure femminili, ma, dimostrando la sua nobiltà d'animo riuscirà a portare alla cessazione di ogni alienazione e questo spiega perché alla fine quasi ogni altro personaggio si ritrovi a provare affetto per il protagonista. Egli si sacrifica pur di aiutare il prossimo, e la sua generale condotta è improntata al bene individuale e collettivo, da qui il significato del titolo Golden Boy:
Un ragazzo dalle incredibili capacità, che dopo aver constatato quanto sia sbagliato il sistema scolastico, riesce, tramite significativi gesti a trasformare parte di quel marcio indelebile presente nella società. Se in apparenza la sua personalità non faccia presagire questo, anzi si può dire che appaia spesso come uno sprovveduto agli occhi degli altri, è capace, in realtà di gesti estremi. Nel corso dell'opera lo si vedrà reinterpretare se stesso fino addirittura ad annullare la propria identità per sperimentare cosa vuol dire vivere
in un corpo di una liceale femminile.

Ma che funzione attribuisce Tetsuya alle sue ninfe?
Egawa raramente disegna brutte ragazze, e quando lo fa queste o mutano appropriandosi di innaturale bellezza o non vengono considerate. Le ragazze non sono umane, sono dee stupende vistosamente accattivanti, hanno dei fisici perfetti che ne esaltano la femminilità, espressioni seducenti e quasi sempre un forte carattere che le eleva in una posizione di apparente dominio totale sull'uomo.
Perché apparente?
Pagina dopo pagina questo dominio e questa sicurezza crolla sempre di più grazie all'azione di Kintaro.
Se analizziamo il manga, ma volendo strafare, anche il mondo reale, tutto ciò che ci circonda è dettato da rapporti di disuguaglianza tra le classi sociali. Questa disarmonia delle parti si rivela in realtà necessaria per alimentare un sistema capitalistico quale il nostro.
Il potere è la capacità di ottenere obbedienza sugli altri, e questo si applica nella teoria del controllo mentale riproposta dall'autore.
Tramite questo processo, i più deboli sono allontanati dal mondo reale ergendo a modello gli oppressori - non sono rare, infatti, scene di adorazione smisurata verso donne o uomini, sempre appartenenti ad alte classi.
Il mondo virtuale si presenta come unica alternativa al reale, e l'oppresso ripiega su questo per trovare sollievo.
Egawa in questo modo lancia la sua denuncia: La realtà appare solo come una grande illusione, e purtroppo sembra non esser possibile cambiare questa situazione.
Qualcuno ha il coraggio di gridare a gran voce e piangere per le tristi sorti dell'umanità, assumendosi il carico totale di colpe e peccati, di grande forza di volontà. Elevandosi a Dio per gli umani li vuole condurre verso la pace universale, ma così facendo non fa altro che alimentare un sistema di dominio costituito da tante piccole libertà illusorie, pertanto non rappresenta la vera soluzione, perché se chi non possiede forza di volontà deve necessariamente esser dominato da chi riesce ad affermare la sua supremazia sugli altri, non potrà mai imparare come pensare autonomamente, ricadendo nel circolo di controllo mentale attuato dai precedenti oppressori.
Il fine vitale per elevarsi da ogni schema risiede nell'autoapprendimento, unico metodo certo di catarsi.
La più alta forma di autoapprendimento è, per Egawa, il sesso.
Il godimento, l'estremo piacere, l'atto dell'unione tra due esseri non solo a livello materiale ma come pura esperienza spirituale e più intensa espressione dell'Io.
Solo tramite esso l'individuo si innalza di fronte al sistema e riesce a cogliere la vera essenza della vita.
Riuscendo a distruggere questi schemi , in realtà inefficaci o comunque sbagliati, si infrange la menzogna e si inizia a vivere realmente.
Non è occultando la nudità che il mondo diverrà un posto migliore, non è con la schifosa censura che verranno messe a tacere le forti idee e pulsioni dell'anima, ma con la conoscenza universale, che implica la conoscenza di sé e degli altri nella loro totalità.
Attraverso la conoscenza universale l'uomo è capace di plasmare soluzioni ai conflitti per rigenerare un sistema pubblico più a misura umana, e meno artificiale.

Il disegno di Egawa non ha mezze misure e non lascia molto all'immaginazione, un tratto affilato e particolare dal piacere totalmente soggettivo.
E come piacere soggettivo, lo adoro.
Ovviamente, come ho già avuto modo di scriver sopra, il maestro da il meglio di se nelle figure femminili, ed è solo contemplando le Donne disegnate da che si riescono a capire le sue vere potenzialità grafiche.
Con una trama così complessa ed elaborata è necessario, per l'artista spiegare dettagliatamente lo sviluppo della sceneggiatura, e spesso ci si trova di fronte a veri e propri muri di dialoghi.
È divertente sottolineare l'ironia con la quale Egawa giochi sulle censure imposte dalla casa editrice, inserendo vere e proprie note direttamente sui disegni, che implorano di non censurare i genitali, quando in realtà, all'interno, nella dinamica sceneggiatura i dialoghi insultano pesantemente chi va ad oscurare la nudità. (mi chiedo come abbiano fatto ad accettargli il composto.)
Il manga ha una struttura ascendente sia per complessità di contenuti che per perversione, e pur mantenendo uno stile presso che costituito da episodi auto-conclusivi riesce ad imbastire una trama dal curato filo logico.
Golden Boy è stato tristemente interrotto, poiché le critiche di Egawa stavano diventando sempre meno occulte e più dirette, inoltre buona parte dei fan dell'autore non riusciva a cogliere il reale messaggio dietro il fumetto. La poco tollerante casa editrice ha quindi optato per tale soluzione.
Un gesto che testimonia il fatto che le verità scomode e difficili non ottengono mai grandi consensi.
Nella sua non-conclusione si rivela un forte inno alla libertà e all'amore per la conoscenza, al vivere la propria vita senza condizionamenti esterni.
Se vi piacciono i temi impegnati e volete una brillante analisi del senso unico autodistruttivo della società moderna, Golden Boy fa per voi.
Se volete hentai senza trama e vi lamentate di averne ricevuta un briciolo, ci sono tonnellate di materiale pronto per sfogare le vostre umane pulsioni.
Ma alla fine Golden Boy perché mi è piaciuto?
Ma è ovvio, perché è ancora sinistramente attuale. Perché mi ha enormemente coinvolto e mi sono spesso ritrovato nelle profonde riflessioni dell'autore. Mi son rispecchiato nel suo disgusto verso l'imposizione e l'oppressione della collettività, e ho imparato, imparato e imparato.
Questo non è uno di quei titoli dallo scarso e scarno contenuto, dove l'analisi tenta di estrapolare significati nascosti. Qui il contenuto è manifesto, ma viene spesso mal interpretato e distorto a causa dell'errata percezione che abbiamo della nudità e del sesso in generale. Vi è infatti una bieca convinzione che con questi elementi non vi possa essere una chissà quale trama di fondo, ignorando che il sesso non è il fulcro dell'opera ma un mezzo di interazione di cui si servono i personaggi.
Vorrei che invece queste mie parole aiutassero la gente ad interpretarlo con la giusta chiave di lettura.
"Ho imparato, e continuerò ad imparare".