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Tra le tante opere secondarie dedicate al combattente di Hokuto, Soten no ken è l'unica ad optare per un completo cambio d'ambientazione, seguendo le vicende dello zio di Kenshiro, che di nome fa anch'egli Kenshiro, per le strade della mafiosa Hong Kong. Soten no Ken, seppur mantenendone l'impostazione narrativa risulta diversissimo dal predecessore per quanto riguarda ambientazione e personaggi. Dimenticate il mondo post-apocalittico desolato e desolante in cui vigeva la legge del più forte e gli uomini lottavano tra loro per la poca acqua e il poco cibo rimasto, Soten no Ken è ambientato nel 1935, quando la civiltà umana era ancora forte e fiorente. Certo, ci troviamo in una città senza legge piena di criminali e mafiosi, ma sempre un paradiso rispetto a quanto ci aveva abituati la serie precedente. Cambiando l'ambiente, cambiano anche i personaggi, che qui risultano meno eroi e più uomini, più vicini al lettore e all'uomo comune ma ben lontani dallo status iconico ed esemplare cui assurgevano nell'opera principale. In particolar modo Kenshiro non è più un combattente solitario destinato ad imperitura infelicità e che si fa carico della tristezza del mondo intero, bensì un simpaticone dotato di senso dell'umorismo (!), che combatte spesso con l'astuzia prima che con la forza fisica (e spirituale) e anche estremamente acculturato (è un insegnante). Un Kenshiro quindi più sfaccettato e comprensibile del precedente, limitato dall'ambientazione alla sola rabbia e tristezza. Nel complesso, Soten no Ken è un'opera molto più scanzonata dell'originale, anche più superficiale, se vogliamo, ma che si fa leggere con piacere anche da chi non è fan della serie storica.