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Se dico "Galleria degli Uffizi", "Palazzo Pitti" o "Galleria dell'Accademia" penso che sia chiaro che sto parlando di alcuni dei più importanti musei di Firenze, la mia città natale. Uno dei meno conosciuti è il Museo Stibbert: prende il nome dal collezionista che, alla sua morte, donò alla città la villa dove risiedeva e dove custodiva i suoi cimeli; tra questi i più importanti sono la collezione delle armature e quella dedicata al Giappone, che per numero di pezzi è la più grande esistente al mondo al di fuori del territorio nipponico.
James M. Bradburne, l'allora direttore della Fondazione Palazzo Strozzi (che cura la promozione del Museo Stibbert), ha avuto la geniale idea di fare conoscere al grande pubblico questo museo realizzando una graphic novel strutturata come un manga; il progetto è stato assegnato a Keiko Ichiguchi, che è riuscita a creare un racconto breve ricco di momenti divertenti dove emergono alcuni aspetti tipici della cultura nipponica.

Il protagonista della storia è Wanny di Filippo, un istrionico imprenditore molto conosciuto in Giappone per le sue creazioni nel campo della pelletteria; l'uomo ha realizzato, nella sua villa, un museo dedicato ai bisonti (i suoi animali preferiti) che apre alle persone che desiderino visitarlo. Un giorno, dopo il consueto giro di visite, Wanny incontra un ragazzo che ha perso la <i>tsuba</i> (la guardia) di una spada e desidera ritrovarla più di ogni altra cosa al mondo. Wanny propone al ragazzo di andare a cercarla al Museo Stibbert, e da quel momento i due - grazie al contatto con gli oggetti in mostra - si troveranno a rivivere le storie dei personaggi più o meno famosi che hanno utilizzato i cimeli esposti.

Keiko Ichiguchgi è ben lontana dai livelli toccati con <i>"La promessa dei ciliegi"</i>, ma la storia narrata in questo manga è piacevole. Sui personaggi c'è poco da dire: Wanny è stato reso come il suo alter ego nella vita reale e risulta divertente e appassionato allo stesso tempo; il ragazzo che gli fa da spalla, invece, incarna il personaggio dello spirito che giunge sulla terra per esaudire il suo più grande desiderio. Niente di nuovo (in questo assomiglia a Menma di <i>Ano Hana</i>), ma le sue riflessioni sul fatto che gli oggetti possano custodire le emozioni e le anime dei precedenti proprietari sono profonde e riusciranno a smuovere qualcosa in Wanny.
Disegni che rispettano lo stile della Ichiguchi, molto dettagliati quando si tratta di rappresentare gli oggetti esposti al museo o gli elementi architettonici degli edifici e gli scorci cittadini, quasi a livello di schizzo per rappresentare i personaggi di secondo piano; si rimane un po' spiazzati, ma è uno stile estremamente funzionale. Colpisce il formato del volume, di grandi dimensioni, che permette di gustarsi al meglio i disegni della Ichiguchi.

<i>"Memorie di Iris"</i>, alla fine, è un doppio spot: per il Museo Stibbert e per l'attività di Wanny di Filippo, che ricopre il ruolo di testimonial per il Giappone. Il fine però è, come dice lo stesso Wanny nelle sue osservazioni in chiusura del volume, quello di curare e far conoscere al mondo alcune bellezze della città meno conosciute ma non per questo meno ricche di significato; ben vengano quindi lavori come questo, creati grazie a un inglese, un italiano e una giapponese che si sono impegnati per mostrare uno dei luoghi meno famosi di Firenze.