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Spesso e volentieri, ai giapponesi è venuto spontaneo rappresentare in maniera passionale e agguerrita uno sport, sia con grandi classici per il pubblico maschile (wrestling, pugilato, calcio) sia femminile (soprattutto la pallavolo), questo perché lo sport è tendenzialmente un'attività molto "fisica" e faticosa, che necessita di movimenti, sforzi e dolore.
Ci sono però sport molto meno dinamici, ma che allo stesso tempo richiedono comunque una notevole preparazione atletica e una concentrazione mentale elevata (talmente elevata che qualcuno di nostra conoscenza dopo ogni partita va in uno stato di morte apparente...).
È il caso del karuta, gioco di carte tradizionale giapponese legato alla poesia, che richiede tanto una concentrazione mentale, quanto una certa agilità sul piano fisico.
Il karuta è un gioco che si pratica solo in Giappone, ne consegue che essere il campione del Giappone, implica essere il campione del mondo...
Chihaya è una ragazza che ha imparato a giocare a karuta da piccola, insieme ai suoi amici Arata e Taichi, e che per il karuta vive: non riesce a pensare ad altro, come un vero eroe del genere sportivo.

Usufruendo del bel viso e, soprattutto, delle grandi capacità recitative di Suzu Hirose, Chihaya affronterà diverse sfide, in questo lungometraggio, dall'apertura di un club scolastico di karuta fino alle prime competizioni, e tutto ciò avverrà, nel puro stile di questo sport, sulle ali della poesia.
La carta simbolo di Chihaya è quella delle foglie d'acero autunnali, e il loro rosso ben rappresenta la passionalità della protagonista, così come l'autunno fa da perfetta metafora della delicata sensazione di romanticheria "struggente" di questa figura che ama il karuta con tutta sé stessa, con buona pace di chi, invece, ama lei.
La narrazione, lungo tutta la durata del film, è appassionante, a metà tra il genere sentimentale e quello sportivo senza eccedere né nel melenso né nello spokon dall'animo bruciante "esagerato"a tutti i costi: i sentimenti dei protagonisti si riversano nel karuta, e il karuta aiuta questi sentimenti a uscire fuori; si tifa per le coppie tanto quanto per la squadra un po' improvvisata di eroi protagonisti.

Senza nulla voler togliere a recitazione, narrazione e regia, però, il punto forte di questo film sono probabilmente le musiche: la colonna sonora, perlopiù orchestrale, colpisce nel profondo il cuore di chi guarda, adattandosi perfettamente alla sensazione di forte emotività che la poesia e la passionalità del gioco si portano dietro.
Meno struggente è la canzone dei titoli di coda, un pezzo elettronico allegro ed energico delle Perfume intitolato "Flash", che per quanto strida rispetto al resto della colonna sonora, si rivela comunque una buona scelta per accompagnare i credits del film.
Per quel che riguarda il cast, la recitazione è molto buona, in particolare ho trovato apprezzabili, oltre alla protagonista, Mone Kamishiraishi come Kanade, meno fascinosa rispetto al personaggio originale del manga, ma comunque con un viso molto tenero, e soprattutto espressivo, e Jun Kunimura, nei panni del maestro Harada, decisamente simpatico e carismatico.
La regia e la narrazione riescono ad essere leggeri e coinvolgenti al tempo stesso, tenendo lo spettatore incollato allo schermo, raccontando comunque una storia "normale" di persone che, unite da uno stesso obiettivo, si lanciano verso di esso, vivendo esperienze personali e come gruppo molto diverse e tutte importanti, per quanto non ci sia abbastanza spazio, inevitabilmente, per approfondire molto tutti i personaggi, d'altronde la durata di un film è relativamente limitata.

È veramente notevole come la partita finale sia estremamente appassionante pur trattandosi di uno sport relativamente statico, e questo è con ogni probabilità il successo maggiore del film, oltre all'essere apprezzabilissimo anche per chi, come me, non conosce l'opera originale (ma in seguito alla visione se ne è interessato ampiamente).
In sostanza, Chihayafuru: Kami no Ku è un bel film tratto da un anime/manga ma, cosa ancora più importante, è un bel film di per sé, soprattutto se si empatizza facilmente con storie sentimentali (non troppo sdolcinate, per fortuna: il sentimentalismo del film è un sentimentalismo delicato e dignitoso, come le foglie d'autunno che, planando lentamente, ricoprono il fiume tingendolo di un rosso passione) e con l'amore per lo sport, di qualunque genere.