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8.0/10
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Se qualcuno mi chiedesse quale sia la mia opinione su “91 Days” in meno parole possibili, risponderei che è stata una gradita sorpresa.

Quella di “91 Days” è una semplice storia di vendetta: Angelo Ragusa scappa dal suo paese natale, Lawless, dopo aver visto la sua famiglia assassinata davanti ai suoi occhi. Sette anni dopo egli fa ritorno sotto il nome di Bruno Avilio col desiderio di vendicare i suoi familiari uccisi dai Vanetti, una famiglia mafiosa che ha il controllo sulla città di Lawless. La vendetta di Angelo si realizzerà in novantuno giorni, da qui il titolo della serie.

Ciò che più colpisce in un anime del genere è la sceneggiatura: la storia, nonostante qualche episodio iniziale leggermente lento, ha un ritmo eccellente. Non ci sono sbavature o incoerenze, ma tutto è ben strutturato e coinvolgente grazie anche alla presenza di qualche colpo di scena.
Un altro punto di forza è la quasi totale assenza di buonismo. Non c’è spazio per la morale o la misericordia: se qualcuno deve morire, muore senza tanti giri di parole. E i personaggi sanno rappresentare al meglio quest’elemento, a partire dallo stesso Angelo: lui non ne vuole sapere di perdonare i Vanetti e rimane coerente con sé stesso, portando avanti il suo piano fino alla fine, anche a costo di uccidere persone a lui care. Per questo motivo Angelo è un perfetto antieroe: lo si vorrebbe odiare perché si sa che ciò che sta facendo è sbagliato, ma allo stesso tempo non si può fare a meno di amarlo. Un solo personaggio sarà in grado di metterlo in difficoltà: Nero Vanetti, l’allegro ed estroverso figlio di don Vincent Vanetti. Tra i due, infatti, nasce un grande rapporto di amicizia e di fiducia, che si sviluppa ottimamente nelle varie scene di confronto verbale che li vedono protagonisti, per poi raggiungere il suo apice nello splendido finale. Nel corso della storia, Angelo e Nero sembreranno due linee parallele che non si toccano mai, ma alla fine si avvicinano sempre di più, comprendendo di avere molte cose in comune.

Un difetto che è stato messo in evidenza da molti è la scelta dei nomi dati ai personaggi. Sebbene all’inizio certi nomi destavano vari sorrisi al solo sentirli, come Cerotto, Scusa o Testa, andando avanti ci si fa quasi l’abitudine. Di certo non si è trattata di una scelta azzeccata, ma personalmente non la considero una nota dolente.

La vera nota dolente dell’anime è l’apparato tecnico. Non si tratta di un pessimo lavoro: il character design e le ambientazioni sono ben curate. Tuttavia, le animazioni a volte non sono molto fluide. Mi ricordo particolarmente una scena in cui due personaggi camminavano, e sembrava che slittassero sullo sfondo. D’altro canto, le colonne sonore riescono a rendere perfettamente l’atmosfera dell’anime. L’opening e la ending invece sono discrete.

In conclusione, “91 Days” è un anime assolutamente consigliato. Nonostante presenti qualche difetto, riesce a narrare perfettamente la storia che si propone di raccontare, toccando vari argomenti oltre alla vendetta, come la famiglia o se ci sia o meno una definizione assoluta di giustizia. E’ probabile che molti non vorranno avvicinarsi a quest’anime perché di storie di mafia se ne ha fin sopra i capelli, ma, se lo si guarda senza tanti pregiudizi, qualcuno potrebbe rimanerne sorpreso, proprio come è capitato alla sottoscritta.