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Mi appresto a recensire un'opera che, nonostante sia sconosciuta a molte persone, si può considerare una piccola gemma nel panorama dell'animazione giapponese.

La storia (che di per sé è un grande flashback) ruota attorno a due ragazzi, studenti di un'antica pratica giapponese, il Rakugo, e si concentrerà sulle loro vite, i loro traguardi, i loro amori e sulla crescita sia dal punto di vista umano che professionale, dopo che, da studenti di Rakugo, diventano Rakugo-ka e vanno in giro per teatri a raccontare storie. Perché il Rakugo è essenzialmente questo, raccontare storie su un palco in posizione seiza, davanti a una platea di persone che ti ascoltano e giudicano il tuo lavoro. Il Rakugo-ka è colui che interpreterà tutti i personaggi delle storie che racconta con il solo ausilio di un ventaglio di carta e della sua capacità nel saper coinvolgere lo spettatore.

I disegni puliti, le ambientazioni del periodo Showa ben rappresentate, la profondità dei personaggi (ognuno viene caratterizzato con dovizia di particolari, con caratteri contrapposti ma complementari) sono solo alcuni dei punti forti dell'anime, che raggiunge il suo picco nelle varie storie che vengono raccontate, dato che, i sopracitati racconti, sono "specchio dell'anima" del Rakugo-ka, il quale dovrà affinare il proprio stile in base al suo carattere, le sue inclinazioni e i suoi impulsi, sottolineando come questo mestiere non sia solo quello del cantastorie che ripete a menadito una favola, ma, soprattutto, un viaggio che porta lo spettatore in luoghi lontani nel tempo e nello spazio, fino anche a far conoscere parte dell'animo del Rakugo-ka.