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Continua la saga dove l'avevamo lasciata, fin troppo per certi versi. L'introduzione dopo una scenetta riassuntiva si lega maluccio al finale precedente. La sensazione è che abbiano tagliato un pezzo da svolgere con Goal, forse per non mettere il protagonista da parte più del necessario o più probabilmente per questioni economiche. Passato questo momento, ci ritroveremo in una nuova cittadina da poter esplorare come si deve e successivamente avremo tappe secondarie più piccole della volta precedente, ma in maggior numero.

Il livello di difficoltà non si discosta molto dal precedente, ma vi sono differenze, l'inizio è più graduale, mentre la parte centro-finale ha picchi leggermente più alti, causa aumento di minigiochi, alla lunga stancanti. Stavolta vi è maggior possibilità di combinare senza motivazione oggetti e i monologhi di Rufus cercano di indirizzare maggiormente alla soluzione.

Disgraziatamente mi sono capitati una decina di dialoghi difettosi, con voci mutate nel corrispettivo inglese. Il comparto sonoro sembra tuttavia essere stato equilibrato leggermente meglio, anche se smanettare nelle opzioni rimane consigliabile. Sul doppiaggio, una nota di lode la merita il signor Lussiana, che trasmette un certo divertimento nella sua interpretazione. Gran parte dell'esplorazione è stata migliorata grazie all'uso di cartelloni, utili per saltare direttamente in certi luoghi. Ciò accontenterà più tipi di giocatori, ma tra la praticità del doppio click, la veloce familiarità dei quadri e il contenuto spazio da percorrere, il loro uso sarà più una scelta che una reale necessità. In questo secondo capitolo cominceremo per fortuna a conoscere veramente quella rossa spilungona di Goal... sotto molteplici aspetti , che daranno spunto anche a situazioni folli e interessanti.

Sia l'animazioni video 2D che quelle in gioco sono ancora grezze ma volenterose, ad eccezione del protagonista che si è ritrovato i movimenti quasi interamente riciclati. L'umorismo a questo giro si è preso coraggio, tingendosi di uno stile alla Seth MacFarlane, con allusioni adulte, dialoghi più coloriti e con la triste inclusione di gag di tipo mortale su uomini e animali, elementi che a mio avviso avrebbero fatto meglio a risparmiarsi, in quanto si legano male a Goal e ostacolano il tentativo da parte del giocatore di rivalutare Rufus, che da qui in poi diventa un inequivocabile sociopatico. Vi è qualche infelice scelta anche con la ripetizione di enigmi sulle porte e con una scena di litigio, che per quanto simpatica, risulta lunga e pesante se oltre a risolverla si ha intenzione di approfondire aspetti secondari. Viene pure svolta in modo deludente una certa questione personale, conclusa in modo simpatico, ma trattata all'acqua di rose e prima del previsto, anche se la situazione è lontana dalle aspettative iniziali.

La longevità è aumentata, vi è qualche citazione ludica ormai di prassi in questo genere e buono risulta l'epilogo. Le qualità passate si riconfermano, con più voglia di osare e cavalcare l'onda, il che ha comportato un avvertibile inciampo nel dosaggio degli elementi, per quanto insaporiti.