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6.5/10
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"Hal" è un film di appena sessanta minuti tratto dall’omonimo manga shoujo di Umi Ayase. L’anime, uscito nelle sale giapponesi durante la primavera del 2013, costituisce una delle prime opere animate da Wit Studio, il quale ha reso l’aspetto visivo il suo principale punto di forza, tuttavia, non si può dire lo stesso della parte narrativa.

La storia è ambientata in un prossimo futuro in cui l’uomo ha imparato a realizzare dei robot talmente sofisticati da svolgere le più disparate funzioni, compresa quella di curare la depressione delle persone interagendo con loro. In questo caso, il protagonista è Hal, un robot dall’aspetto praticamente umano, che è stato incaricato di aiutare una ragazza di nome Kurumi ad uscire dalla depressione causata dalla morte del suo ragazzo. La prassi, prevede che il robot assuma l’aspetto della persona deceduta per avvicinarsi più facilmente al paziente, in modo da esaudire i suoi desideri, allo scopo di portargli un po’ di felicità, tuttavia, non tarderanno ad arrivare i problemi a causa di alcuni tristi precedenti riguardanti la vita del giovane.

Come già ribadito poco più sopra, l’aspetto più interessante di questo film è sicuramente la parte visiva. Il film rappresenta uno dei primissimi progetti di Wit Studio, divenuto poi famoso per l’adattamento animato de “L’attacco dei giganti” e anche in questo caso ha saputo stupirci regalandoci delle animazioni molto curate con dei lineamenti morbidi e dei colori molto saturi. All’interno di questo film sono presenti anche delle parti animate in CGI che non stonano assolutamente con il resto, tuttavia, se da un lato sono rimasta molto colpita dalle animazioni, non posso dire lo stesso della storia e del modo in cui è stata raccontata. Non avendo letto il manga originale, non ho idea se siano stati eseguiti dei tagli o dei cambiamenti, tuttavia, non posso negare di essermi annoiata per gran parte del film. Nonostante il film si concentri prettamente sulla parte sentimentale, in realtà possiede anche le premesse per analizzare altri aspetti che avrebbero potuto rendere la visione più interessante. Vista la situazione dei protagonisti, avrebbe sicuramente giovato un ulteriore approfondimento sul loro passato, per non parlare del tema dell’evoluzione tecnologica. Con quest’ultima affermazione non intendo dire che "Hal" sarebbe dovuto diventare un film fantascientifico, tuttavia, considerando che era presente una minima intenzione di trattare questo argomento, avrebbero potuto spingersi un po’ oltre, evitando di limitarsi ad un semplice abbozzo fine a se stesso. Da un lato, questo argomento ha sempre fatto discutere sulla questione economica, in quanto esistono lavori che potrebbero essere effettivamente soppiantati dai robot. D’altro canto, però, c’è anche un aspetto etico da considerare, il quale potrebbe costituire un ostacolo per chi si approccerà a questo film. La possibilità di essere confortati da delle intelligenze artificiali, infatti, è un tema molto attuale che continua a creare una profonda divisione tra chi li considera utili e chi, invece, teme che potrebbero portare all’alienazione dei rapporti con le persone reali, portando come esempio la situazione degli attuali hikikomori che ormai si sta diffondendo sempre di più al di fuori del Giappone. Per quanto mi riguarda, io appartengo alla seconda categoria e per tale motivo non sono riuscita a digerire il fatto che per risolvere il problema abbiano deciso di ricorrere all’utilizzo di un robot, per di più con l’aspetto di una persona deceduta. Considerando che la durata del film è di a malapena un’ora, se avesse avuto più tempo a disposizione avrebbe potuto sicuramente sviluppare meglio questi temi secondari.

In sostanza non si tratta di un brutto film, ma per quanto possa essere interessante e sorprendente il finale, questo non può cancellare la noia della restante parte. Considerando la breve durata del film, la sua visione non pesa così tanto, tuttavia, non lo considero così interessante da consigliarlo.