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"La principessa Zaffiro" è sicuramente uno dei manga più importanti del maestro Osamu Tezuka. Pubblicata per la prima volta nel 1953 l'opera costituisce una vera e propria rivoluzione nel mondo del fumetto giapponese, diventando il primo manga concepito per un pubblico femminile ad avere una trasposizione animata e mettendo così le basi per la fondazione degli Shoujo manga.

L'opera, come gran parte della prima produzione tezukiana, viene influenzata pesantemente dai lavori di Walt Disney la cui traccia si manifesta in modo eclatante sia nei disegni che nella narrazione del fumetto. Tra tutte le componenti è sicuramente la trama però quella che presenta maggiormente l'influenza dell'immaginario occidentale, mischiando al suo interno fiabe folkloristiche europee, poemi cavallereschi e riferimenti ad altre opere; a volte espressamente citate come la tragedia shakespeariana "Re Lear".

Nonostante il suo essere quasi in tutto e per tutto un fumetto occidentale riesce però a parlarci di uno degli aspetti più tristi della società giapponese, ed in generale di quella umana, attraverso un mezzo semplice e diretto come può esserlo una fiaba:
è solo mettendoci nei "panni" di Zaffiro ed empatizzando con lei che riusciamo veramente a capire quanto possa essere opprimente il fatto di venire indirizzati fin da piccoli, a prescindere dalle proprie caratteristiche fisiche e dalla propria inclinazione, a comportarsi secondo un carattere sociale e culturale definito da altri. Ed è sempre Zaffiro a dimostrarci che solamente attraverso un percorso di crescita personale è possibile trovare se stessi, abbattendo tutti i dogmi sociali che accompagnano troppo spesso l'identità di genere.

Consiglio animatamente quest'opera a tutti coloro che amano i fumetti. Poiché a prescindere dal genere e dal target "La principessa Zaffiro" riesce, come solo i più grandi capolavori sanno fare, a trasmettere tramite una lingua comprensibile a tutti un messaggio universale.