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Un’avvertenza per tutti: prendetevi un giorno libero per iniziare a leggere questo libro. Vi rapirà portandovi magicamente nel Giappone degli anni settanta. E anche quando lo avrete finito, prede di una simil-sindrome di Stoccolma, andrete a cercare tutti i manga citati per completare l'esperienza e chiudere il cerchio di una storia che vi lascerà piacevolmente incantati.
Il libro vi porta attraverso i ricordi dell'autrice nella oramai leggendaria vita del "Salone Oizumi", un appartamento, o meglio un porto di mare, dove il genere manga si rese conto all’improvviso di essere pronto  a rivelarsi e a fare coming out, scoprendo di avere un lato impensabile e nascosto per gli editori dell'epoca. Naturalmente non fu semplice! Solo grazie a delle geniali autrici e alle altrettanto famose persone che frequentavano il salone tutto questo fu possibile. Non fu però una nascita e una crescita priva di dolore, la meschinità delle persone più volte si palesò.
Uno dei punti più interessanti del libro 238 pagine, risulta la genesi de " il poema del vento e degli alberi" che, sebbene concepito in un momento di folgorazione, ha dovuto essere nutrito e cresciuto per diversi anni fino a raggiungere il grado di capolavoro. Si noti che finora ho scritto riferendomi all'opera come se si trattasse di una creatura vivente. Questo è voluto. Finito di leggere il libro penso che comprenderete bene il perché delle mie parole.

Il libro si intitola "Il suo nome è Gilbert" e nel racconto dell'autrice Gilbert aleggia come uno spettro per tutto il libro. E’ sempre presente, un personaggio che non cerca un autore di pirandelliana memoria (in quanto nato già completo), ma un editore che lo comprenda e lo pubblichi.
Si ha l'impressione nella prima parte, poi certezza nella seconda, che la crescita dell'autrice sia trainata dalla forza  dell'opera che sta creando. L'intera esperienza di quegli anni viene condensata in elementi di arricchimento per "il poema del vento e degli alberi".
Addirittura Keiko Takemiya ci confessa di aver creato opere brevi di prova dei disegni. Ci si può domandare con il senno moderno perché ci fosse bisogno di tali accortezze. La risposta viene fornita dall'autrice: Censura! Rivelatrice un dialogo stampato a fuoco nella memoria "Sono stata attenta a disegnare sono 2 gambe che si incrociano. É stato proprio Lei a insegnarmi che se in una scena a letto si vedono più di 2 gambe bisogna andare alla polizia e presentare una lettera di scuse..."
Nel libro sono presenti inoltre  6 immagini (tra cui quella sopra) a colori riferite alle varie opere citate. Vedendole ci si renderà conto del perché la Takemiya litigasse tanto per per riuscire ad ottenerle. Stando al suo racconto a causa dell’aumento dei prezzi dell inchiostri, gli editori continuavano a bloccare le immagini. Un altro motivo per comprare questo libro è la comprensione che, stando ai ricordi della Takemiya, nessuno ai tempi concepiva i manga come opere d'arte o d'ingegno che avrebbero potuto durare nel tempo. Disegno standard, occhi grandi e principessina da salvare. Riviste da poco costo per il tempo libero senza nessuna profondità di contenuti.
Tutto profondamente errato: Gilberd con annessi e connessi   ( venendo paragonato ad Alcibiade di classica memoria) ha avuto l'onore di essere citato in Italia nel n 40 di Yamato del Giugno 1990 che sebbene  fosse".. l'ultimo numero di Yamato nella sua veste terzomondo." era pure la prima e unica  rivista che trattasse il fumetto giapponese.