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10.0/10
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Capolavoro assoluto del panorama fumettistico giapponese, "Ashita no Joe" di Ikki Kajiwara e Tetsuya Chiba è lo spokon per eccellenza che, se si è amanti del genere, va letto almeno una volta nella propria vita. Scritto e pubblicato tra il 1968 e il 1973, il manga parla di un ragazzino scapestrato e nullafacente di nome Joe Yabuki, un orfano che vive nei bassifondi di Tokyo. Proprio in uno dei tanti quartieri dei bassifondi, fa la conoscenza di Danpei Tange un allenatore di boxe, ritiratosi da un pezzo per l'ennesima sconfitta subita e che affoga i dispiaceri nell'alcool. L'ex pugile vede in lui qualcosa di speciale, una scintilla pronta a divampare se indirizzata correttamente, l'incontro con Joe è come se ridesse nuova vita ad un uomo ormai sull'orlo del precipizio. Dal canto suo invece Joe, di Danpei e del pugilato non ne vuole sapere, anche perché del vecchio non si fida proprio. Il ragazzo non ha mai conosciuto il bene, non sa neanche che cosa sia e non essendo abituato a riceverlo si mostra scontroso e irruento nei confronti di tutti. Le uniche persone con cui va d'accordo sono i ragazzini del quartiere dormitorio, che vedono in Joe una guida da seguire. La banda però si caccia ben presto nei guai e Joe viene mandato prima in riformatorio e poi in una prigione speciale. E sarà proprio lì, nel luogo in cui si riuniscono i più delinquenti dei ragazzini giapponesi che avviene l'incontro che segnerà per sempre la vita di Joe, l'incontro con il rivale di una vita, l'incontro con Tooru Rikishi, una promessa del pugilato che è finito in prigione in seguito ad una rissa. Spinto dalla rivalità che lo lega a quest'ultimo, Joe inizia ad allenarsi seriamente seguendo una serie di "lezioni per il domani" che lo porteranno a migliorare a tal punto da disputare un giorno un incontro valido per il titolo mondiale.

La prima parte del manga è a tutti gli effetti una denuncia sociale a quella che stava diventando una grande metropoli del mondo, nonostante esistessero ancora zone e quartieri degradati dove vivevano casi umani e rifiuti sociali come Joe. Figlio di un sistema che non lo vuole e senza l'aiuto di nessuno, Joe cresce diventando un perdigiorno che non ha nessuna intenzione di preoccuparsi del proprio futuro, dal carattere difficile e irruento che lo porta a dover affrontare parecchie situazioni spinose. Ecco che l'incontro con Danpei e ancor di più quello con Rikishi, gli permettono dunque di riscattarsi socialmente. La rivalità che nasce tra i due è genuina e capace di tirare fuori il meglio da entrambi. Rikishi si allena allo sfinimento, perdendo peso di giorno in giorno per poter scendere di categoria e affrontare il suo rivale. Joe segue invece una serie di "lezioni per il domani", da qui il nome "Ashita no Joe" ovvero "Il Joe del domani", che gli permetteranno un giorno di diventare una promessa del pugilato giapponese. Diventa indispensabile per lui, anche se non vuole riconoscerlo, la presenza di Danpei che gli fa da allenatore, ma anche da padre, il quale gli impartisce delle lezioni spesso e volentieri durissime. La prima parte si conclude con il tanto atteso incontro tra i due e la morte di Rikishi, il quale segna la carriera di Joe e lo tormenta fino alla fine dei suoi giorni come uno spettro.

La seconda parte del manga, è forse meno potente narrativamente parlando, ma riesce sempre e comunque ad emozionare. Joe tormentato dalla morte di Rikishi in un primo momento abbandona il pugilato, per poi ritrovare soltanto in seguito la forza di salire nuovamente sul ring per poi non scenderci mai più. Quello che era nato come semplice modo per guadagnarsi da vivere, diventa la passione di Joe, una passione che il protagonista riesce ad esprimere benissimo in un discorso che fa a Noriko di cui cito: "Non faccio come tanta gente che si accontenta di sopravvivere nell'ombra senza mai sentire il fuoco della vita. Anche se solo per pochi istanti, io brucio di una fiamma rossa e accecante. E poi quello che resta dopo è solo bianchissima cenere. Il fuoco brucia tutto e non rimane nulla. Soltanto cenere candida." Quella di Joe è una fiamma viva, una fiamma che si accende ad ogni incontro, prima con Carlos Rivera e poi con Jose Mendoza, con cui disputerà l'incontro valido per il titolo mondiale dei pesi gallo. La fiamma di Joe però, come egli stesso dice, è destinata a diventare bianca cenere. La sua fiamma si spegne di fatti al termine dell'incontro con Mendoza, un incontro all'ultimo sangue, dove i due si scambiano diretti e jab in continuazione senza mai fermarsi, un incontro dove Joe le prende di santa ragione, cadendo e rialzandosi in continuazione provocando lo stupore e al contempo terrore nel campione mondiale dei pesi gallo. Sconfitto ai punti, prima di chiudere gli occhi sullo sgabello, che segna una delle scene più belle ed iconiche di tutto il panorama fumettistico nipponico, prende i guantoni dell'incontro è li da a Yoko, come segno del suo affetto per lei, un affetto che mai aveva dimostrato prima di allora. La tavola finale è da brividi e il nostro ringraziamento per ciò non può che andare ad Ikki Kajiwara, ma ancor di più a Tetsuya Chiba. Il disegnatore dell'opera ci ha regalato scontri e tavole memorabili in cui ogni singola mossa, ogni singolo montante, ogni singolo jab sono resi con estrema precisione. E inoltre il ringraziamento per il grande finale che ha dato all'opera, che ricordiamo essere stato scritto dal disegnatore stesso e non da Kajiwara che al tempo era troppo impegnato su altri manga.

Ed è così che si conclude "Ashita no Joe", con la figura del protagonista che chiude gli occhi sullo sgabello, ma con un sorriso stampato in volto che tanto ricorda quello di Rikishi. Una fine degna per un grande eroe, un eroe che nonostante le difficoltà e gli impedimenti, è andato avanti, cadendo e rialzandosi in continuazione, facendo capire a noi lettori il significato della parola 'Determinazione'. Un'eroe che ci ha fatto conoscere l'importanza di una rivalità sana e spontanea che può migliorarci, ma soprattutto un'eroe che ci ha insegnato che anche partendo dal basso si può toccare la vetta più alta del mondo, anche se per pochi istanti.