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Ehmm… dopo aver visto i dodici episodi di “Domestic Girlfriend”, mi sono “grattato” la testa e mi sono chiesto: perché?
Perché l’ho visto? Forse … Mea culpa…
Perché non mi sono fermato? Forse … Mea culpa…
Perché non riesco a trovare un messaggio o qualche riflessione dall’anime? Who knows?

Sono onesto: la prima impressione dopo la fine è quella di una storia tra il grottesco e l’insulso. Alcune scelte narrative mi sono apparse più applicate per l’effetto drama che per aderenza ad una realtà sebbene “artata”.
Allora, incuriosito dai troppi interrogativi per dare delle risposte al senso della storia, ho cercato in rete un po‘ di informazioni e mi sono soffermato su alcuni commenti al manga da cui deriva l’anime.
In prima battuta ho pensato che l’anime avesse “estremizzato” ed “enfatizzato” solo alcuni aspetti del manga al fine di aumentare solo l’aspettativa e attirare la morbosità degli spettatori. E ho scoperto che si tratta di un’opera un po’ (tanto) controversa di Kei Sasuga scritta in ben 28 volumi dal 2014 al 2020, che ha suscitato per la seconda parte e soprattutto per il finale reazioni estreme contrastanti tra i lettori (molte negative), nonostante l’asserito moderato successo ottenuto sia a livello nazionale sia a quello internazionale. In fondo l’anime, uscito nel 2019 e quindi prima del termine del manga, a detta di chi lo ha letto, ha come riferimento i punti salienti della trama dell’anime, condensandone velocemente in 12 episodi quasi tutto… Il risultato, forse deleterio, è quello di narrare il tutto troppo velocemente e in modo superficiale, facendo apparire un po’ tutti i personaggi “un po’ sopra le righe” e cerco di essere continente…
Altro limite è proprio la trama: anime o manga che sia, la storia è quella del triangolo amoroso che viola tutte le possibili “leggi e consuetudini” sociali. Credo di qualsiasi società...

Attenzione: questa parte contiene molti spoiler!

Si narra la storia tra un’adulta, Hina, e un ragazzo, Natsuo, ancora minorenne, aggravata dalla circostanza che è sia la sua insegnante, sia la sua sorella acquisita. Si aggiunge anche la sorella minore dell’insegnante Rui con cui Natsuo ha un rapporto completo molto “casuale” a inizio della storia per poi scoprire poco tempo dopo che Hina e Rui sono sorelle e che lo sarebbero diventate anche di lui per effetto del matrimonio tra i due genitori.
Quello che si consuma poi, dal momento in cui vanno a vivere tutti appassionatamente sotto lo stesso tetto, è una specie di “soap opera” in cui si aggiungono: la storia dell’amore di Hina per un suo ex professore sposato e ancora non separato/divorziato Shu (che poi si scoprirà anche amico intimo di Reiji, prof. di letteratura di Natsuo nonché poi suo idolo come scrittore sotto pseudonimo), una compagna di Riu, Momo, che passa per essere la mangiatrice di ragazzi e si invaghisce di Natsuo, che arrivato al “dunque” con lei si accorge delle cicatrici sul polso di lei (evidenze di un tentato suicidio per solitudine) e decide di non approfittarne, Masaki il barman che dispensa consigli sull’amore e sulle scelte di vita di coloro che si confideranno con lui, Fumiyia, l’amico confidente cui affidarsi in tutti i momenti di sconforto…

Il primo “problema” della trama è la contraddizione/oscillazione evidente tra i momenti in cui i personaggi sembrano “assennati” e rassegnati a non poter ottenere o diventare ciò che vogliono e quelli in cui sembrano infischiarsene delle convenzioni morali e sociali per vivere come meglio credono. Su questo conflitto, e su quello latente tra le due sorelle di cui scriverò più avanti, l’autrice continua ad oscillare per portare avanti la storia, a mio avviso rovinandola e distruggendo i tre protagonisti del “triangolo”. Sentire Rui che si rivolge alla sorella Hina affermando, più o meno, “se non si è proprio parenti di sangue… perché non avere una storia con Natsuo?” va anche bene, ma ci vuole molto coraggio e coerenza per arrivare fino in fondo e vivere la storia alla luce del sole. Hina, all’inizio dell’”assedio” da parte di Natsuo (quando era ancora innamorata di Shuu, respinge il suo giovane studente con una bella metafora: lo costringe a seguirla nel mare partendo dalla spiaggia per fargli capire che una storia tra loro sarebbe stata un suicidio personale e sociale… Poi, dopo essersi convinta (?) che la storia “immorale” (definzione di Natsuo e Rui, evviva la coerenza, visto quello che volevano combinare) non avrebbe avuto seguito, si convince ad amare Natsuo fino al “colpo di scena” della scoperta da parte della scuola della loro tresca, con conseguente allontanamento “volontario” di Hina dai radar degli altri due protagonisti (sparizione vera e propria, dopo quella più “light” del voler andare a vivere da sola a seguito della scoperta della relazione di Natsuo con Rui). E con la scena finale in cui Rui provoca nuovamente Natsuo (travestendosi da Hina) e giurandogli che a seguito della scomparsa di Hina, non avrebbe più rinunciato a lui… e Natsuo che ci ricasca ... si ha non solo il classico finale “aperto”, secondo la migliore tradizione degli anime, ma anche la conferma dell'andamento a sinusoide del comportamento dell'oggetto del desiderio (Natsuo).

Passo al secondo aspetto di debolezza della trama: il rapporto tra le sorelle. Tra Rui e Hina si consuma il “conflitto” per conquistare un personaggio discutibile, cui lasciano proprio il potere di scelta, ben sapendo che uno sguardo, una situazione più o meno provocante, un bacio lo avrebbero portato dalla loro parte… Una sorta di giochino più o meno perverso in cui le sorelle sembrano "palleggiarsi" il fessacchiotto di turno... E tra le due, la più determinata sembra essere Rui, capace di sfruttare le occasioni, crearle quando necessario e coerente nel suo percorso, se così lo vogliamo definire, di “crescita”. E appare tanto decisa quanto “fragile” nel mostrare anche le sue debolezze nel suo perenne confronto con la sorella maggiore, passando dal preoccuparsi e fare in modo che non soffra fino a contenderle in modo esplicito Natsuo. Hina, almeno nell’anime, ne esce con le “ossa rotte”: fa la morale a Natsuo, se la fa fare per la storia con l’uomo sposato (?) da Natsuo e Rui e poi gestisce al peggio la situazione con Natsuo pagandone a caro prezzo le conseguenze. Definirla “infantile” e inadeguata sarebbe un complimento. Sul perché sia così debole non è dato a sapere, almeno nell’anime…

Natsuo? Mah, sembra l’uomo “zattera”: va dove lo porta la “corrente” (endogena/ormonale o esogena – vedi le femmine che gli ronzano intorno), ondivago e sempre con dei ripensamenti, anche se gli si può riconoscere una sensibilità e bontà d’animo che cerca di applicare ogni qualvolta sembra “lucido”. Ma il suo “tallone d’Achille” (la zattera e l’infatuazione fissa per Hina) lo porterà più o meno sempre a rovinare quello che di buono suo malgrado crea…

Gli altri personaggi? Contorno per giustificare i continui “avvitamenti” della trama della “soap opera”.

I momenti più piccanti di “Domestic Girlfriend”, ad eccezione di quello dell’incipit e di quello tra Hina e Natsuo sul finale, sono purtroppo “demenziali”. Rispetto a quelli di “Scum’s Wish”, sembrano veramente “buttati li” come fanservice e come gag comica, rendendo l’anime in quei frangenti una specie di B-movie che tanto andavano di moda negli anni '70-80…

Per come è congegnato, per me l’anime “non conclude” nel senso che è indecifrabile e pertanto, per quello che possano valere le mie parole, non ne consiglio la visione: non trasmette nessun senso “compiuto”, né critica al sistema e alle convenzioni, né di amore “against all odds and to the end” … nulla. Nemmeno il nichilismo iniziale di un anime alla “Scum’s Wish” e il percorso di “redenzione” dei protagonisti …
Nel manga la storia termina in modo che ha sollevato molte critiche dei fan: se la conclusione è quella che ho potuto leggere on line, non mi meraviglio sul senso di disagio che i lettori hanno provato nel leggere il manga e coloro che hanno visto l’anime.

Per non fare torto a quest’opera, e per la mia manifesta incapacità di interpretarla, riporto quanto scritto nell'ultimo volume del manga, il 28, dall'autrice Kei Sasuga, a seguito delle critiche ricevute per il finale:

“Grazie per aver letto il manga fino alla fine. Sono l'autrice, Kei Sasuga di Domestic na Kanojo, la storia di Natsuo, Hina e Rui è ora giunta al termine. Questa serie ha ricevuto un sacco di attenzione per via dei suoi disegni provocanti, ma era la storia dell'idillio amoroso di Rui, l'amore di Hina e la vita di Natsuo. Quando scrivevo questa storia, sentivo che era mio dovere in quanto autrice renderli felici. Quando l'ho pensato, intorno al volume 8, la felicità di Hina altro non poteva essere che lo stare con Natsuo. Ho poi capito che la felicità di Rui dipendeva dal raggiungere un vero amore. Quindi alla fine, Rui ha ricevuto molto più del semplice stare con Natsuo: una figlia dal suo amato e una risposta soddisfacente alla sua proposta, l'approvazione dei suoi genitori, la benedizione dei suoi amici, una carriera di successo e la maturità che deriva dall'amore. Sono certa che alcune persone si chiederanno cosa diavolo abbia fatto, ma sono felice di ciò che ho realizzato. Nel capitolo finale, ho mostrato tutti nel loro momento più felice. Mi sono sentita davvero toccata dal fatto che tutti siano stati in grado di superare i propri momenti tristi. Per me, la felicità non vuol dire solo dei momenti belli e divertenti. Sono certa che vari problemi, dolori e sofferenze li attendano in futuro. Ma sono certa che incontreranno molte persone e con il loro aiuto supereranno questi problemi e ritroveranno ancora una volta la felicità. Ancora una volta grazie infinite per averli accompagnati per ben 28 volumi”.

Facile no? Bontà sua…