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Dopo aver visto l’anime (e averlo criticato nella mia recensione..) mi sono chiesto se la storia potesse “finire” così... e così mi sono armato di tanta pazienza e ho iniziato la lettura del manga. Tanta pazienza perché 28 volumi e 276 capitoli (più gli extra) non rendono l’opera immediata da leggere, soprattutto se, come me, si parte “prevenuti” per il mancato apprezzamento dell’anime.
Al termine della lettura di tutto il manga l’impressione a caldo dell’opera è tutt’altro che negativa: se proprio devo muovere una critica, è la fretta con cui l’autrice Kei Sasuga ha chiuso il manga dopo l’incidente accaduto a Hina, la maggiore delle due sorelle innamorate del protagonista Natsuo.

Leggendo qua e là in rete ho appreso che l’autrice sembrava in rotta con la casa editrice che ha pubblicato il manga e che gli ultimi capitoli sono stati un po’ “raffazzonati” per chiudere la storia.
In Giappone Kei Sasuga ha lanciato il manga "Domestic Girlfriend" su Weekly Shōnen Magazine nell’aprile 2014 e lo ha concluso nel giugno 2020. Il finale ha suscitato un po’ di polemiche tra i lettori, tanto che i social media dell’autrice sono stati oggetto di insulti e anche minacce. L’autrice è stata costretta addirittura a spiegare le motivazioni delle sue scelte (le ho riportate integralmente nella recensione dell’anime)… e questo fa capire come il livello di “tensione” fosse alto tra la mangaka e i lettori per “Domestic na Kanojo”. Chiudo la digressione esprimendo il mio totale disappunto per comportamenti del genere: si può non approvare le scelte sulla trama, criticarle ma arrivare a insultare o minacciare un autore per una storia di fantasia...

Attenzione: la recensione contiene spoiler!

Ritorno al manga: mentre l’anime più o meno copre i primi 7-8 volumi del manga ripercorrendo fedelmente la trama, la storia illustrata nei successivi 21 volumi ha, nel bene e nel male, da un senso a quanto visto nei primi 7 volumi e all’anime. Pertanto vedere solo l’anime per giudicare l’opera è, a mio parere, fuorviante e “castrante” -e anche io ci sono cascato- per poi parzialmente ricredermi.
Che poi la storia possa piacere o meno (soprattutto per il controverso epilogo) non sono a giudicare: di primo acchito mi ha lasciato un po’ perplesso l'epilogo ma poi, pensandoci bene, non mi è sembrata così male anche se per motivazioni un po' diverse da quelle spiegate dall'autrice.
Se devo esprimere una valutazione complessiva, la storia tutto sommato non mi è dispiaciuta: un po’ lunga, troppi archi narrativi su personaggi che passano anche come meteore (vedi Juri – che ricomparirà solo in un cameo come attrice teatrale con Myabi- o Arisu), ma che sembrano sempre utili solo a dimostrare le virtù di Natsuo (e a far arrabbiare la fidanzata Rui). I capitoli si susseguono in un continuo di equivoci, situazioni più o meno imbarazzanti che, salvo rarissimi casi, non vengono creati da Natsuo ma dalla “spasimante” di turno e che diventano sempre la scusa per Rui per “vessare” il malcapitato Natsuo in un continuo “tira e molla” estenuante in cui lui subisce sia le angherie psicologiche e fisiche di Rui sia i giochini delle spasimanti per farlo capitolare. Fino al discusso finale, la trama assomiglia ad una specie di “soap opera” basato sul triangolo amoroso tra lui e le due sorelle (e sorellastre di lui) Hina e Rui.

E’ difficile riassumente 28 volumi in poche righe e francamente in questa sede vorrei piuttosto cercare di trasmettere a chi legge cosa mi ha suscitato il manga.

Alla fine è il coronamento della storia d’amore (Amore con la “A” maiuscola, non solo da intendersi come "romantico" ma anche come "agapico") tra Natsuo e Hina, un po' anche tipo alla “Amici mai” di un noto cantautore italiano...

“Questa sera non chiamarmi/No stasera devo uscire con lui/Lo sai non è possibile/Io lo vorrei ma poi/Mi viene voglia di piangere/Certi amori non finiscono/Fanno dei giri immensi/E poi ritornano/Amori indivisibili/Indissolubili inseparabili/Ma amici mai/Per chi si cerca come noi/Non è possibile/Odiarsi mai/Per chi si ama come noi/Basta sorridere/No no non piangere/Ma come faccio io a non piangere/Tu per me sei sempre l'unica/Straordinaria normalissima/Vicina e irraggiungibile/Inafferrabile incomprensibile/Ma amici mai/Per chi si cerca come noi/Non è possibile/Odiarsi mai/Per chi si ama come noi/Sarebbe inutile/Mai mai il tempo passerà/Mai mai il tempo vincerà/Il nostro non conoscersi/Per poi riprendersi/è una tortura da vivere/Ma stasera non lasciarmi/No stasera non uscire con lui/Il nostro amore è unico/Insuperabile indivisibile/Ma amici mai”.

Il finale, se letto in un certo modo, l’ho trovato, a differenza di coloro che sono critici, coerente e ovviamente controcorrente rispetto a quanto ci si attendeva secondo un approccio razionale… ma l’amore con la “A” maiuscola è tutto fuorché logico. Il “sacrificio” di Hina che allontana la sorella Rui (incinta di Natsuo) dall’investimento mentre passeggiavano sul marciapiedi, il successivo stato di coma di Hina e la scoperta che Hina indossava al momento dell’incidente una collana con gli anelli che molti anni prima lei e Natsuo si erano scambiati come promessa di eterno amore, apre definitivamente la mente di Rui sul suo rapporto con la sorella, con Natsuo e la loro famiglia.
La decisione di non convolare a nozze ormai programmate con Natsuo (e con una figlia, Haruka, in arrivo) e di decidere di dedicarsi all’assistenza e cura della sorella non parte da Natsuo, ma dalla stessa Rui che poi “condividerà” con lui la decisione (condividere è un po’ un eufemismo: al solito Natsuo prende atto e non si oppone... che “quaquaraquà” come scriverebbe Sciascia). E la spiegazione data da Rui appellandosi al destino è quantomeno strampalata (visto che come nel caso in cui si erano lasciati è sempre lei ad imporsi) al pari di lasciarsi nello stesso punto panoramico dove si erano messi assieme alle superiori e promessi di resistere alla lontananza forzata; Rui con Natsuo ha sempre fatto quello che voleva.

Nel finale Rui realizza che la sorella ha vissuto tutto il tempo dalla separazione forzata da Natsuo come una sorta di “castigo o punizione” per quello che aveva fatto (avere una storia con lui) e che nonostante le apparenze (il continuo negare di Hina, salvo il viaggio a NY dove le rivela a Rui che non poteva più far finta dei suoi sentimenti) Hina da un lato ha rispettato la decisione di Natsuo di stare con Rui e non ha mai fatto trapelare i suoi veri sentimenti per non danneggiare la sorella e Natsuo, creando ulteriori fraintendimenti e ripensamenti sopratutto in lui. Tuttavia è stata sempre vicino a Natsuo supportandolo in tutti i suoi momenti di difficoltà senza “irretirlo” o provarci in assenza della sorella che ha scelto per la carriera di stare a New York per oltre un anno per inseguire il suo sogno di diventare chef. Ecco la grande differenza che emerge tra le sorelle: Rui molto determinata ma “fredda”, un po' calcolatrice e scostante (soprattutto inizialmente...) ma soprattutto profondamente insicura, sempre alla ricerca dell'affermazione del proprio ego e sempre in competizione soprattutto nell’ambito professionale (ambizione a diventare chef) ha lasciato solo Natsuo (rompendo il loro rapporto) nel momento del suo maggior bisogno (aveva perso la sua ispirazione alla scrittura) senza che se ne fosse almeno accorta (ma anche senza che lui glielo avesse detto...). Se gli accadimenti non procedono come li ha immaginati o programmati sclera e scarica sul povero ragazzo tutte le sue frustrazioni con l’aggravante di farlo sempre sentire in colpa anche per delle sciocchezze... Insomma una ragazza da un lato molto "nipponica" (nel senso della abnegazione e forza di volontà o determinazione al risultato costi quel che costi) e "razionale e pragmatica", dall'altro "molto fragile" e consapevole dei suoi limiti anche se in prima istanza non riesce a smussare gli spigoli del suo caratterino...

Hina in apparenza si comporta da sorella maggiore ma resta vicino a Natsuo in tutti i modi e fa in modo anche a insaputa dell’interessato di tenerlo d’occhio nelle ingenuità che sistematicamente il fratellastro commette (vedi l’arco narrativo con Misaki, la droga e il rischio di essere ucciso con lei dagli spacciatori). In più è molto più simile a lui: un po' infantile, ingenua, genuina, sognatrice e capace di grandi slanci di generosità fino a mettere a repentaglio la propria vita pur di salvare quella delle persone a cui tiene di più (da ricordare che Natsuo ha salvato la vita di Hina prendendosi la coltellata dello stalker Tanabe). Entrambi hanno dimostrato di anteporre l’altro ai propri interessi correndo grandi rischi senza alcun calcolo o tornaconto particolare, il cosiddetto amore "agapico"... Le spiegazioni di Rui alla madre sulla decisione di rinunciare a Natsuo sono una semplice “copertura” alla maniera di Hina (negare l’evidenza): affermare che ha già raggiunto la sua felicità con la figlia e con la promessa di matrimonio con Natsuo non rendono giustizia alla trama e offendono l’intelligenza dei lettori. Piuttosto è un po’ meglio la spiegazione che fornisce a Hina una volta risvegliatasi dal coma per convincerla a sposarsi con Natsuo. Ammette di aver capito di non poter competere con lei e che se si fosse trovata nella sua situazione non si sarebbe comportata come Hina... di conseguenza ha realizzato che era inutile, suo malgrado, frapporsi a quella che riconosceva come una grande storia di amore, con la “A” maiuscola, nonostante la presenza di una figlia oramai cresciuta osservando l’assistenza che Natsuo e Rui hanno dato a Hina quando era incosciente.

Rui con questa azione riconosce che era il suo modo per dimostrare a sua volta il suo amore per la sorella e quindi per Natsuo; una decisione un po’ troppo “forzata” e meritevole di un approfondimento che tuttavia l’autrice non concede nella fretta dimostrata alla fine di voler chiudere la storia nel più breve tempo possibile... peccato, vista la lunghezza del manga e il numero spropositato di capitoli dedicati in passato ai momenti di crisi che a turno hanno colpito Hina, Natsuo e Rui nelle loro “peripezie” delle loro esistenze. Il colpo di scena finale, tanto criticato e che risolve una volta per tutte anche il tema della competizione tra le sorelle (più di Rui su Hina che viceversa), avrebbe necessitato di ben altro approfondimento e non di un post su twitter (tra l'altro poco condivisibile) in cui l'autrice ha spiegato quello che ai più sembrava inspiegabile ed è il punto debole del finale della trama.

Chi non mi ha convinto appieno è il personaggio di Natsuo: troppo, come si scrive, “baka” (idiota, stolto)? Troppo ingenuo, troppo buono e indeciso. Su di lui l’autrice ha costruito un personaggio maschile che si differenzia da tutti gli altri per la profonda sensibilità, altruismo disinteressato, bontà d’animo. Grande sognatore, vive fino al respingimento da parte di Hina con un unico sogno: stare assieme alla donna dei suoi sogni e perciò avrebbe sacrificato tutto. Dopo la disillusione, si convince ad amare la sorellina Rui, nonostante le avances esplicite di Momo (e di tutte quelle che sono seguite), ma la loro storia è sempre andata avanti con alti e bassi e andando all’università compaiono molte più occasioni per far strage di cuori tra le ragazze che incontra. La vicina di casa, Juri, l’attrice Myiabi Serizawa, Misaki Ogura sono solo alcune delle persone che a vario titolo gli si sono avvicinate e lui le ha in vari modi respinte per la coerenza dei suoi sentimenti a cui si ispira ciecamente. E nonostante il rapporto fosse terminato con Rui (sempre per scelta della sorellastra), non esita ad andare a trovarla a NY perché sapeva che era in profonda crisi e aveva bisogno di aiuto, mettendola tuttavia incinta (la spiegazione del lieto evento dovuto all’utilizzo di preservativi difettosi da parte della coinquilina di Rui è esilarante).

Insomma in tutta la storia, resta sempre in balia dei suoi "talloni di Achille": le due sorelle e in generale la sua indecisione... pensa sempre a come si sente l'altro e poi alla fine si annulla creando situazioni di sofferenza sia per se stesso che per gli altri. Solo alla fine, quando prende la decisione di amare Hina nonostante le conseguenze dell'incidente, risponde all'amico gestore del bar che ha preso la sua decisione pensando per una volta anche a se stesso e a quello che sente e vuole e non per compiacere gli altri. Finalmente dimostra la sua maturazione anche se solo alla fine. E ciò come maschio da ancora più fastidio (invidia) perché riesce ad aver successo nonostante lui non creda fermamente in quello che fa e al primo ostacolo si perda d'animo.

Un po' tutto il manga è permeato del tema della rinuncia ai propri sogni per compiacere qualcuno o adeguarsi ai rigidi schemi della convivenza sociale: il triangolo amoroso tra loro era contro tutti i normali principi della società: l'amore tra un adulto e un minorenne, studente, l'amore tra fratellastri... Il messaggio finale che vuole trasmettere l'autrice del manga è quello che l'amore, se è tale, con la "A" maiuscola, deve superare ogni difficoltà, convenzione sociale, morale o ipocrisia per rendere le persone veramente felici. Poi se il messaggio non piaccia o non sia condivisibile: de gustibus non disputandum est...
Ma resta sempre la parziale inconsistenza di Natsuo come persona adulta per tutta la storia fino alla decisione di rinunciare ad una famiglia per "annullarsi" per il suo grande amore di cui non era sicuro se e come si sarebbe risvegliata...

C'è anche una parte di storia che non è incentrata sull'amore e che mi è sembrata molto interessante e degna di nota è quella relativa al rapporto tra Natsuo e lo scrittore Togen: inizia come una sorta di apprendistato per imparare e migliorarsi... termina con un rapporto molto profondo di stima e affetto quasi filiale da parte dello scrittore che malato di cancro, sarà curato e assistito da Natsuo. Lo scrittore gli lascerà il suo ultimo manoscritto ancora incompiuto che poi permetterà a Natsuo di sbloccare la sua vena creativa e riprendere a scrivere come coautore del libro che diventerà un bestseller.

Insomma la trama non è altro che una storia di vita, di amore, di amicizia (molti dei personaggi incontrati al liceo e all’università, ben approfonditi, restano in contatto coi protagonisti) e tratta una serie infinita di temi quali l’omosessualità, la droga, la cattiveria, le disgrazie, il disagio interiore, la morte e l’elaborazione del dolore e dei lutti... e lo fa in un modo “asettico” ossia equilibrato e senza falsi moralismi: solo una descrizione di sentimenti.

Tratta in modo abbastanza esplicito anche la sessualità (nelle sue varie forme anche se essendo sempre incentrato sui protagonisti si tratta prevalentemente di amore etero) e anche in questo caso è tutto sommato gestita bene, tranne quegli episodi in cui insiste nel fanservice più stupido nelle scene di doccia, spogliatoi e affini...
In questo ambito Hina, molto carina e prosperosa nonché sempre un po’ sopra le righe nei suoi comportamenti affettuosi, fa con Momo la parte di quella che vive la propria sessualità in modo molto disincantato e disinibito e non perde occasione per mettere in mostra inavvertitamente le proprie grazie e mettere in difficoltà Natsuo. Rui resta molto più fredda e compassata: pur essendo quella che ha perso la verginità con Natsuo all’inizio della trama resta sempre molto controllata e accorta (come del resto in tutto quello che fa) quando si spoglia, lo fa sempre a ragion veduta e non a quasi a casaccio come la sorella maggiore.

A livello tecnico devo riconoscere che i disegni sono molto belli e particolareggiati. L’utilizzo di retini non è mai eccessivo e a mio avviso l’espressività degli occhi e dei volti rappresenta uno dei punti di forza dello stile dell’autrice.

Chiudo con una riflessione sul senso ultimo del manga. Visto che si chiude con il colpo di scena che Natsuo ha fatto recuperare la memoria a Hina facendosi raccontare la loro storia dal suo punto di vista per poi scrive il libro “Domestic na Kanojo” posso solo terminare utilizzando un passo di un’altra canzone dello stesso cantautore citato in precedenza sulla vita:

“E quando penso che sia finita/È proprio adesso che comincia la salita/Che fantastica storia è la vita”...