logo GamerClick.it

7.5/10
-

La lettura del manga mi ha discretamernte coinvolto tanto da leggerlo tutto di un fiato in pochi giorni sebbene la ponderosità (18 volumi e 171 capitoli) non siano proprio uno scherzo. Ammetto senza falsi pudori che il genere rom-com (anche scolastico) lo apprezzo (forse perché mi riportano un po’ indietro nel tempo … 😊) e “Suzuka” sembra rientrare quasi in tutto e per tutto nei classici cliché del genere.

Il protagonista maschile (Yamato Akitszuki) parecchio babbeo, ingenuo, imbranato, timido, infantile, pigro, indeciso, facilmente influenzabile e debole non proprio “un’aquila” nel capire le situazioni equivoche ma anche caparbio, tenace, buono, sensibile, generoso, di solidi principi che riscuote un buon successo con le ragazze (nonostante tutti i suoi limiti).

La protagonista femminile (Suzuka Asahina) bella, irraggiungibile, che riscuote successo in tutto quello che fa, socievole, matura sensibile e sfaccettata ma anche di contro umorale, scontrosa con chi le interessa, poco incline a concedere fiducia, “complicata” per una serie di vicissitudini legate al passato che non riesce a superare e che le impediscono di poter vivere la propria storia di amore con il protagonista.

In questo senso, “Suzuka” per le caratteristiche delle protagoniste femminili puoi essere sovrapposto a “GE” o al più tragico e complicato “Bitter Virgin”, manga guarda caso più o meno editi anche nello stesso periodo (prima decade anni 2000).

Anche in Suzuka la protagonista ha subito un “trauma” che le impedisce di vivere in modo più o meno spensierato il corteggiamento e la storia d’amore con Yamato e tale aspetto caratterizza la prima parte del manga che poi corrisponde fino al volume 9 – capitolo 72 che è anche stata trasposta nella serie animata.

Questa prima parte dell’opera è anche caratterizzata dalla componente sportiva: Suzuka è una promessa nella disciplina del salto in alto e Yamato scoprirà di essere un ottimo velocista, tanto da seguire Suzuka nel club di atletica e partecipare a diverse gare dove si metterà in luce per la sua velocità anche se in modo molto discontinuo, attesa la sua superficialità nell’applicarsi a qualsiasi attività.

E’ ovvio che diventa un atleta solo per stare con l’oggetto del suo desiderio Suzuka e tutta la prima parte della storia racconta il tormento di Yamato alla conquista della algida saltatrice in alto, con le “trappole” rappresentate da altre ragazze che a vario titolo dimostrano interesse nei suoi confronti.

La prima parte ha anche una certa connotazione sensuale “ecchi”: Yamato e Suzuka vivono in una residenza gestita dalla zia di Yamato che contiene anche i bagni “pubblici” e soprattutto all’inizio la storia non mi ha particolarmente entusiasmato proprio per la estrema “stupidità” delle situazioni vissute da Yamato tra belle ragazze, gag sciocche e nudi femminili (apprezzabilissimi ma poi un po’ stucchevoli e scontati, insomma veri fanservice).

Man mano che si prosegue con la lettura, la trama si srotola spiegando a tappe il perché di certi atteggiamenti dei personaggi e inserisce i nuovi personaggi sempre in modo appropriato per dare alla storia dei protagonisti nuove situazioni e anche sviluppare la loro evoluzione o crescita man mano che il tempo trascorre.

E così i compagni del club di atletica (Miki Hashiba, il capitano del club Sōichi Miyamoto su tutti), l’amico Yasunobu Hattori, le coinquiline alla residenza (Yūka Saotome e Megumi Matsumoto), la compagna di classe Honoka Sakurai, la zia Ayano e la cuginetta Miho, contribuiscono ad altri personaggi (tra i tanti Yui, i familiari di Suzuka e Yamato) a rendere articolata la trama venendo anche approfonditi (vedi soprattutto Honoka, innamorata fin da piccola di Yamato) e dando alla storia una certa dose di complessità.

La seconda parte del manga perde la componente parodistica e sportiva per virare esclusivamente su quella sentimentale da vera e propria commedia-drammatica. Da un lato i personaggi (soprattutto i protagonisti) diventano a vario titolo più “maturi”, la storia affronta temi sempre più “seri”, in particolar modo nel “documentare” il delicato passaggio dall’adolescenza all’età adulta con tutte le responsabilità che ne conseguono.

In questo genere di storie, il diploma conseguito al termine degli studi superiori segna lo spartiacque tra il “rollercoaster” dell’adolescenza e la necessità di fare le prime scelte “da adulto” verso gli studi universitari o il mondo del lavoro e anche questo anime non sfugge alla “regola” con qualche personalizzazione.

Attenzione: la recensione contiene spoiler!!!

La trama si concentra sulla sinusoide della storia tra Yamato e Suzuka: si mettono insieme, per poi litigare al punto da lasciarsi il giorno del compleanno di Yamato con l’aggiunta della partenza di Suzuka negli USA per un anno per migliorare il proprio livello atletico infischiandosene di comunicarlo a Yamato e abbandonandolo dopo averlo lasciato; poi c’è il ritorno di Suzuka, ancora schermaglie prima di rimettersi insieme, per arrivare alla gravidanza indesiderata, lo sconvolgimento delle loro vite, l’abbandono delle attività sportive, la ricerca del lavoro, la nascita della bambina, il matrimonio e la vita familiare.

Nella seconda parte si assiste ad una “strana” (e un po’ inverosimile) mutazione di Suzuka: parte per gli USA in apparenza come una sorta di robot programmato esclusivamente per raggiungere l’eccellenza nello sport e negli studi e torna come una persona “diversa”: molto più dolce, meno fissata per lo sport, meno impulsiva e testarda, capace di ascoltare e non aggredire, meno insicura e paurosa, capace di fidarsi di Yamato.

I litigi tra i due si diradano in maniera esponenziale fino a sparire, tanto da far recuperare a Suzuka molti punti. Se nella prima parte del manga l’ostacolo al blocco psicologico di Suzuka a vivere una storia di amore era rappresentato dalla morte della persona cui si era affezionata (Kazuki Tsuda, una giovane promessa guarda caso della velocità che assomigliava molto a Yamato) nella seconda parte resta solo la paura di non voler soffrire quanto patito nella precedente storia con Yamato.

Anche la giustificazione della fuga negli USA è alquanto bizzarra: se ne va per migliorarsi agli occhi del suo amato Yamato, abbandonandolo in un modo che un comune mortale ne sarebbe rimasto talmente scioccato da suicidarsi...

Insomma Suzuka resta un personaggio che a mio parere si riscatta molto nel finale ma nella prima parte della storia non sembrava altro che una versione di Yamato al femminile con una volubilità oltre il limite di ogni umana sopportazione, tale da rendere anche la storia estremamente probante nella lettura...

Tra i personaggi femminili più coerenti, mature e quindi interessanti Honoka o nella sua imprevedibilità Yuji... e anche Yūka Saotome in fondo dimostra nel suo piccolo “dramma” una umanità tutto sommato apprezzabile... sebbene tutti i personaggi femminili sia sempre troppo caratterizzate da un punto di vista prettamente maschile (molto sensuali...).

Anche Yamato troppo caratterizzato e insulso all’inizio e fino al ritorno di Suzuka: matura solo a suon di bastonate “a sangue”: la sua ingenuità, insicurezza e infantilismo lo rendono ampiamente oltre il limite del ridicolo. Credo che alle sciocchezze più o meno presunte abbia chiesto scusa almeno un centinaio di volte... E l’incapacità di chiamare Suzuka per nome è, al di là delle “convenzioni” culturali e di educazione nipponiche, un altro aspetto difficile da reggere...

E francamente, da un punto di vista maschile, mi chiedo se, vista la ripetitvità dei mangaka nipponici nel rappresentare gli adolescenti giap come degli emeriti cretini al di là di ogni esigenza narrativa diventa anche un po’ stucchevole...

La morale finale (un po’ … tanto … prevedibile) sulla decisione di portare a compimento la gravidanza da parte di entrambi con la conseguente rinuncia alle loro aspirazioni e ai loro sogni di futuro attribuisce al manga quel tocco di realismo che tanto era mancato nella parte precedente...

Lo stile del disegno mi è piaciuto, ma non sempre mi ha convinto: la resa dei volti, forse troppo stilizzati e semplici, non mi ha sempre entusiasmato e talvolta anche gli sfondi e dettagli non sono sempre curati e in linea generale.

In sintesi, una storia d’amore e di vita che credo che valga la pena leggere con l’avvertenza di aver pazienza in quei punti della trama un po’ troppo forzati e surreali.