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Dalle informazioni reperite in rete l'anime di "Classroom of the Elite" trae origine dalla serie light novel che è ancora in corso e ammonterebbe a ventuno volumi. L’anime del 2017 ha trasposto i primi tre volumi - a eccezione dell’episodio 7, che coprirebbe parti del volume 4.5. Esiste anche l’adattamento manga, che risulterebbe ancora in corso e non ha ancora raggiunto la novel.

Fatta la doverosa premessa, temo che la lettura della novel possa fornire ben altri elementi per capire la trama e i personaggi. Limitandosi alla visione dell'anime, sembra la solita storia un po' inverosimile e un po' piatta sulle gesta di un gruppo di studenti al primo anno delle superiori di una scuola "pubblica", che ha lo scopo di formare la cosiddetta "elite" del futuro del Giappone. Una scuola che sembra un lager "dorato" (in cui gli studenti vivono segregati dalle loro famiglie e dal mondo esterno) e dove qualsiasi aspetto della vita scolastica e non degli "eletti" è misurato e misurabile in termini di performance. Più che una scuola sembra un'accademia militare, dove la competizione è esasperata al punto da risultare un po' (tanto) grottesca. E a poco valgono gli espedienti per creare team-building da parte del sistema: si alternano momenti in cui si viene valutati individualmente e momenti (come lo stucchevole arco narrativo stile "Survivor/Lost" della crociera e isola deserta) in cui i punti si guadagnano collaborando a livello di gruppi o di classe...
Avendo visionato diversi anime "scolastici", è ormai chiaro che in Giappone le scuole misurano la preparazione degli studenti mediante test periodici (non esiste o quasi l'orale) e i punteggi ottenuti vengono "pubblicati" in modo che tutti vedano dove si collocano in una classifica... Un sistema molto competitivo e rigido, dove la creatività e l'essere "fuori dal coro" non sono proprio ben visti. E in questa scuola tali "aspetti" sono esasperati all'estremo...

Unico aspetto un po' degno di nota è il protagonista Kiyotaka Ayanokōji: al termine della visione dei dodici episodi si capisce che sotto la maschera di un personaggio in apparenza "amorfo" che si esprime sempre in modo "monocorde" (scevro dall'esprimere qualsivoglia emozione) e misurato, è un "bad boy" in grado con la sua profonda e poliedrica intelligenza di sabotare il "sistema" messo in piedi dalla scuola, facendosi beffe anche dei compagni più astuti e senza scrupoli, utilizzandoli come strumenti per ottenere quello che vuole. A farne le spese è la coprotagonista Suzune Horikita, cui Ayanokōji cerca sempre di attribuire i meriti delle scelte e delle strategie da lui ideate, tanto che alla fine del dodicesimo episodio si vede come lei cerca di ringraziarlo (nonostante sia una ragazza fredda e calcolatrice) e lui che pensa fra sé e sé che lei al pari degli altri sia solo uno strumento per affermare la sua superiorità e le sue capacità intellettive.
Ogni episodio è intitolato con un aforisma o una frase di famosi filosofi, scrittori, ecc. (Sartre, Kierkegaard, ecc.), ma tutto l'anime è permeato di nichilismo, scetticismo e cinismo raffazzonato e mascherato con cui certi autori citati c'entrano fino ad un certo punto.

Francamente, i pochi episodi non riescono a suscitare in me un senso "compiuto" dell'opera: di sicuro non è di denuncia. Il protagonista si prende gioco del sistema utilizzando la sua grande capacità di comprensione e visione della realtà e delle persone che lo circondano... anzi, ne è la più fulgida espressione.
Non è neppure di esaltazione dello spirito di competizione, perché in sostanza gli studenti utilizzano più sotterfugi, trucchi e trappole, per prevalere gli uni sugli altri, quasi a qualunque costo...
Forse resta il pessimismo alla Thomas Hobbes ("Homo homini lupus") sul sistema e la natura umana: sebbene ci siano personaggi in apparenza "buoni", restano comunque vittime della lotta che il sistema impone come modello educativo.
È comunque un messaggio poco credibile proprio per la banalità della trama e l'eccessiva caratterizzazione monodimensionale dei personaggi.

Lato tecnico e musicale non mi è sembrato nulla di che, un prodotto nella media senza infamia né lode.
Pertanto, non riesco ad attribuire una valutazione sufficiente: credo che dovrei leggere la novel per verificare se il giudizio possa essere confermato o migliorato.