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Sarà che, una volta approdato nello schifoso mondo delle scuole medie, ho perso ogni tipo di rapporto con i miei amici delle elementari, fatta eccezione per quello che all’epoca era il mio migliore amico, con cui ho frequentato anche le superiori; sarà che all’ultimo anno di elementari, fecero una mischia francesca unendo le due quinte di allora, portando quindi scompiglio nella tranquilla classe di cui facevo parte; sarà che, all’epoca, non comprendevo ancora il vero significato dell’amicizia; sarà per un milione di cose, ma io alla frase che cita, più o meno, così: “gli amici delle elementari sono quelli che non dimenticherai mai”, beh, non ci ho mai creduto. Mentre, invece, a vent’anni, sono giunto alla conclusione che gli amici che una persona si porterà per sempre, non sono quelli delle elementari, ma quelli del liceo, con cui si condividono, almeno per me è stato così, le esperienze più belle e profonde.

Fermamente convinto di ciò, mi sono approcciato ad “AnoHana”, anime targato A-1 Pictures, andato in onda nel 2011, con una certa diffidenza, che si è andata dissipando con l’andare degli episodi. Un po’ perché il tema dell’amicizia viene trattato molto approfonditamente e non è l’unico ad essere sviluppato, un po' perché ho compreso che di esperienze indimenticabili se ne possono vivere anche da bambini, bisogna solo essere fortunati, cosa che, al tempo, non sono stato.

La storia segue le vicende di un gruppo di amici d’infanzia, i “Super Busters della Pace”, formato da sei membri: Menma, Jintan, Anaru, Yukiatsu, Tsuruku e Poppo. Dopo un’infanzia trascorsa all'insegna della spensieratezza, e di intere giornate a correre per il bosco e giocare ai videogiochi, il bel gruppo di amici smette di frequentarsi dopo la morte di uno dei suoi membri, la dolce e gentile Menma. Ormai alle superiori, i ragazzi si sono completamente persi di vista, ma il destino ha in serbo per loro qualcosa di speciale. Per volontà di Menma, apparsa a Jintan come “chimera estiva”, i ragazzi si ritroveranno nuovamente per esaudire il desiderio della defunta amica, nella speranza che possa finalmente trovare la pace eterna.

È fuori discussione, che il tema più ampiamente trattato, nel corso delle undici puntate, sia quello dell’amicizia, da quella infantile a quella adolescenziale. Da un lato la reunion del gruppo di amici ci fa capire che le amicizie vere, quelle più profonde, restano tali anche dopo anni di lontananza. Dall’altro, il riemergere di vecchie questioni irrisolte, trattate ora che i bambini sono diventati ragazzi nel pieno dell’adolescenza, ci permette di comprendere come, anche nel gruppo di amici più coeso, c’è del non detto che, per il bene della pace, si tiene nascosto. Dinamiche di gruppo che vengono trattate con grande abilità e cura. Nulla è lasciato al caso, si procede per piccoli passi e, altra faccia della medaglia, questo porta alcune puntate a vivere un eccesso di lentezza. Accanto al tema dell’amicizia, si colloca poi quello dell’elaborazione del lutto, in questo caso, di una cara amica. Difficile per gli adulti, figurarsi per dei bambini ancora nell’età dell’innocenza e della purezza. Una tragedia, questa, che ha lasciato il segno. Nel gruppo, che si è sfasciato e nei ragazzi, che si sentono, chi più e chi meno, tutti colpevoli dell’accaduto. Insieme a questi due pilastri, trovano poi spazio tanti altri temi, come: le complicazioni dell’essere se stessi in un mondo buono solo a giudicare; le difficoltà di un padre che si è trovato a crescere da solo il proprio figlio; l’ingiustizia del destino, che ha fatto vivere a dei genitori la morte della propria adorata figlia ecc. ecc. Sotto-trame che, seppur svolgano un ruolo minore nell’anime, riescono a lasciare il segno, sintomatico dell’ottimo lavoro svolto da Mari Okada. Ad incorniciare questa storia così profonda, ci sono delle belle animazioni, un character design semplice ma che sa di già visto e un’opening indimenticabile.

Insomma, un anime breve, che riesce a toccare le giuste note, specialmente se si è “sensibili” a certi temi.