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"Alice in borderland" è l'adattamento live action dell'omonimo manga. Qui siamo di fronte ad un caso strano, forse unico: di solito si tentano questo tipo di adattamenti con anime già molto popolari per poi rovinarli, adesso invece è stato preso un manga poco conosciuto e se ne è fatto un capolavoro apprezzato in tutto il mondo da ogni tipo di pubblico. Due numeri a supporto di quanto dico: al 2016, anno di conclusione del manga, appena 1,3 mln di copie sono state vendute. La stessa cifra è stata fatta da un unico volume di "spy family" in un solo anno solare.
Questa premessa era necessaria per mettere in chiaro che il successo di questa serie non fosse scontato e che vanno fatti tanti complimenti alla produzione per aver creduto in un titolo "underdog".

La storia è molto semplice, di certo non può essere questo il punto forte dell'opera. Arisu e i suoi 2 migliori amici si ritrovano all'improvviso in un mondo identico al proprio ma desolato e in cui sei costretto a fare dei game mortali. Se vinci, il premio consiste in un certo numero di giorni sul visto di permanenza nel mondo. Si muore in caso di scadenza del visto.

La semplicità della trama lascia spazio ad una serie di emotività espresse dalla caducità della vita e dalla fragilità di legami che possono rompersi in qualsiasi momento. Possono sembrare temi banali (quantomeno non originali) ma sono raccontati molto bene.

I protagonisti non si limitano a giocare inermi i game ma vogliono chiaramente uscire da questa realtà, e allora la narrazione viaggia su questi due binari: dei game da giocare per poter restare in vita e una via di fuga da scovare a tutti i costi.

Tecnicamente è un'opera bene costruita, che narra bene tutto ciò che conta, delizia lo spettatore con efficaci effetti speciali e scene action. Non ci si annoia mai e il merito non è solo degli eventi ma anche e soprattutto della regia che orchestra correttamente ogni emozione, crea la giusta tensione su cui cammina ogni game.

Nonostante i numerosi flashback, non mi ritengo altrettanto entusiasta per dei personaggi tutto sommato mediocri; magari ci si può aspettare qualcosa in più nella seconda stagione.

Valutazione complessiva molto buona per un live action che mi ha tenuto incollato allo schermo e che ha ulteriormente aperto l'industria giapponese all'occidente, grazie anche alla collaborazione con Netflix.