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Il potere della parola, oltre ad essere il titolo di un celebre film, interpretato dal grande Denzel Washington, è un tema, se così lo si vuol chiamare, su cui mi ritrovo spesso a riflettere, certamente influenzato, in questo, dagli studi che ho intrapreso. Dopo un’attenta riflessione, come altri avranno certamente teorizzato prima di me, sono giunto alla conclusione che con le parole è possibile fare veramente di tutto: risolvere problemi, comunicare notizie, esternare i propri sentimenti ed emozioni, lenire le sofferenze di un amico o un familiare, consegnare ai posteri le memorie del passato e tantissime altre cose impossibili da elencare qui ed ora. Proprio per questo motivo, è necessario, dunque, scegliere con cura le parole da utilizzare, sempre, perché possono rappresentare un’arma a doppio taglio. Se poste nel modo sbagliato, sono in grado di aprire ferite difficili da rimarginare, se ben soppesate, invece, riescono a fare “miracoli”. Questo, è il caso delle parole che pervadono le lettere di Violet Evergarden, la protagonista della storia raccontata magistralmente dalla serie TV del 2018, conclusasi con il film uscito in tutte le sale nel 2020.

Dopo quattro anni di conflitti ininterrotti tra le regioni Nord e Sud del continente di Telesis, si giunge finalmente a un accordo di pace. Violet Evergarden, una ragazza che, finora, ha vissuto un'esistenza unicamente votata alla guerra, come soldato dell'esercito agli ordini del maggiore Gilbert, deve allora reinventarsi daccapo. Viene, dunque, adottata dalla famiglia Evergarden e assunta in un’azienda di scrittura. Inizialmente, Violet svolge la mansione di postina. Ben presto, però, rimane affascinata da un altro ruolo, svolto sempre all’interno dell'ufficio, quello delle bambole di scrittura automatica, il cui scopo è scrivere lettere per coloro che, chi per un motivo, chi per un altro, non sanno né leggere né scrivere. Così Violet inizia un duro apprendistato, nel tentativo di lasciarsi alle spalle la fredda vita militare e riuscire a comprendere il reale significato delle ultime parole lasciatele in dono dal maggiore Gilbert, scomparso al termine della guerra: “Ti amo”. La serie segue da vicino la crescita personale di Violet, destinata a giungere a compimento nel qui citato film, incentrato sulla ricerca da parte dell’ormai famosissima bambola di scrittura automatica del maggiore Gilbert, di cui sembrano essersi finalmente ritrovate le tracce.

“Violet Evergarden Film” rappresenta il modo perfetto per concludere una storia travolgente ed emozionante come quella di Violet. A tal proposito, mi è sembrata doverosa la menzione d’onore per la serie TV, che ha gettato le basi per quello che, poi, è stato il capolavoro del 2020. D’altronde, lo sanno tutti, anche chi non è architetto o ingegnere, che senza basi solide è impossibile costruire un palazzo resistente. “Violet Evergarden” si propone come anime di formazione, che racconta una storia neanche troppo innovativa, ma lo fa con tatto e dolcezza, riuscendo sempre nell’intento di toccare le corde giuste. Quello di Violet è un mondo vastissimo, in cui la protagonista è soltanto il centro di un labirinto intricatissimo, fatto di persone e storie degne di essere raccontate, come quella di Ulysse. Un giovane ragazzino affetto da una malattia inguaribile, che contatta Violet, per farle scrivere alcune ultime lettere testamentarie, da lasciare in dono ai propri genitori e al piccolo fratellino. Mai come in questo caso, il potere della parola erompe con violenza all’interno del film. La componente emotiva è pregnante e, in alcuni momenti, sarà impossibile trattenere le lacrime. Il climax finale arriva così come te lo eri immaginato e lo fa con una scena iconica, tirata forse troppo per le lunghe, ma dall’altissimo impatto emotivo. Per questa ragione, sono in disaccordo con chi ritiene che il film voglia strappare le lacrime a tutti i costi. La storia è bella perché è vera, come vere e autentiche sono le emozioni che riesce a farti provare, semplicemente uniche. Quella ragazzina inadatta a vivere in un mondo senza guerra è finalmente cresciuta, ha imparato il significato delle parole "Ti amo" e noi con lei. Il coinvolgimento è totale e la storia di Violet, a cui impari ad affezionarti a poco a poco, diventa la tua. Ed è così che il film finisce, senza neanche rendertene conto. Mai avrei creduto che due ore e venti minuti potessero passare così in fretta. “Violet Evergarden Film” è lungo, ma mai noioso; drammatico, toccante e profondo, eppure per nulla forzato. Il film di “Violet Evergarden” è tutto quello che dovrebbero essere oggi i film d’animazione nel mondo. Graficamente è una perla, una gioia per gli occhi. Le animazioni sono al massimo della loro fluidità, curate fin nei minimi dettagli. L’uso dei colori è sapientissimo e la scelta delle musiche è perfetta. Onestamente parlando, non credo che a un film si possa chiedere più di questo. Perfetto sotto ogni punto di vista, dalla storia alle animazioni.

A questo punto, però, mi piacerebbe concludere in modo diverso dal solito, magari con una lettera, simile a una delle tante scritte da Violet, tanto si è capito che il film mi è piaciuto.

"Cara Violet,

È stato un viaggio neanche troppo lungo e, forse, proprio per questo, incredibilmente emozionante. Ancor più delle vicende raccontate nelle tue lettere e della tua storia, fatta di riscatto e speranza, quella che ti ha riportato dal maggiore Gilbert, mi hanno toccato le tue parole e il potere condensato in ognuna di esse. Con le parole hai emozionato ancor più che con le azioni e hai insegnato a un semplice studente universitario l’importanza che esse hanno nel quotidiano e l’uso corretto che se ne può fare, per consolare un amico dopo una brutta delusione o elogiarlo dopo un traguardo raggiunto. Grazie perché mi hai insegnato che dove non arrivano i fatti, possono le parole.

Con affetto,

Felpato12."

"Se è vostro desiderio, verrei dovunque mi richiedeste, sono una bambola di scrittura automatica, Violet Evergarden, agli ordini."