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Era il lontano 1984 quando il, non ancora, trentenne Akira Toriyama, iniziò la serializzazione, su Weekly Shōnen Jump, di “Dragon Ball”. Lui non poteva saperlo, e probabilmente neanche i suoi lettori, ma da quel momento in poi qualcosa sarebbe cambiato nel mondo dei manga e il genere shōnen non sarebbe stato mai più lo stesso.

Autentico spartiacque dell’intrattenimento e portavoce della cultura giapponese nel mondo, “Dragon Ball” è il manga shōnen per eccellenza, che avrebbe conferito al suo autore il titolo di erede al trono del padre dei manga, Osamu Tezuka. Akira Toriyama è stato, nel bene e nel male, un genio come ne nascono pochi al giorno d’oggi, seppur estremamente pigro. Nell’arco di circa dieci anni, ha scritto e portato a termine una storia senza fondamenta, basandosi solo ed esclusivamente sull’improvvisazione e prendendo spunto da un numero molto esiguo di fonti. Per il suo manga, infatti, l’autore giapponese avrebbe preso ispirazione dal classico della letteratura cinese “Il viaggio in Occidente”, partendo dalla considerazione che "in fondo, si tratta di una storia assurda, che possiede numerosi elementi di avventura", e dai film, a lui tanto cari, dell’attore e artista marziale Jackie Chan. Nel progetto iniziale, “Dragon Ball” sarebbe dovuto durare un anno o poco più, finendo presto o tardi nel “dimenticatoio”. Il fato, e, più di esso, il direttore di Weekly Shōnen Jump, però, vollero diversamente. La storia sarebbe proseguita ancora per diversi volumi e questa scelta fu lungimirante, tant'è che a quasi quarant’anni dalla sua pubblicazione “Dragon Ball” rimane opera che fa ancora parlare di sé, permettendo ad Akira Toriyama di occupare un posto di assoluto rilievo nell’Olimpo dei mangaka.

La storia segue le vicende di Son Goku, un bambino con la coda di scimmia e una forza smisurata, che un giorno incontra una ragazza di nome Bulma. Lei, bella e giovane, è alla ricerca delle sette sfere del drago, potenti oggetti magici che, se riuniti, permettono di evocare il drago Shenron, creatura che esaudisce un qualunque desiderio a colui che l'ha richiamato. Goku, come più semplicemente sarebbe stato chiamato da quel momento in poi, viene, quindi, persuaso da Bulma ad aiutarla nella ricerca delle sfere del drago e i due partono insieme per un lungo viaggio, nel corso del quale fanno numerose conoscenze. In seguito, Goku si sottopone agli allenamenti del Maestro Muten e partecipa a diverse edizioni del Torneo Tenkaichi, un campionato mondiale di arti marziali, che si svolge ogni tre anni. Nel corso della sua crescita e del suo sviluppo, affronta numerosi nemici, tra cui Piccolo, figlio e reincarnazione di una creatura demoniaca, diventando così il combattente più forte della Terra. La storia, però, non termina qui. Ormai adulto, Goku scopre di appartenere alla razza extraterrestre dei Saiyan, un crudele popolo di combattenti che lo aveva spedito sulla Terra, ancora in fasce, per conquistare il pianeta. Si scopre, però, che poco dopo il suo arrivo Goku ha subito un trauma cranico, perdendo in questo modo il ricordo della missione e la sua natura aggressiva. Venuto a conoscenza del suo passato, il giovane decide ugualmente di continuare a difendere il suo pianeta d'adozione dall'attacco di nemici sempre più forti. In questo modo, insieme alla sua famiglia e ai suoi amici, affronta Freezer, Cell e Majin Bu, ergendosi a protettore della Terra e dell'universo intero.

Se amate i combattimenti, quelli intensi, seppur scontati nel loro esito finale, e vi ritenete amanti autentici del genere shōnen, dovete assolutamente leggere “Dragon Ball”. L’opera di Toriyama ha fatto scuola per tutti gli autori di manga per ragazzi venuti dopo. Non esiste al mondo shōnen scritto dagli anni ’90 in poi, che non rechi le tracce di “Dragon Ball”. Un personaggio, una scena, un oggetto, ma soprattutto le trasformazioni. Queste ultime da sole bastano a rendere l’opera di Toriyama una delle più transcodificate e riadattate dei giorni nostri. Le trasformazioni hanno tracciato una linea di demarcazione netta non soltanto nel genere shōnen, ma nell’esistenza dello stesso “Dragon Ball”. Credo, infatti, di non sbagliarmi, se dico che senza i power up il manga di Toriyama si sarebbe fermato alla saga dei Sayan. Le continue trasformazioni e la comparsa di nemici sempre più forti, invece, hanno reso quest’opera incredibilmente longeva. La storia in sé è ben lungi dall’essere innovativa, perché riporta su carta il più classico dei viaggi dell’eroe, ma lo fa a modo suo. Innanzitutto, con dei personaggi carismatici e iconici, destinati ad entrare nel cuore del lettore. Due su tutti hanno fatto breccia nel mio. Il primo è Piccolo, che, come altri personaggi della serie, all’inizio è un villain crudele e malvagio. Lui, reincarnazione di una creatura demoniaca, namecciano venuto da un pianeta lontanissimo, sfida Goku al Torneo Tenkaichi e minaccia la distruzione della Terra. Impossibile affezionarsi ad un personaggio così, mi direte voi. Eppure, col progredire della storia, il vostro parere, così come il mio, muterà radicalmente. Piccolo è, probabilmente insieme a Vegeta, il personaggio che va incontro al cambiamento più radicale, che da villain lo porta ad essere compagno di mille battaglie e amico con cui condividere le lezioni di scuola guida. L’altro, ovviamente, non può che essere son Goku. Come non affezionarsi a questo bambino con la coda e dalla forza disumana? Il primo Goku, quello della saga del Red Ribbon per intenderci, è sicuramente il più iconico, quello che più del successivo ha segnato un’epoca. Eppure, è con quello adulto più volte salvatore della Terra, che senti di creare un legame profondo e viscerale. Quello che, nonostante non sia più un ragazzino, è rimasto un bonaccione, un altruista, uno che vede sempre il buono nelle persone, un ingenuo coraggioso, che ha affascinato milioni di lettori nel mondo a suon di “Kamehameha” e trasformazioni sempre più overpowered. In poche parole, Goku è stato l’eroe e il modello d’ispirazione perfetto della nostra infanzia. Non sono da meno gli antagonisti, di cui Toriyama offre sempre il giusto approfondimento. Crudeli, spietati e, in alcuni casi, come quello di Cell, inquietanti. Senza dei villain dello stampo di Freezer o Majin Bu, che più volte hanno minacciato l’estinzione del genere umano, e non solo, non sarebbero esisti gli eroi di cui si continuano, ancora oggi, a narrare le gesta. Protagonisti e antagonisti insieme si inseriscono in universo immenso, come è quello di Dragon Ball. Il Maestro Karin, Dio, il Re Kaioh, la Terra, il pianeta Vegeta, Namecc e via discorrendo. Roba da perdere la testa. Ed è stato proprio questo universo così vasto ad offrire a Toriyama la possibilità di inventare a proprio piacimento, talvolta sbagliando o cadendo in banali, forse addirittura “voluti” errori. Ancora adesso, per esempio, mi interrogo sul dove e perché sia stata abbandonata la “questione scimmione”, ma se ami un’opera, impari ad apprezzarne anche i suoi difetti. D’altronde, è risaputo che al cuor non si comanda.

Toriyama è stato tante cose, sicuramente non uno scrittore perfetto e ligio al proprio dovere. Sono numerose le volte in cui ha riutilizzato le stesse vignette, ingannando i propri lettori, o inserito degli elementi in totale dissonanza con la storia fino ad allora costruita. Nonostante ciò, è stato un grandissimo disegnatore. Il suo tratto pulito, ma deciso ci ha regalato delle tavole degne di essere esposte in un museo. A differenza di ciò che accade con altri manga shōnen, nonostante la mole continua di scontri all’ultimo sangue, i disegni sono sempre estremamente comprensibili. Non serve scervellarsi sulla pagina per capire cosa vi è stato disegnato e questo è uno dei grandissimi pregi di “Dragon Ball”. Opera sicuramente imperfetta, che non vuole trasmettere nessun messaggio profondo, ma che mi ha emozionato come poche altre letture sono riuscite a fare. La Kamehameha di Gohan contro Cell, con la figura di Goku che troneggia alle sue spalle; il sacrificio di Vegeta; la trasformazione in Super Sayan di primo livello di Goku. Fatico a ricordare le volte in cui “Dragon Ball”, con le sue scene iconiche, mi ha fatto saltare dalla sedia, lasciandomi a bocca aperta, come un bambino che va al luna park per la prima volta.

È compito dei grandi autori suscitare emozioni forti nei lettori e Akira Toriyama, con il suo “Dragon Ball”, ci è riuscito più che egregiamente. Da parte mia, grazie per aver reso indimenticabile e migliorato l’infanzia di milioni di bambini. L’umanità tutta rende onore a Goku, l’eroe che ha cambiato il mondo con un bastone, a bordo della sua iconica nuvola Speedy.