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Parto da una doverosa premessa, forse scontata leggendo il voto che gli ho assegnato, ma “Cencoroll Connect” non mi è piaciuto. Nonostante ciò, è riuscito a suscitare, veramente poco, la mia curiosità. Questo mi ha portato, dunque, a cercare in rete alcune informazioni riguardanti il film. “Cencoroll Connect” è il sequel di “Cencoroll”, film uscito nelle sale cinematografiche nel 2009 e della durata di soli ventisei minuti. Qualche anno più tardi, precisamente nel 2019, il secondo film della saga fu proiettato nei cinema assieme al primo, tant’è che i due, ad oggi, formano un unicum. “Cencoroll Connect” è quindi un film sequel, che ingloba il suo prequel, con cui condivide lo stesso staff principale, colonna sonora compresa. Il fatto più interessante, però, è che questo film fu annunciato nel lontano 2010, un anno dopo l’uscita nelle sale del primo. Facendo due conti, dunque, tra ritardi e problemi di vario genere, ci sono voluti ben dieci anni per produrre “Cencoroll Connect”, un film della durata di quarantanove minuti, visto e considerato che il primo ne dura ventisei. Ora, mi chiedo io, come è stata possibile una cosa del genere? Come è stato umanamente possibile che nello stesso arco temporale in cui Miyazaki ha pubblicato dei capolavori come “I Sospiri del mio Cuore”, “La Principessa Mononoke”, “La Città Incantata” e “Il Castello Errante di Howl”, Anilpex e Anime Innovation Tokyo, con la regia di Atsuya Uki, abbiano prodotto un film scialbo e insignificante come “Cencoroll Connect”? Ah, quasi dimenticavo, è stato annunciato anche il terzo della saga.

La città viene scossa dall'apparizione di un enorme mostro di un'altra dimensione, ora seduto su un grattacielo del centro cittadino. Yuki, affascinata da queste creature, si imbatte in Tetsu e il suo mostro domestico, Cenco. Onnivoro e capace di trasformarsi in qualsiasi oggetto reale o immaginario, Cenco, per vivere deve nutrirsi di suoi simili. I due giovani presto si vedono costretti ad affrontare Shuu, un altro giovane legato a questi mostri straordinari. Durante la battaglia Cenco ha la peggio e, sebbene per recuperare le forze ingoi il braccio di Tetsu, è prossimo alla sconfitta. È Yuki a salvarlo, sostituitasi ai comandi al posto del giovane infortunato, riesce a sottrarre il mostro più grande al controllo di Shuu e, quando questi sta già assaporando la vittoria, lo mette ko. Vinta la battaglia, i due giovani si allontanano, fuggendo dalle autorità cittadine. Tetsu recupera il suo braccio grazie all'intervento di Yuki, che ordina a Cenco di trasformarsi in una perfetta imitazione di quanto il giovane aveva perduto. Eppure, i problemi non sono finiti qui…

Dunque, cosa vuole essere “Cencoroll Connect”? Ancora adesso, onestamente, fatico a comprenderlo. Nella relativa scheda, si fa menzione di soli due generi di appartenenza: azione e fantascienza. Bene. Di azione ce n’è a palate, animata più che discretamente, ma i combattimenti sono privi di mordente e mancano completamente di suspense, ed il motivo è la totale assenza di empatia nei confronti dei protagonisti. Chi sono? Da dove vengono? In che relazione sono con questi mostri? Nella mia vita di studente, mi è sempre stato ribadito un concetto fondamentale: quando si vuole scrivere un racconto, bisogna tenere sempre bene a mente la regola delle cinque ‘w’. “Cencoroll Connect” se ne infischia altamente. Nulla si sa dei protagonisti, né tanto meno dei mostri che governano. Ecco, quindi, che anche la componente fantascientifica fa acqua da tutte le parti. L’unico assioma indiscutibile è che questi mostri ci sono, punto e basta. Mi verrebbe quasi da dire che “i mostri sono e non possono non essere”. Il risultato, dunque, è un film anonimo, senza capo né coda, della durata di circa un’ora e un quarto di encefalogramma piatto, senza picchi da segnalare. È come se avessero deciso di rimandare tutte le eventuali spiegazioni al sequel, ovvero il terzo film della saga, ma onestamente parlando, sequel o meno, non puoi permetterti di produrre una cosa del genere. Anche perché, mettiamo il caso che, per un motivo o per un altro, “Cencoroll 3” non venga mai prodotto, la sensazione sarebbe di incompiutezza più totale, a cui andrebbe ad aggiungersi la sensazione, anzi, a quel punto la certezza, di aver sprecato il proprio tempo, sia a vedere il film, che a scrivere questa recensione.
Eh, ma a questo servono i sequel, a continuare o, in altri casi, chiudere una storia, potrebbe obiettare qualcuno. Punto primo, quale storia? Punto secondo, anche la saga di “Shrek” si compone di più film in successione, eppure mi sembra che ognuno di essi abbia un finale chiaro e preciso, posto a conclusione di una storia degna di essere chiamata tale. E se non vi piace l’esempio di “Shrek”, allora pensate a qualsiasi altro grande successo Disney o Dreamworks, come “Toy Story”. Il risultato non cambia. La conclusione, quindi, è una sola e molto sconfortante: ai giapponesi piace sprecare tempo prezioso dietro a dei lavori che meriterebbero l’oblio più totale, quando invece ci sono opere tre volte migliori che non verranno mai animate. Si, tanto cara e attesa terza stagione di “Un Marzo da Leoni”, sto parlando proprio di te.

In conclusione, aspettate che esca questo fantomatico terzo film della saga, poi potrete prendere seriamente in considerazione l’idea di vedere “Cencoroll”. Per ora, non ne vale assolutamente la pena.

“Il film vero quando inizia?”