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Ogni episodio di questa serie presenta una o due storie distinte, e il concetto di base è quasi sempre affascinante. Tuttavia, devo ammettere che il modo in cui quasi tutte queste storie si concludono bruscamente mi ha lasciato l'amaro in bocca.
I personaggi in questa serie tendono a rientrare in tre categorie principali: 1) codardi/ingenui, 2) insensibili/cinici e 3) psicopatici. La brevità delle storie finisce fisiologicamente per limitare le sfaccettature delle persone al loro interno e rende difficile lo sviluppo di empatia nei loro confronti durante i momenti di difficoltà. In effetti, a volte mi sono ritrovato a "tifare" per l'abominio mostruoso di turno, piuttosto che per i protagonisti umani.
Graficamente, è evidente che lo studio di produzione ha cercato di richiamare lo stile grezzo e “classico” degli anime risalenti agli anni '80 e '90, e in un certo contesto, questa scelta potrebbe funzionare. Tuttavia, prendersi questa "licenza poetica" rischia di cancellare buona parte dell'originale stile grafico grottesco e unico dell'autore, che è a mio parere uno dei suoi più grandi punti di forza.
Un applauso va sicuramente all'opening e alla ending: due video musicali che catturano l'attenzione, uno per la sua energia e l'altro per la sua stravaganza. Una nota di merito va anche al "poema" che conclude ogni episodio: sebbene non abbia sempre compreso appieno il suo filo logico, ho apprezzato l'idea curiosa e originale.

Ha sicuramente spazio per miglioramenti, è innegabile. Tuttavia, non credo che meriti l'odio che ha scatenato in molti. La serie nonostante tutto mi ha intrattenuto quasi sempre e scorre con relativa velocità.
A mio parere, è una serie ideale per "staccare il cervello" alla fine della giornata, in quanto mi ha regalato più risate che brividi.