Recensione
Koi Kaze
8.0/10
"Koi Kaze", che dovrebbe suonare come "Vento d'amore o di passione" (titolo internazionale "Love Wind"), è una serie animata di tredici episodi del 2004 tratta dall'omonimo manga di Motoi Yoshida, pubblicato in cinque volumi dal 2001 al 2003.
La mangaka non è stata molto prolifica, e dopo "Koi Kaze" ha sfornato altre tre opere, l'ultima nel lontano 2016, sempre con un target "seinen" e in apparenza con argomenti piuttosto difficili, poco commerciali.
La trasposizione in serie animata è stata curata dallo Studio A.C.G.T. sotto la direzione di Takahiro Omori. Avendo reperito online il manga (inedito in Italia), devo riconoscere che il chara design dell'anime è abbastanza conforme a quello del fumetto, e tutto sommato anche la storia copre tutti e cinque i volumi, sebbene, per quanto ho sommariamente letto, non è sempre completamente coincidente con la versione stampata.
Per "Koi Kaze" sono partito dal chara design, perché è uno degli aspetti che mi ha soddisfatto meno: disegni piatti, poco dettagliati, al limite del rozzo, animazioni al limite del decente, sfondi e worldbuilding molto approssimativo. Dando un'occhiata alle scene di transito dei treni e alla loro rappresentazione, probabilmente li avrei disegnati meglio io (e scrivo da appassionato di mezzi rotabili)...
Sempre a livello grafico, invece devo riconoscere un aspetto positivo: il tentativo (non sempre ben riuscito) di rappresentare l'espressività dei volti nei dialoghi attraverso primi piani dei volti, degli sguardi, della comunicazione non verbale e degli onnipresenti silenzi e imbarazzi dei personaggi. Il tutto unito a un discreto e azzeccato comparto musicale, a partire dall'opening (“Koikaze” di éf) e dall'ending (“Futari Dakara” di Masumi Ito) che accompagna in modo discreto la serie, sottolineando i momenti "clou", senza tuttavia rovinare quello che è uno degli aspetti più significativi dell'anime a livello di comunicatività: i silenzi e i momenti di pausa tra dialoghi sempre molto frammentati e poco articolati, che sottolineano i grandi dissidi interiori tra i personaggi, le loro questioni irrisolte, i sensi di colpa per quanto hanno fatto e non sono riusciti a fare o a trattenersi, il disagio generale nelle interazioni umane sia familiari, sia amicali, sia tra colleghi di lavoro... e in generale, il contrasto tra ciò che si prova e ciò che il "comune pensiero" ritiene ammissibile (moralmente, socialmente) e ciò che non lo è.
Riconosco alla mangaka e a chi lo ha serializzato in anime un grande coraggio misto a una grande abilità e intelligenza nel trattare argomenti così "slippery", complessi che vanno in modo piuttosto diretto a minare delle regole del comune vivere dell'umanità a livello più o meno universale quali l'amore tra due fratelli (fino alla vera e propria "consumazione" del rapporto fisico incestuoso), aggravato (uso una terminologia "giuridica") dalla differenza di età tra fratello (Koshiro - ventisette anni) e sorella (Nanoka - quindici anni).
Mi è capitato di imbattermi in anime e manga che in qualche modo affrontano il tema dell'amore tra fratelli e sorelle, ma erano casi in cui, dopo vicissitudini più o meno banali e da commedia, solitamente si scopre che si tratta di vincolo di parentela acquisita (figli adottivi o a seguito di matrimonio di genitori diversi), e non come nel caso di "Koi Kaze" vero rapporto di consanguineità. Mi riferisco a due titoli come "Domestic Girlfirend" e "My Stepmom's Daughter Is My Ex" che, paragonati a "Koi Kaze", fanno eufemisticamente "sorridere" per premesse e sviluppi.
"Koi Kaze", dopo una sorta di premessa "giustificativa" del primo episodio, non consente "esimenti" a ciò che rappresenta: Koshiro e Nanoka sono fratello e sorella consanguinei. In più, si aggiunge la relativa tenera età di lei, che aggiunge un ulteriore elemento disturbante per lo spettatore.
E la differenza di età a livello grafico è ancora più rimarcata dalla prestanza/presenza fisica del fratello (alto, grosso, irsuto, possente, squadrato, ecc.) come un vero e proprio adulto (sebbene molto timido e chiuso) e il fisico minuto di donna acerba di Nanoka, quasi da sembrare una semplice bambina (il suo modo di comportarsi la fa sembrare ancora tale, sebbene, come scriverò in seguito, da come vive la situazione e si comporta possa sembrare più matura), cresciuta ma ancora ben lontana da poter essere una persona pronta per una relazione con un adulto, per giunta parente in senso stretto.
C'è poco da fare: una relazione simile, per quanto costruita e narrata con un garbo, attenzione, sensibilità e dolcezza in tutti i suoi aspetti, con una grande introspezione psicologica dei due protagonisti e dei personaggi di contorno, si fa davvero fatica a commentarla in modo oggettivo e ad approvarla sic et simpliciter.
I filtri morali (religiosi o laici che siano) ma anche strettamente giuridici (basti pensare in Italia, dove ex art. 609quater del codice penale è punito chiunque commetta atti sessuali ai danni di chi non ha ancora compiuto quattordici anni o chi non ha ancora compiuto sedici anni nei casi in cui il colpevole sia un genitore, tutore, convivente, o una persona legata al minore per motivi di cura, vigilanza, custodia, istruzione, indipendentemente dalla valutazione che la vittima sia consenziente), impediscono di poter pensare che una storia come "Koi Kaze" possa essere solo la vittoria dell'imprevedibilità dell'amore "impossibile" su tutte le convenzioni e regole poste alla base di una società.
Ma allora si tratta di un'opera da bocciare o evitare? Ad essere onesto, a chi non tollera anche e solo per principio i temi sopracitati (inclusi alcuni elementi caratterizzanti e "crudi", quali le fantasie e feticismi del fratello sulla sorella e rapporti sessuali) potrei consigliare di evitare la visione e passare ad altro.
"Koi Kaze", pur nella sua delicatezza e serietà, non concede sconti su questi argomenti, e non è appunto un anime tipo quelli citati in precedenza, che si vedono anche per farsi due risate o per assistere a scene "ecchi" o peggio...
Se si procede con la visione, bisogna maneggiare con cura la storia, poiché "Koi Kaze" apre il cosiddetto vaso di Pandora delle dimensioni più intime del rapporto tra fratelli, in cui il confine tra l'affetto e il desiderio in questo caso si confonde, fino ad annullarsi, non tanto per una "deviazione" o simil "patologia", ma per motivazioni più legate alla storia personale e familiare che porta uno pseudo-adulto (Koshiro) e una fanciulla nel passaggio all'adolescenza (Nanoka) a vedersi come partner dell'altro/a o coppia piuttosto che come semplici fratelli.
Non voglio esprimere considerazioni di natura psicologica che non mi competono (né lo stesso anime le richiede), ma la trama va contestualizzata alle premesse che i due protagonisti vivono e hanno vissuto loro malgrado: fratelli con grande differenza di età, poi figli di genitori separati, quando Nanoka era solo una infante con un fratello geloso, con l'aggravante che i genitori hanno avuto la brillante idea di tenersi un figlio ciascuno e crescerli senza più frequentarsi, fino a quando Nanoka ha deciso di frequentare una scuola superiore per cui, per essere raggiunta, era più comodo vivere nella casa del padre col proprio fratello piuttosto che continuare a vivere con la madre.
Aggiungiamo che per puro caso si incontrano e passano un pomeriggio assieme al Luna Park, confidandosi reciprocamente le proprie delusioni sentimentali, senza sapere di essere fratelli, e le premesse (o forzature) sono servite sul piatto della storia "pruriginosa" e di difficile gestione...
Alle forzature di trama si aggiunge la debolezza del personaggio "adulto", quello chiamato a metabolizzare i propri sentimenti, paure, insicurezze, delusioni, ossessioni, questioni irrisolte familiari, e a ordinarli, per fare chiarezza interiore prima di struggersi nel non riuscire a levarsi dalla testa il pensiero della sorella, che avrebbe l'unica responsabilità di vedere in lui in primis quella figura di riferimento che le è mancata nella sua esistenza, per poi cercare in lui quell'affetto assoluto e illogico che è tipico degli adolescenti che non si fermano davanti a nulla, anche al costo di annichilirsi.
Koshiro, purtroppo, è un personaggio controverso, debole, in senso lato egoista e incapace di gestire in primis le interazioni con l'altro sesso: vedi la ex (che gli chiede se abbia mai amato una persona dal profondo del cuore), ma anche la sua collega Kaname Chidori, che in più occasioni gli ha fatto intendere il suo interesse nei suoi confronti, soprattutto nella fase in cui è andato a vivere da solo per fuggire da casa e dalle interazioni con la sorella, cercando di farlo ragionare anche e solo nell'esclusivo interesse di Koshiro (che era allo sbando).
In sostanza, si tratta di un personaggio emotivamente e sentimentalmente immaturo, quasi ancora adolescente, e in certi frangenti l'ho quasi percepito irritante: le sue reazioni assolutamente senza controllo e ingiustificate a delle sollecitazioni tutto sommato normali della sorella le ho trovate troppo "sa di già visto", e quasi di accusa più o meno velata a un certo target di adulti maschi incapaci di voler crescere... e negli episodi finali non mi sembra proprio che sia evoluto positivamente, se non nell'aver accettato il rischio di provare a vivere la storia d'amore con la sorella o meglio aver ammesso a lei i suoi veri sentimenti che aveva soffocato in ogni modo, risultando quasi grottesco fino a quel momento (vedi la fuga improvvisa da casa per non vederla e frequentarla).
Nanoka è un'adolescente che scopre il proprio fratello maggiore e pian piano se ne invaghisce, fino a dichiararsi più volte (anche per gli odiosi comportamenti di continuo rifiuto e indifferenza del fratello) e arrivare a vivere fino in fondo il suo rapporto con lui. Di sicuro è il personaggio positivo della coppia: vive il suo amore in modo assoluto, con coraggio e silenzioso dolore, soprattutto quando si ritrova a subire le decisioni prese "inaudita altera parte" del fratello (vedi su tutte la fuga da casa, per la quale gli ha esplicitamente detto che "lui prendeva sempre le decisioni senza confrontarsi con chi gli voleva bene") e non si dà mai per vinta, pur essendo consapevole che quello che arriva a provare per lui non sarebbe stato capito dai suoi coetanei (e infatti non confesserà mai nulla alla sua compagna e amica Futaba, né tantomeno ai familiari), mantenendo il segreto e diventando "aggressiva" per riprendersi il suo amato fratello, solo quando deve mettere in chiaro i suoi sentimenti contro la collega del fratello che prova a farla desistere. Mantiene in certi frangenti la volubilità e la cocciutaggine tipica degli adolescenti della sua età, ma dimostra di essere molto più matura dei due adulti (padre e fratello) con cui convive, prendendosi cura di loro e anche accettando di essere in pratica al loro servizio... circostanza che forse la madre alla lunga non aveva accettato del proprio marito.
Vista così, è la ragazza a dimostrarsi capace di ergersi su tutti gli altri personaggi, che tutto sommato vengono tratteggiati sommariamente, con qualche attenzione in più per i genitori (as usual, soggetti solo capaci di fare i "portieri d'albergo") e per la collega Chidori, che sul finale dimostra comunque di avere un certo spessore, oltre ad essere un'indefessa lavoratrice e una grande bevitrice.
E allora, ancora una volta, anche "Koi Kaze" diventa il classico manifesto della inquietudine e senso di disagio che i giovani provano verso il mondo "adulto" e le sue ossessioni e psicosi, che rappresenta quasi un "mondo al contrario" (parafrasando il titolo di un libro andato di moda nella scorsa estate 2023), in cui gli adulti non sono mai cresciuti e devono essere assistiti e sorretti dalla propria prole o dai ragazzi, che con i loro ideali e la loro determinazione riescono a fare da puntello al loro generale "sbandamento" o "crisi".
"Koi Kaze" resta un'opera di grandissimo spessore non tanto e solo per il coraggio di "cosa" narra (al netto di alcuni punti di debolezza già evidenziati) ma del "come": da quest'ultimo punto di vista l'amore proibito diventa il grimaldello per arrivare a rompere la maschera che i personaggi indossano (significativo in questo caso un dialogo di Nanoka con Koshiro sul tema) e manifestare la propria essenza senza filtri e senza i soliti limiti esogeni imposti da un mondo "esterno" poco incline a comprendere ciò che ciascuno di loro sente veramente in fondo al proprio io.
Senza 'spoilerare', il finale non poteva che essere così: indefinito e aperto. In fondo, la mangaka e il regista non prendono posizioni moralistiche o di giudice della relazione che si è alla fine instaurata tra i due fratelli, ma si limitano a narrare come i protagonisti provano a vivere i loro sentimenti nella dicotomia consapevole tra la "forma" e la "sostanza" della loro relazione, in quel modo dolorosamente struggente come solo gli autori giapponesi sanno fare.
Credo che ciascun spettatore possa leggere l'epilogo che anela... Nella sostanza, resta comunque e ancora una volta il "carpe diem" del loro amore "proibito", compiuto in quella navigazione più o meno a vista che è la vita.
La mangaka non è stata molto prolifica, e dopo "Koi Kaze" ha sfornato altre tre opere, l'ultima nel lontano 2016, sempre con un target "seinen" e in apparenza con argomenti piuttosto difficili, poco commerciali.
La trasposizione in serie animata è stata curata dallo Studio A.C.G.T. sotto la direzione di Takahiro Omori. Avendo reperito online il manga (inedito in Italia), devo riconoscere che il chara design dell'anime è abbastanza conforme a quello del fumetto, e tutto sommato anche la storia copre tutti e cinque i volumi, sebbene, per quanto ho sommariamente letto, non è sempre completamente coincidente con la versione stampata.
Per "Koi Kaze" sono partito dal chara design, perché è uno degli aspetti che mi ha soddisfatto meno: disegni piatti, poco dettagliati, al limite del rozzo, animazioni al limite del decente, sfondi e worldbuilding molto approssimativo. Dando un'occhiata alle scene di transito dei treni e alla loro rappresentazione, probabilmente li avrei disegnati meglio io (e scrivo da appassionato di mezzi rotabili)...
Sempre a livello grafico, invece devo riconoscere un aspetto positivo: il tentativo (non sempre ben riuscito) di rappresentare l'espressività dei volti nei dialoghi attraverso primi piani dei volti, degli sguardi, della comunicazione non verbale e degli onnipresenti silenzi e imbarazzi dei personaggi. Il tutto unito a un discreto e azzeccato comparto musicale, a partire dall'opening (“Koikaze” di éf) e dall'ending (“Futari Dakara” di Masumi Ito) che accompagna in modo discreto la serie, sottolineando i momenti "clou", senza tuttavia rovinare quello che è uno degli aspetti più significativi dell'anime a livello di comunicatività: i silenzi e i momenti di pausa tra dialoghi sempre molto frammentati e poco articolati, che sottolineano i grandi dissidi interiori tra i personaggi, le loro questioni irrisolte, i sensi di colpa per quanto hanno fatto e non sono riusciti a fare o a trattenersi, il disagio generale nelle interazioni umane sia familiari, sia amicali, sia tra colleghi di lavoro... e in generale, il contrasto tra ciò che si prova e ciò che il "comune pensiero" ritiene ammissibile (moralmente, socialmente) e ciò che non lo è.
Riconosco alla mangaka e a chi lo ha serializzato in anime un grande coraggio misto a una grande abilità e intelligenza nel trattare argomenti così "slippery", complessi che vanno in modo piuttosto diretto a minare delle regole del comune vivere dell'umanità a livello più o meno universale quali l'amore tra due fratelli (fino alla vera e propria "consumazione" del rapporto fisico incestuoso), aggravato (uso una terminologia "giuridica") dalla differenza di età tra fratello (Koshiro - ventisette anni) e sorella (Nanoka - quindici anni).
Mi è capitato di imbattermi in anime e manga che in qualche modo affrontano il tema dell'amore tra fratelli e sorelle, ma erano casi in cui, dopo vicissitudini più o meno banali e da commedia, solitamente si scopre che si tratta di vincolo di parentela acquisita (figli adottivi o a seguito di matrimonio di genitori diversi), e non come nel caso di "Koi Kaze" vero rapporto di consanguineità. Mi riferisco a due titoli come "Domestic Girlfirend" e "My Stepmom's Daughter Is My Ex" che, paragonati a "Koi Kaze", fanno eufemisticamente "sorridere" per premesse e sviluppi.
"Koi Kaze", dopo una sorta di premessa "giustificativa" del primo episodio, non consente "esimenti" a ciò che rappresenta: Koshiro e Nanoka sono fratello e sorella consanguinei. In più, si aggiunge la relativa tenera età di lei, che aggiunge un ulteriore elemento disturbante per lo spettatore.
E la differenza di età a livello grafico è ancora più rimarcata dalla prestanza/presenza fisica del fratello (alto, grosso, irsuto, possente, squadrato, ecc.) come un vero e proprio adulto (sebbene molto timido e chiuso) e il fisico minuto di donna acerba di Nanoka, quasi da sembrare una semplice bambina (il suo modo di comportarsi la fa sembrare ancora tale, sebbene, come scriverò in seguito, da come vive la situazione e si comporta possa sembrare più matura), cresciuta ma ancora ben lontana da poter essere una persona pronta per una relazione con un adulto, per giunta parente in senso stretto.
C'è poco da fare: una relazione simile, per quanto costruita e narrata con un garbo, attenzione, sensibilità e dolcezza in tutti i suoi aspetti, con una grande introspezione psicologica dei due protagonisti e dei personaggi di contorno, si fa davvero fatica a commentarla in modo oggettivo e ad approvarla sic et simpliciter.
I filtri morali (religiosi o laici che siano) ma anche strettamente giuridici (basti pensare in Italia, dove ex art. 609quater del codice penale è punito chiunque commetta atti sessuali ai danni di chi non ha ancora compiuto quattordici anni o chi non ha ancora compiuto sedici anni nei casi in cui il colpevole sia un genitore, tutore, convivente, o una persona legata al minore per motivi di cura, vigilanza, custodia, istruzione, indipendentemente dalla valutazione che la vittima sia consenziente), impediscono di poter pensare che una storia come "Koi Kaze" possa essere solo la vittoria dell'imprevedibilità dell'amore "impossibile" su tutte le convenzioni e regole poste alla base di una società.
Ma allora si tratta di un'opera da bocciare o evitare? Ad essere onesto, a chi non tollera anche e solo per principio i temi sopracitati (inclusi alcuni elementi caratterizzanti e "crudi", quali le fantasie e feticismi del fratello sulla sorella e rapporti sessuali) potrei consigliare di evitare la visione e passare ad altro.
"Koi Kaze", pur nella sua delicatezza e serietà, non concede sconti su questi argomenti, e non è appunto un anime tipo quelli citati in precedenza, che si vedono anche per farsi due risate o per assistere a scene "ecchi" o peggio...
Se si procede con la visione, bisogna maneggiare con cura la storia, poiché "Koi Kaze" apre il cosiddetto vaso di Pandora delle dimensioni più intime del rapporto tra fratelli, in cui il confine tra l'affetto e il desiderio in questo caso si confonde, fino ad annullarsi, non tanto per una "deviazione" o simil "patologia", ma per motivazioni più legate alla storia personale e familiare che porta uno pseudo-adulto (Koshiro) e una fanciulla nel passaggio all'adolescenza (Nanoka) a vedersi come partner dell'altro/a o coppia piuttosto che come semplici fratelli.
Non voglio esprimere considerazioni di natura psicologica che non mi competono (né lo stesso anime le richiede), ma la trama va contestualizzata alle premesse che i due protagonisti vivono e hanno vissuto loro malgrado: fratelli con grande differenza di età, poi figli di genitori separati, quando Nanoka era solo una infante con un fratello geloso, con l'aggravante che i genitori hanno avuto la brillante idea di tenersi un figlio ciascuno e crescerli senza più frequentarsi, fino a quando Nanoka ha deciso di frequentare una scuola superiore per cui, per essere raggiunta, era più comodo vivere nella casa del padre col proprio fratello piuttosto che continuare a vivere con la madre.
Aggiungiamo che per puro caso si incontrano e passano un pomeriggio assieme al Luna Park, confidandosi reciprocamente le proprie delusioni sentimentali, senza sapere di essere fratelli, e le premesse (o forzature) sono servite sul piatto della storia "pruriginosa" e di difficile gestione...
Alle forzature di trama si aggiunge la debolezza del personaggio "adulto", quello chiamato a metabolizzare i propri sentimenti, paure, insicurezze, delusioni, ossessioni, questioni irrisolte familiari, e a ordinarli, per fare chiarezza interiore prima di struggersi nel non riuscire a levarsi dalla testa il pensiero della sorella, che avrebbe l'unica responsabilità di vedere in lui in primis quella figura di riferimento che le è mancata nella sua esistenza, per poi cercare in lui quell'affetto assoluto e illogico che è tipico degli adolescenti che non si fermano davanti a nulla, anche al costo di annichilirsi.
Koshiro, purtroppo, è un personaggio controverso, debole, in senso lato egoista e incapace di gestire in primis le interazioni con l'altro sesso: vedi la ex (che gli chiede se abbia mai amato una persona dal profondo del cuore), ma anche la sua collega Kaname Chidori, che in più occasioni gli ha fatto intendere il suo interesse nei suoi confronti, soprattutto nella fase in cui è andato a vivere da solo per fuggire da casa e dalle interazioni con la sorella, cercando di farlo ragionare anche e solo nell'esclusivo interesse di Koshiro (che era allo sbando).
In sostanza, si tratta di un personaggio emotivamente e sentimentalmente immaturo, quasi ancora adolescente, e in certi frangenti l'ho quasi percepito irritante: le sue reazioni assolutamente senza controllo e ingiustificate a delle sollecitazioni tutto sommato normali della sorella le ho trovate troppo "sa di già visto", e quasi di accusa più o meno velata a un certo target di adulti maschi incapaci di voler crescere... e negli episodi finali non mi sembra proprio che sia evoluto positivamente, se non nell'aver accettato il rischio di provare a vivere la storia d'amore con la sorella o meglio aver ammesso a lei i suoi veri sentimenti che aveva soffocato in ogni modo, risultando quasi grottesco fino a quel momento (vedi la fuga improvvisa da casa per non vederla e frequentarla).
Nanoka è un'adolescente che scopre il proprio fratello maggiore e pian piano se ne invaghisce, fino a dichiararsi più volte (anche per gli odiosi comportamenti di continuo rifiuto e indifferenza del fratello) e arrivare a vivere fino in fondo il suo rapporto con lui. Di sicuro è il personaggio positivo della coppia: vive il suo amore in modo assoluto, con coraggio e silenzioso dolore, soprattutto quando si ritrova a subire le decisioni prese "inaudita altera parte" del fratello (vedi su tutte la fuga da casa, per la quale gli ha esplicitamente detto che "lui prendeva sempre le decisioni senza confrontarsi con chi gli voleva bene") e non si dà mai per vinta, pur essendo consapevole che quello che arriva a provare per lui non sarebbe stato capito dai suoi coetanei (e infatti non confesserà mai nulla alla sua compagna e amica Futaba, né tantomeno ai familiari), mantenendo il segreto e diventando "aggressiva" per riprendersi il suo amato fratello, solo quando deve mettere in chiaro i suoi sentimenti contro la collega del fratello che prova a farla desistere. Mantiene in certi frangenti la volubilità e la cocciutaggine tipica degli adolescenti della sua età, ma dimostra di essere molto più matura dei due adulti (padre e fratello) con cui convive, prendendosi cura di loro e anche accettando di essere in pratica al loro servizio... circostanza che forse la madre alla lunga non aveva accettato del proprio marito.
Vista così, è la ragazza a dimostrarsi capace di ergersi su tutti gli altri personaggi, che tutto sommato vengono tratteggiati sommariamente, con qualche attenzione in più per i genitori (as usual, soggetti solo capaci di fare i "portieri d'albergo") e per la collega Chidori, che sul finale dimostra comunque di avere un certo spessore, oltre ad essere un'indefessa lavoratrice e una grande bevitrice.
E allora, ancora una volta, anche "Koi Kaze" diventa il classico manifesto della inquietudine e senso di disagio che i giovani provano verso il mondo "adulto" e le sue ossessioni e psicosi, che rappresenta quasi un "mondo al contrario" (parafrasando il titolo di un libro andato di moda nella scorsa estate 2023), in cui gli adulti non sono mai cresciuti e devono essere assistiti e sorretti dalla propria prole o dai ragazzi, che con i loro ideali e la loro determinazione riescono a fare da puntello al loro generale "sbandamento" o "crisi".
"Koi Kaze" resta un'opera di grandissimo spessore non tanto e solo per il coraggio di "cosa" narra (al netto di alcuni punti di debolezza già evidenziati) ma del "come": da quest'ultimo punto di vista l'amore proibito diventa il grimaldello per arrivare a rompere la maschera che i personaggi indossano (significativo in questo caso un dialogo di Nanoka con Koshiro sul tema) e manifestare la propria essenza senza filtri e senza i soliti limiti esogeni imposti da un mondo "esterno" poco incline a comprendere ciò che ciascuno di loro sente veramente in fondo al proprio io.
Senza 'spoilerare', il finale non poteva che essere così: indefinito e aperto. In fondo, la mangaka e il regista non prendono posizioni moralistiche o di giudice della relazione che si è alla fine instaurata tra i due fratelli, ma si limitano a narrare come i protagonisti provano a vivere i loro sentimenti nella dicotomia consapevole tra la "forma" e la "sostanza" della loro relazione, in quel modo dolorosamente struggente come solo gli autori giapponesi sanno fare.
Credo che ciascun spettatore possa leggere l'epilogo che anela... Nella sostanza, resta comunque e ancora una volta il "carpe diem" del loro amore "proibito", compiuto in quella navigazione più o meno a vista che è la vita.