logo GamerClick.it

8.5/10
-

"Mind Game"... tradotto letteralmente "gioco mentale" o "gioco psicologico", è il film di esordio di Maasaki Yuasa del 2004. Dell'ormai famoso regista, sceneggiatore e animatore ho avuto modo di apprezzare "Ride Your Wave" del 2019, ma lui aveva già raggiunto il successo qualche anno prima con "The Tatami Galaxy" del 2010, per poi confermarla con "Ping Pong The Animation" (2014), "Lu e la città delle sirene" (2017), "Devilman Crybaby" (2018), fino a "Japan Sinks" (2020) e "Inu-Oh" (2021).

"Mind Game" è l'opera prima di una delle personalità probabilmente più vivaci dell’animazione giapponese odierna, e questo film animato rappresenta probabilmente il manifesto del regista e la sua particolare visione dell'animazione.

Si potrebbe definire il film con tanti aggettivi qualificativi positivi, ma credo che ce ne sia uno particolarmente adatto: "anticonformista", nello stile in primis e poi nei anche nei contenuti, che oscillano tra la particolare visione anche "positiva" dell'esistenza e il nonsense, anche con sconfinamenti nel "pulp", con marcate venature tarantiniane (soprattutto all'inizio del film).

Un film che mi ha lasciato l'impressione di osservare la storyboard attraverso un caleidoscopio. Di sicuro chi è delle generazioni più risalenti come me (Baby boomers, X) saprà a cosa mi riferisco: quel tubo tipo "monocolo", che contiene due o più specchietti e piccoli oggetti colorati, attraverso il quale si osserva un'immagine. Ogni volta che lo si muoveva, quei pezzetti colorati frapposti con la luce e l'immagine formavano immagini diverse e affascinanti, psichedeliche e oniriche, diventando un vero e proprio filtro creativo sulla realtà.

Perché ho utilizzato la metafora del caleidoscopio per descrivere il primo film di Maasaki Yuasa?
Perché "Mind Game" mi ha rammentato le teorie sul "pensiero caleidoscopico" di una docente universitaria, Rosabeth Moss Kanter (Harvard University), che ha sostenuto che «Il caleidoscopio è un insieme flessibile di elementi: se lo ruoti, o se guardi da una diversa angolazione, puoi vedere un’immagine o un pattern diverso. Non è la realtà che è fissa, ma la nostra visione della realtà. È importante imparare a vedere nuove possibilità».

Tale affermazione sembra calzare a pennello su "Mind Game", un film che dopo la sua visione lascia allo spettatore la sensazione di essere stato stimolato nell'immaginazione, nell'ampliamento della propria visione della realtà, per far apprezzare idee e soluzioni diverse dalla solita esperienza sensoriale e mentale.
Un vero e proprio invito ad accogliere idee e concetti che potrebbero sembrare prima facie anche contrapposti tra loro, senza scartarli sommariamente a priori.

E così l'esordiente Yuasa con "Mind Game" ha animato un mondo atipico, fuori dai canoni o dalle solite convenzioni del mainstream sia dell'animazione sia delle modalità narrative della storia.
E come tutte le opere "sperimentali", sembra che alla sua uscita il film sia stato un flop, al pari di altre opere di illustri registi del calibro di M. Oshii o H. Anno (vedi rispettivamente "Tenshi no Tamago" e anche "Neon Genesis Evangelion"), che hanno tentato di innovare rispetto al genere e stile che andavano per la maggiore nel periodo.

La trama è un viaggio metaforico/onirico sull'esistenza umana e sulla determinazione a voler incidere sul proprio destino "against all odds and issues".
E Yuasa lo fa a modo suo con uno mix di stili narrativi che partono da una sequenza ipnotica iniziale di immagini estrapolate dal film sotto forma di anticipazione, in una delle quali si legge che "La tua vita è il risultato delle tue decisioni", e dopo alcuni minuti di immagini veloci, serrate e senza respiro si inizia a vedere la vera e propria trama. Inutile riportare le citazioni che il regista inserisce nelle immagini (mi sovviene "Astro Boy").
E dopo una serie infinita di stili animati in cui si passa dal tradizionale al 3D digitale con l'utilizzo di filmati e immagini girati in live action, si chiude con una margherita che ruota come una girandola e sui cui petali leggiamo il titolo del film: "Mind Game"... e una frase emblematica, "This story has never ended".
Il finale è una "riscrittura" in chiave positiva dei cambiamenti conseguenti alle vicissitudini narrate nel film, e dimostra come il messaggio sia quello che, avendo il coraggio, è possibile modificare il corso degli eventi e migliorare la propria condizione: basta volerlo.

Con "Mind Game" Yuasa ha dimostrato di possedere un grande talento nello sviluppare una storia dal ritmo narrativo variabile, capace di stupire e disorientare lo spettatore con visioni inedite, spaziando dal pulp all'introspezione, al dramma e alla commedia.

Il film rappresenta pertanto un'opera fuori dagli schemi, atipica e surreale, aspetti sui quali a tratti mi è sembrato di percepire, di contro, un eccesso in cui ho avuto anche l'impressione che a tratti il film abbia "indossato il vuoto con classe" (mi vorranno perdonare gli Afterhours), in un'ottica quasi giocosa di sincretismo visivo e tecnico eccessivamente barocco.

Ovviamente, è solo la mia opinione personale, e devo comunque ammettere che "Mind Game" abbia aperto una nuova porta sull'universo tanto particolare e affascinante che è l'animazione d'autore.