logo GamerClick.it

-

Sarà un caso ma devo ammettere che ho visto "Good night world" immediatamente dopo una full immersion con "Neon Genesis Evangelion" e la tetralogia del "Rebuild" e non è stato difficile rivedere in questa serie alcuni degli stilemi del masterpiece di Anno: mi riferisco in particolare sia al solito dramma del rifiuto del mondo reale da parte di ragazzi che hanno un rapporto conflittuale con la propria famiglia (ed in modo particolare con la figura paterna) e di conseguenza con la società sia al rifugiarsi in una realtà virtuale in cui si pensa di poter essere qualcuno e di poter socializzare meglio che nel mondo reale.

Al psicodramma "otaku", la trama unisce il sempreverde pericolo (quanto mai più vero oggi) dello sviluppo delle IA e alla loro capacità di superare il proprio creatore soggiogandolo e rendendolo schiavo, ispirandosi smaccatamente alla saga "Matrix". E come in "Matrix" alla fine ci sarà qualcuno che cercherà di contrastare lo strapotere delle IA e di risolvere il problema alla radice salvando l'umanità sacrificando la propria esistenza...
E la serie di "Good night world" si divide idealmente in due parti quasi uguali in cui sviluppa prima il tema "otaku-realtà virtuale" e poi si lascia prendere dal dramma dell'avvento delle IA e la loro voglia di soggiogare l'uomo, il loro creatore, e la l'umanità intera.

A far da collante tra le due anime della serie ci pensano i membri della famiglia Arima, che con le loro vicissitudini, debolezze, nevrosi, riescono a far vivere l'allegoria del disagio della solita famiglia giapponese allo sfascio:
- padre padrone, geniale quanto duro, mai incline al compromesso, assoluto nella determinazione del raggiungimento degli obiettivi a scapito dell'emotività e degli affetti familiari;
- madre dolce e amorevole, debole e sottomessa, incapace di imporsi minimamente e traumatizzata dalla perdita della figlia minore deceduta in tenera età;
- figlio maggiore, otaku e neet fino al midollo, l'archetipo della solitudine, del rancore verso il padre assente, convinto che la causa della morte della sorellina sia imputabile al padre e soprattutto che si odia al punto da essere convinto di poter sopravvivere solo nel mondo virtuale;
- figlio minore allineato al mainstream, incapace di ribellarsi al sistema, accomodante e ipocrita, cerchiobottista e anche un po' cocco del padre.

La storia della famiglia Arima è paradigmatica e il leitmotiv della serie: i membri sono incapaci di essere una famiglia nella realtà, ma - più o meno a loro insaputa - sono uniti e coesi nel mondo ludico virtuale.

Una scelta quasi geniale, molto originale della serie (e ovviamente del manga cui si ispira) e che rende la prima parte dell'anime piuttosto interessante e godibile. Il messaggio che i familiari si sentano tali nel gioco e non nella vita reale è disarmante e in un certo senso choccante: potrebbe essere visto come una specie di evoluzione del messaggio di una serie capolavoro di fine anni '90 "Serial experiments Lain" che documenta gli albori dell'alienazione e solitudine umana una volta che l'uomo abdica a vivere nella realtà cercando di fuggire nel mondo virtuale dove può adottare un avatar e ricostruirsi una identità nuova, una maschera dietro la quale celare il proprio ego, rendendo un'immagine di sé che non esiste... E in "Good night world" il tema dell'incomprensione, dell'incomunicabilità e della solitudine nell'ambiente dove tutto ciò per definizione non dovrebbe esistere è quanto mai presente ed evidente, con una visione nichilista e negativa della base della società umana: la famiglia...

Tuttavia la serie invece "sbraca" quando introduce il tema del pericolo della creazione delle IA e della loro evoluzione senza i dovuti controlli da parte di chi l'ha creata. Trasforma l'anime in una specie di incubo senza fine che diventa poi la scusa per far "avvicinare" il padre-mostro e il figlio otaku per far capire al secondo il perché della creazione dell'IA nelle intenzioni del padre e dell'estremo sacrificio di quest'ultimo per salvare i suoi cari e l'umanità.

Quello che a mio avviso è mancato alla serie è una reale introspezione dei personaggi, con, di contro, una loro eccessiva caratterizzazione, rendendoli un po' irreali e anche poco empatici. "Good night world" è partito bene con una idea ben precisa anche se non "originale" per poi andare a impaludarsi nella lotta uomo-macchina senza approfondire la auto-coscienza delle IA in contrapposizione al loro creatore, valorizzando solo il lato "grottesco" dell'intelligenza artificiale e non quello più contorto e problematico del rapporto creatore-creato reso in modo sublime e non ancora raggiunto come in "Blade Runner".

E così "Good night world" a mio avviso tende a deludere chi come me da una serie così congegnata si attendeva di essere condotto in una trama più sfaccettata e intrisa di complessità e introspezione, limitandosi a introdurre qualche spunto interessante e a fermarsi nel momento in cui avrebbe dovuto osare di più. Peccato...