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7.5/10
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Toradora... sigh...

La light novel è finita nel 2009.
L'anime, anche contando l'OAV, è finito nel 2011.
Il manga va avanti da 15 anni e viene tuttora pubblicato su una rivista mensile chiamata Dengeki Daioh, e probabilmente vedrà finalmente la fine nel prossimo anno (estate 2024 secondo alcuni).
Quindi, se tutto va bene e se il planning speculato corrisponde alla realtà, in Italia vedremo il dodicesimo e ultimo volume nel 2025.

Sigh...

Ok, immagino sia inutile lamentarsi della lentezza dei tempi di pubblicazione, giusto? Mi piange il cuore, ma è inutile. Ringraziamo che è uscito l'undicesimo volume (ep. dell'anime 22, 23 e inizio 24), rileggiamo un'altra volta tutto da capo, e stavolta facciamo una bella recensione (qui valuterò il manga a sé, e senza considerare la light novel di origine o l'anime).

Trama e storia: Come al solito la sinossi è abbastanza chiara nel dare una prima idea di cosa tratti il manga.
"Toradora!" è una commedia romantica che, come spesso accade in questi casi, parte con toni divertenti per poi scivolare (abbastanza velocemente) in un genere più sentimentale.
Il primo volume in particolare, dovendo giustificare il punto di partenza, fa un ricorso un po' eccessivo alla sospensione del dubbio, trattandosi di un'opera che vuole classificarsi più vicino al "realismo" che al "fantastico". Sebbene questo sia funzionale a fornire una base su cui gli eventi poi si sviluppano, forse si poteva fare qualcosa di più.
Per quanto riguarda i volumi successivi al primo devo dire che, sebbene siano presenti molti scenari tipici di questo genere (la gita al mare, la gita in montagna, la festa di Natale, eccetera), è anche piacevole vedere che molti altri non ci sono (le terme, il matsuri, il ryokan). In sostanza trovo apprezzabile che l'autore abbia fatto la scelta di non tormentarci per trecento volumi ripetendo al parossismo sempre le stesse azioni/reazioni dei protagonisti, fino a rendere il tutto stucchevole e noioso. Non è che ogni volta ci debba per forza essere sempre tutto il pacchetto completo perché una serie sia godibile. In generale quindi la storia si dipana abbastanza velocemente, anche con un buon lavoro di rielaborazione che rende in un certo senso unici i soggetti archetipici scelti dall'autore.
Sfortunatamente un lavoro meno pregevole è stato fatto nel gestire l'avanzamento della trama principale e, purtroppo, si abusa alla grande del classico "impantanamento da personaggio idiota". E quindi abbiamo un Ryuji fastidiosamente tardo nel comprendere i sentimenti propri e di chi gli sta attorno, una Taiga fin troppo bipolare ed estrema nel suo essere tsundere, una Kushieda che decide di porre l'amica prima di sé stessa oltre ogni accettabilità, una Ami che parla sempre per indovinelli e non dice mai apertamente niente, e così via.
Tutti si tengono sempre tutto dentro e la povertà di questo cliché emerge platealmente, ovvio e scontato, non appena qualcuno finalmente si espone (vol.11) parlando in modo chiaro. E lì crolla l'intero castello di carte, i nodi vengono al pettine in un attimo, gli eventi accelerano e praticamente si va dritti al finale che tutti sapevano già dalla terza pagina. Ad ogni modo scopriremo solo tra due anni, nell'ultimo volume, come verrà realizzata l'ultima parte nella versione manga (vedi il P.S. sottostante).
Non ho troppo apprezzato il modo in cui alcuni aspetti della parte più demenziale vengono accantonati lungo il percorso: dal pappagallo di Ryuji, al disordine patologico di Taiga, al maniacale amore per la pulizia di Ryuji. Dopo l'inizio, una o due volte queste cose ritornano in modo blando, ma è evidente come la scelta, nel corso dei volumi, sia quella di lasciarsi volutamente alle spalle tutta la parte più "frivola" dell'opera (e non solo per questi dettagli specifici). Il problema è che senza quell'aspetto fondamentale ciò che resta è un gruppo di individui che si fa le pare mentali, poco altro.
Non lo so, ho un rapporto di amore-odio con questa serie. Da un lato è una delle mie preferite, la trovo malinconica ed emotivamente coinvolgente e l'ho letta varie volte. Dall'altro lato in alcuni momenti vorrei lanciare il tankobon che ho in mano direttamente nella spazzatura. E forse è proprio questo sentimento contrastante che mi fa essere così critico, perché in generale comunque parliamo di un manga assolutamente pregevole.

P.S. Un'ultima cosa. La night novel di Takemiya e il suo adattamento anime hanno finali diversi. Personalmente reputo il finale dell'anime migliore, ma il manga finora si è rivelato leggermente più fedele al testo originale. Sono curioso di vedere quale finale verrà utilizzato...

Sviluppo dei personaggi: Se volessi essere brusco e un po' ingeneroso direi semplicemente che lo sviluppo dei personaggi è quasi secondario fino praticamente alla fine.
Ryuji si interroga costantemente, fa mille elucubrazioni, ma di fatto è uguale a se stesso fino alla fine. Se il suo sviluppo è carente non è tanto meglio il suo background, che è poco più che tratteggiato (ma emergeranno alcune cose sulla sua famiglia nel dodicesimo volume), con più di qualche lato lasciato volutamente poco definito (del padre non viene detto quasi nulla di specifico, ad esempio, anche se nel complesso la situazione è chiara).
Taiga evolve un po' di più, si accorge per prima dei propri sentimenti, ha coscienza di sé e del proprio carattere, che è anche maggiormente sfaccettato, le viene fornito un background più interessante che viene anche approfondito entro i limiti dei pochi volumi.
Gli altri personaggi sono fortemente determinati da pochi tratti caratteriali.
Kushieda è in un certo senso affascinante per la sua positività, ma risulta davvero un po' piatta e poco interessante nella sua semplice risolutezza. E personalmente vedo anche un'incongruenza tra il suo carattere determinato e volitivo, e le sue scelte che la portano di fatto a fare una rinuncia sentimentale a priori, senza neppure provarci, senza combattere, all'interno di un contesto in cui questo sacrificio non sarebbe di fatto strettamente necessario.
Ami è sempre nascosta dietro le proprie maschere, ha un'evoluzione piuttosto netta, anche troppo veloce rispetto a come viene presentata inizialmente. Il lettore capisce ciò che c'è dietro il suo cambiamento, per quanto secondo me sia una trasformazione gestita in modo un po' superficiale, ma è addirittura frustrante vedere come non riesca ad essere onesta una sola volta, a dire quello che pensa, a liberarsi finalmente di quello che alla fine appare come un peso quasi opprimente. Ogni volta che leggo le parti che riguardano Ami mi sento come in quei sogni in cui vorresti urlare e non ci riesci.
Kitamura boh, il suo carattere è un mistero... come se l'autore non avesse del tutto deciso dove andare a parare, visto che dà l'impressione di essere come minimo "mutevole".
In sostanza ritengo che i personaggi siano godibili e più che sufficienti, se ci si limita a una lettura leggera, ma se si prova a grattare un minimo la superfice e a fare anche solo un po' di analisi psicologica "da bar" non ne escono proprio bene.

Disegni: I disegni sono gradevoli, con un tratto che però in alcuni frangenti tende a diventare un po' grezzo e spigoloso. E' una cosa che ho notato in particolare nel volume appena pubblicato (11). Ad ogni modo in linea generale il disegno non risulta mai sgradevole, e le tavole sono raramente bianche e/o spoglie. Anzi, alcune tavole sono anche piuttosto evocative.

Dialoghi: Nel complesso non ho nulla di particolare da segnalare ma, visto che ho riletto il manga ormai varie volte, riprendendo quanto detto sopra... "in alcuni momenti vorrei lanciare il tankobon che ho in mano direttamente nella spazzatura". Sì, perché se in generale va tutto bene, ci sono alcuni dialoghi che sono davvero un po' tirati, un po' troppo melodrammatici, mentre altri sono fastidiosamente inconcludenti. Ma tutto questo forse in parte è anche la cifra stilistica dei manga di questo tipo.
Una nota negativa, lo devo dire, è il fatto che in alcuni punti non si capisce subito in modo chiaro se i personaggi stiano pensando o parlando ad alta voce. Altre volte addirittura si fatica a seguire il filo del discorso perché non è chiaro chi stia parlando in uno scambio di battute. E in un paio di punti (secondari) ho addirittura l'impressione che ci sia qualche problema di adattamento o un errore di traduzione del soggetto della frase. Niente di insormontabile, ma comunque dei difetti un po' fastidiosi.

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In definitiva ritengo che Toradora sia un ottimo manga che, opinione del tutto personale, si fa perdonare un comparto tecnico nella media compensando con un grande impatto emotivo. Quindi, se non siete i tipi da emozionarvi e lasciarvi coinvolgere e trascinare durante la lettura, considerate il mio voto arrotondato per difetto.