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Attenzione: la recensione presenta spoiler

“È uno strano dolore... Morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai.” ("Seta" - A. Baricco)

Nostalgia per i tempi in cui l'attesa per un evento piacevole aveva il sapore dell'evento stesso... "20th Century Girl" mi ha riportato indietro nel tempo e mi ha fatto rivivere un po' quel periodo della giovinezza in cui i cosiddetti amori adolescenziali, assoluti e imprescindibili, caratterizzano l'esistenza di coloro che li vivono, al punto di non consentire di svincolarsi, come nel caso raccontato nel film in recensione.

Premesso che la mia giovinezza risale al decennio precedente a quello narrato in "20th Century Girl", la prima impressione che ne ho ricavato dal film di Bang Woo-ri, uscito nell'autunno del 2022, è proprio quella che si tratta di una commedia romantica, che pone lo spettatore di fronte al dramma della crescita personale di fronte alle vicissitudini che la vita costringe ad affrontare.

Crescita personale... Non cambiamento "passivo".

La storia narrata nel film è piuttosto semplice e anche, in apparenza, leggera. Na Bo-Ra (interpretata da Kim Yoo-jeong), protagonista del film, ha l'amica del cuore Yeon-Du (interpretata da Roh Yoon-seo) innamorata di un ragazzo, Poong Woon-ho (interpretato da Byeon Woo-Seok). Dovendosi quest'ultima sottoporre ad un delicato intervento al cuore all'estero, Yeon-Du chiede a Na Bo-ra di raccogliere informazioni su Poong Whoo-Ho (interpretato da Woo-Seok Byeon) per capire chi e come sia, in modo che al ritorno possa cercare di mettersi insieme a lui. Buona parte del film è dedicata alle vicissitudini, più o meno comiche e ricche di equivoci, vissute da Na Bo-Ra per cercare di capire chi sia Poong Whoo-Ho, e una volta individuato... Si sa, il destino a volte sa essere molto beffardo e, parimenti, all'amore non si comanda.
E al ritorno dall'intervento, Yeon-Du scoprirà che gli eventi non sono andati proprio nel senso sperato, con tanto di iniziale melodrammone tra le due amiche condito, anche, dall'ulteriore plot twist della partenza di Poong Whoo-Ho per la Nuova Zelanda.

Fino a questo punto il film non mi aveva entusiasmato: una narrazione piuttosto standard di amicizie e amori adolescenziali, un po' tanto deja-vu di tanti altri anime e film, incluso l'incomodo dell'amore a distanza, e la pace tra le due amiche per la pelle dopo il momento iniziale di forte tensione una volta scoperto che Na Bo-Ra e Poong Woon-Ho nutrivano reciprocamente dei sentimenti.
Mentre la protagonista (e anche lo spettatore) vive l'attesa struggente del ricongiungimento dei due, inizia il disagio dell'ignoto (la mancata risposta di Poong Whoo-Ho alle chiamate di Na Bo-Ra) che porterà all'amara scoperta della verità in un finale di film un po' affrettato e, perciò, abbastanza destabilizzante e un po' deprimente, come sa essere la vita nel porre di fronte gli eventi dolorosi.
"E la vita continua anche senza di noi/Che siamo lontani ormai/Da tutte quelle situazioni che ci univano/Da tutte quelle piccole emozioni che bastavano/Da tutte quelle situazioni che non tornano mai/Perché col tempo cambia tutto, lo sai/E cambiamo anche noi..." Il buon Vasco ci aveva visto giusto a fine anni '70 con un capolavoro di canzone che ancora oggi può essere interpretato in vari modi, tra i quali anche quello dell'ineluttabilità della vita...

“Il maggior ostacolo del vivere è l'attesa, che dipende dal domani ma spreca l'oggi.” (L.A. Seneca)

"20th Century Girl" ti inganna: fino alla fine ti sembra un film leggero e poi tira la rasoiata senza tanti scrupoli e, ahimé, diventa "vincente"... "One shot, one kill", e lo spettatore resta colpito e affondato. La rasoiata il film la costruisce con un plot twist che ai più arriva inaspettato, ma per coloro che sono esperti di opere dell'Estremo Oriente non rappresenta una novità. Di recente mi è capitato di vedere "Il mio amore è un fiore di ciliegio" (dorama giapponese) e il messaggio, in fondo, è lo stesso, con il finale struggente del ricordo come unico modo per poter star vicino a coloro che non ci sono più. Un po' diverso, ma altrettanto doloroso è "Avrei voluto dirtelo un milione di volte", e tra le animazioni (ma esiste anche il live action) mi sovviene "Voglio mangiare il tuo pancreas".
E a poco serve la prima corposa parte del film, in cui sembra che il leit motiv sia rappresentato dalla "nostalgia" per i bei tempi dell'adolescenza non ancora caratterizzata dalla tecnologia per le relazioni a distanza. Vedere l'utilizzo dei telefoni analogici, dei cercapersone e delle cabine telefoniche mi ha fatto sorridere con un velo di malinconia...
Tempi lontani in cui ci si struggeva per avere informazioni che oggi sono quasi immediate grazie allo sviluppo della rete, delle comunicazioni e delle modalità di condivisione delle informazioni.
Ma la sostanza è sempre la stessa, al di là delle tecnologie e modi di vivere diversi: nell'adolescenza possono nascere dei legami che si sognano come eterni, ma che per le vicende che possono accadere non possono continuare.

“Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi di trovare.” (Eraclito)

L'ultima parte del film svolta dall'incanto magico dell'innamoramento adolescenziale ad atmosfere più cupe pregne di sinistri presagi, come l'approssimarsi di un violento temporale estivo...
Na Bo-Ra è ormai adulta, ma sembra sentimentalmente sempre incatenata al suo amore di gioventù. La scoperta della verità ha solo l'effetto di squarciare il "velo doloroso" della sua esistenza facendo calare definitivamente il sipario su una grande storia d'amore, cui non resta altro che struggersi di fronte ad una video cassetta VHS.
In un certo senso resta ancora più stridente il confronto tra l'amica del cuore di Na Bo-Ra, che si era comunque rassegnata (anche in un modo "maturo", mantenendo l'amicizia con Na Bo-RA) al "you can't always get what you want", e Na Bo-Ra stessa, rimasta prigioniera dei suoi sentimenti assoluti e adolescenziali senza riuscire ad andare avanti. L'eterna diatriba del "coming of age", in cui spesso si “matura con i danni, non con gli anni".