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“Il desiderio nasce da quello che osserviamo ogni giorno.” (dal film "Il silenzio degli innocenti" - A. Hopkins)

Inizio con una provocazione per la recensione dell'anime "Ore no Imouto ga Konna ni Kawaii Wake ga Nai" (ossia "My Sister Can't Be This Cute", abbreviato in "Oreimo"), prendendo spunto da un film capolavoro del 1991, magistralmente interpretato da Sir Anthony Hopkins nel ruolo dell'ineffabile psichiatra cannibale Hannibal Lecter.

Ho utilizzato la battuta (un po' inquietante) perché "Oreimo" tratta in modo un po' raffazzonato e superficiale un paio di temi di rilievo, tra cui uno particolarmente "pruriginoso" e di difficilissima accettazione sia a livello individuale sia sociale, il possibile amore tra fratello e sorella consanguinei.
Ma non basta, perché "Oreimo" ne approfitta anche per introdurre un'altra questione: il fenomeno degli otaku e del loro possibile amore per un genere particolare di videogiochi che si possono ascrivere al genere "eroge" (def. Wikipedia: "Un eroge (エロチックゲーム, erochikku gēmu, dall'inglese erotic game) è un videogioco giapponese per computer contenente scene sessuali e/o erotiche").

Se il tema eroge/otaku contraddistingue particolarmente la prima serie e i relativi OAV di 4 episodi, nella seconda serie e i relativi 3 episodi OAV finali, la trama e la sceneggiatura virano decisamente sul tema dei sentimenti d'amore che si possono sviluppare tra fratello e sorella consanguinei.

La trama si fonda sulla light novel di diciassette volumi di Tsukasa Fushimi del 2008 e sul successivo manga del 2009-2011 (è in corso uno ulteriore dedicato ad uno dei personaggi, Kuroneko, del 2021), e narra la storia di due fratelli, Kyosuke e Kirino, che, all'improvviso dopo anni di reciproca indifferenza, iniziano a condividere i propri segreti e sentimenti. In particolare Kirino, la sorella più giovane, decide di condividere col fratello maggiore il suo "segreto": la passione sfrenata e incontrollabile per i giochi visual novel anche eroge sull'amore tra fratello e sorella con protagonista proprio le sorelle minori.
Ma non è tutto: Kirino si comporta verso il fratello come la classica "tsundere", maltrattando in modo anche violento il fratello oggetto dei suo sentimenti più che affettuosi. Se poi aggiungiamo che Kyosuke è il classico imbranato, impacciato bonaccione gentile e altruista che si preoccupa fino all'annullamento per la sorellina, una volta ritrovata in qualche modo l'interazione con lei...

La passione quasi "patologica" di Kirino per gli eroge (come sembra di capire da "Oreimo") è una sorta di sfogo per la frustrazione di non poter amare il fratello, o meglio poter ricevere da lui le attenzioni che lei brama: così Kirino si immagina di essere il player maschio dei suoi giochi e colleziona ogni possibile videogioco a tema rapporto incestuoso fratello-sorellina (anche quelli vietati ai minori...), vivendo una sorta di vita parallela ludica da perfetta persona bipolare alla dottor Jeckyll/Mr. Hyde. Insomma, il paradigma del perfetto otaku, con l'attenuante che lei riesce a scindere perfettamente la vita di tutti i giorni di interazione con gli altri con quella inconfessabile della sua passione che lei stessa riconosce come moralmente insostenibile sia verso il fratello sia verso il suo surrogato (i videogiochi eroge).

Non mi dilungo nuovamente se "giocare compulsivamente agli eroge, collezionare maniacalmente ogni relativo gadget, leggere libri, manga e vedere anime a tema amore fratello/sorella" sia una devianza da perseguire e estirpare o sia moralmente e/o socialmente accettabile (è il tema della prima serie), e mi concentro sul modo in cui "Oreimo" sviluppa la storia del legame amoroso tra Kirino e Kyosuke.

L'argomento "amore tra fratelli" l'ho già incontrato in altre serie più o meno "apprezzabili". Mi sovviene "Domestic Girlfriend" (anime incompleto rispetto alla storia del manga che si focalizza solo sui primi volumi più "controversi"), "My Stepmom's Daughter is My Ex" (più leggero e comico) e "Koi Kaze". "Oreimo" si colloca idealmente più vicino a quest'ultimo (amore tra fratelli consanguinei e non tra fratellastri e sorellastre acquisiti), ma, ahimè, siamo ben lontani dal pathos, realismo e approfondimento dei protagonisti che "Koi Kaze" riesce a trasmettere.

"Oreimo" nel suo complesso, e soprattutto nella seconda serie fino al termine, sembra una vera e propria visual novel e/o RPG con i suoi rami narrativi o route in cui Kyosuke sembra muoversi e percorrere gli archi narrativi, per poi addivenire al finale più o meno atteso con la sorpresa formalmente "riparatoria" ma sostanzialmente assurda. Purtroppo per lo spettatore non c'è possibilità di scegliere le route, e si deve sorbire passivamente lo scorrere degli eventi fino alla fine, a meno che non voglia interrompere la visione...

E a poco valgono gli episodi in cui regista e sceneggiatore tentano di spiegare le motivazioni per cui Kirino sia arrivata ad amare il fratello e poi ad odiarlo (a mio avviso del tutto risibili e puerili, ma lascio allo spettatore valutare la profondità dei sentimenti rappresentati...), come ancora meno si comprendono i sentimenti di Manami (l'amica di infanzia perennemente innamorata di Kyosuke, senza tuttavia riuscire a trasmettere i suoi sentimenti), quelli di Ayase (la bella amica di Kirino, modella come lei ma inquietante, possessiva e schizofrenica, che odia gli otaku e tutto quanto rappresentano) e Kanako (l'altra amica di Kirino, aspirante idol dal carattere iper-competitivo e alquanto fastidioso e antipatico).
Una menzione a parte la merita Ruri "Kuroneko" (una delle amiche otaku conosciute da Kirino grazie al fratello). È l'unico filone amoroso (parzialmente accettato e vissuto da Kyosuke) che ha una sorta di sviluppo più o meno realistico nel corso della serie: inizia con la solita dichiarazione nell'OAV al termine della prima serie e poi si sviluppa nella seconda serie, tanto che lo spettatore non può che diventare un vero e proprio fan di Ruri che, rispetto a Kirino, sembra una ragazza vera, dotata di una sensibilità e dolcezza fuori del comune (se paragonata alle altre ragazze citate), capace di manifestare i suoi sentimenti in modo credibile e anche maturo, sebbene anche lei sia comunque "affetta" dalla "insana" passione per il cosplay gothic loli, in omaggio ai personaggi delle serie manga e anime che lei ammira, tanto da vedere la sua realtà come un fantasmagorico mondo magico di streghe e spiriti con annessi malefici e maledizioni.

Gli ultimi episodi della serie e i tre episodi OAV conclusivi lanciano nel baratro un prodotto che "a conati di vomito" era riuscito a stare più o meno in piedi in modo appena al di sotto della sufficienza.
Vedere il protagonista maschile Kyosuke in mezzo ad un harem insulso e sviluppato veramente male in cui lui resta ancorato alla sua "fissazione", respingendo tutte le ragazze che gli si sono inaspettatamente dichiarate, come se giocasse alla fiera col fucile con i premi da abbattere, è stato francamente troppo.

Il finale (come l'intera serie del resto...) mi sono sembrati un inno alla weltanschauung dell'otaku-cultura, un peana in cui il grottesco e l'assurdo si fondono in un prodotto "onirico" che può trovare terreno fertile solo in una determinata visione della realtà.

"Oreimo" diventa così un modo per dare ragione all'aforisma di Hannibal Lecter citato all'inizio della recensione... una visione quasi "patologica" della esistenza, delle relazioni umane e, in fin dei conti, anche dei propri sentimenti in cui il desiderio/istinto di mero possesso si scontra con la ragione e l'oggettività delle situazioni vissute in una sorta di delirio in cui virtuale e reale tendono a confondersi... con buona pace del possibile vero amore, anche laddove la morale e la società sono meno (o meglio, non sono) inclini ad accettarlo o anche tollerarlo.