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Di Makoto Shinkai, dopo aver visto i suoi più grandi successi a decorre da "5 cm al sencondo", ho recuperato le opere d'esordio come "Hoshi no koe" ("La voce delle stelle") e il film in recensione "Kumo no Muko, Yakusoku no basho" ("Beyond the clouds - The promised place").
Se la "Voce delle stelle" mi era apparso come un "esperimento" e non tanto una vera e propria opera prima di Shinkai, "Beyond the clouds - The promised place" per lunghezza, elaborazione della sceneggiatura e realizzazione tecnica lo ritengo come la vera opera prima di Shinkai.

I temi fondanti della storia accomunano il lungometraggio in recensione con l'opera precedente: Shinkai prende spunto ancora dalla fantascienza per gestire una storia sentimentale e di amicizia in una realtà futura e distopica con una idea di fondo mai vista prima.
Il Giappone è diviso in due grandi aree di influenza: la parte settentrionale coincidente con l'isola di Hokkaido sotto l'influenza della nazione a nord del canale che la divide dal continente asiatico (e che potremmo identificare nella Unione Sovietica) e il resto del Giappone sotto l'influenza degli alleati (che potremmo identificare con gli Stati Uniti).

L'idea, che forse si ispira alla situazione della Corea (Nord e Sud), mi ha ricordato una serie televisiva andata in onda tra il 2015 e il 2019, tratta dal romanzo di P. K. Dick "La svastica su sole" pubblicato nel 1962: "The man in the high castle".
La serie narra di un futuro alternativo in cui la seconda guerra mondiale è stata vinta dai nazisti assieme al Giappone con la conseguenza che gli Stati Uniti sono stati divisi per zona di influenza tra le potenze vincitrici. Al Giappone resta la porzione della parte ovest fino al termine delle montagne rocciose e il resto (mid e east coast) sotto l'influenza della Germania nazista.
In sostanza un futuro alternativo (e molto inquietante...) in cui si ipotizza cosa sarebbe successo se avessero vinto le potenze dell'Asse (peccato che non c'è alcuna menzione dell'Italia che era la terza nazione che apparteneva all'alleanza nazi-fascista).

Il lettore vorrà perdonare la digressione un può out off-topic ma devo premettere che l'incipit del film d'animazione mi aveva favorevolmente impressionato proprio per la premessa del Giappone diviso sotto le due sfere di influenza e mi attendevo anche qualcosa di simile, ovviamente mutatis mutandis, alla trama del libro di P. K Dick e della serie.

Shinkai invece prende solo spunto dalla situazione geo-politica per sviluppare (coerentemente al suo stile che manterrà in tutte le sue produzioni) una storia di amicizia tra i tre protagonisti adolescenti (2 ragazzi e una ragazza) che poi si trasformerà anche in amore potenziale con sullo sfondo una vicenda di una misteriosa torre costruita sull'isola di Hokkaido che sembra essere capace, grazie alla tecnologia sviluppata dalla potenza del nord, di rappresentare una sorta di portale inter-dimensionale, che i due ragazzi vogliono osservare da vicino (costruendo un veivolo artigianale) e che i sudisti vorrebbero abbattere per le conseguenze che la torre determina sull'ambiente circostanze e sul tempo.

Se la prima parte del film l'ho trovata lentissima (tipo l'episodio del viaggio in treno di "5 cm al secondo" - l'opera successiva di Shinkai), la seconda parte diventa difficile da seguire per i continui salti temporali che sembrano ispirati alla teoria MWI: flashback, cambi di prospettiva, flash forward, ecc. mi hanno confuso e francamente hanno tolto un po' (tanto) mordente alla storia narrata in cui non si capisce dove voglia andare a parare il talentuoso sceneggiatore e regista.

Il film mi è sembrato così un po' di difficile comprensione e pasticciato: tratta l'amicizia e l'amore, la separazione improvvisa da coloro cui si è affezionati ma anche la guerra e l'influenza del tempo sulla vita degli uomini. L'ambientazione distopica serve solo a creare la solita questione dell'allontanamento tra i protagonisti che, purtroppo, non sembrano brillare per profondità, intensità e sviluppo, anzi...

Il continuo spostamento tra diversi piani temporali dovrebbe determinare il coinvolgimento emotivo dello spettatore come poi si potrà apprezzare nelle opere successive di Shinkai che utilizza questo artifizio narrativo contraddistinto anche da eventi e situazioni particolari (comete che cadono sulla terra, alluviioni, terremoti) che sembrano rievocare una sorta di "loop" o "circolarità" della trama in cui i protagonisti sembrano non lasciarsi mai.

Ma in "Beyond the clouds - The promised place" l'artifizio formale non mi è sembrato funzionare a dovere a differenza del comparto grafico in cui si intravedono le grandi qualità di Shinkai nel rappresentare il world building, gli sfondi dai colori profondi e contrastati, i riflessi e le trasparenze, le animazioni fluide.

Il lungometraggio è uscito nelle sale in Giappone nel lontano ottobre 2004 e in Italia nel 2017, vincendo diversi premi come quello "Best Animated Film" al Mainichi Film Award 2005 e resta a mio avviso per i cultori di Shinkai un'opera di transizione verso quei due film che rappresentano ad oggi le sue migliori produzioni per intensità poetica: "5 cm al secondo" e "Il giardino delle parole". Non me ne vogliano i fan: "Your name" sebbene lo ritenga un capolavoro visivo, sulla trama nutro qualche perplessità rafforzata dalle successive produzioni dove Shinkai sembra ancora non essere riuscito a liberarsi dal grande successo del film del 2016.