Recensione
Blue Orchestra
5.5/10
Conosciuta in patria con il titolo originale di "Ao no Orchestra", il manga di Makoto Akui ha iniziato la serializzazione nel 2017 ed è ancora in corso. A oggi, la serie manga conta undici volumi pubblicati e il con successo ricevuto in patria ha stimolato la produzione di un anime che per la prima stagione consta di ben 24 episodi, segno che la Nippon Animation ha investito e scommesso in modo considerevole sul successo dell'opera, della quale sembra sia prevista già una seconda serie.
Makoto Akui l'ho già incrociata in "The Anthem of the heart" ("Kokoro ga Sakebitagatterunda" o "Kokosake"), il manga del 2015 di cui ha curato i disegni e dal quale è stato tratto l'omonimo film animato sceneggiato da Mari Okada a cura della A1-pictures e potevo pertanto immaginare che la storia di "Blue orchestra" potesse essere un po' tanto "drammatica" e non molto "commedia" leggera...
Di anime a tema musicale (classica) ne ho visto qualcuno e "Blue orchestra" nell'incipit richiama un po' (tanto) un classico del genere: "Your lie in April". Hajime Aono, il protagonista della serie, è un violinista molto bravo, dotato di grandissimo talento, ma, nell'ultimo anno delle scuole medie, restando privo di motivazioni, lascia perdere il suo amato violino. Ma iniziando a frequentare una scuola superiore specializzata in musica e dotata di una prestigiosa orchestra scolastica incontra una ragazza, Ritsuko Akine, che lo "costringe" a ripensare alla sua decisione e a re-iniziare una nuova esistenza in cui la musica riprenderà il posto che le spetta nel cuore e nella mente del virtuoso protagonista.
E' facile intravedere parecchie somiglianze tra la serie in recensione e quella di "Your lie in April"... fortunatamente (o sfortunatamente, dipende dai punti di vista...) le somiglianze non si spingono oltre, nel senso che per quanto visto in questa serie "Blue orchestra" non prende la piega tragico/dolorosa della serie più famosa e fa risparmiare allo spettatore parecchi fazzoletti di carta.
Ciò che invece non gli fa risparmiare è la pazienza... Almeno per me, "Blue orchestra", la reputo non del tutto sufficiente nel complesso come opera di animazione: l'ho percepita come molto prolissa, un po' tanto ripetitiva e priva di spunti di interesse che riuscissero ad appassionare lo spettatore oltre al comparto musicale.
Se l'inizio con le interazioni tra Hajime e Ritsuko sembrava avere un po' di verve oltre alla musica, la trama letteralmente si "spegne" addormentandosi per tanti episodi solo su prove e rivalità musicali all'interno della orchestra della scuola in cui si consuma il solito "dramma" della "propaganda" e "retorica" nipponica alla "full metal jacket" dove forse è mancato solo "palla di lardo" che alla fine uccide l'odioso sergente che dirigeva il corso delle matricole e si suicida...
Ok l'ordine, la disciplina e il reciproco rispetto (ogni riferimento è puramente casuale...), ma vedere degli studenti che trascorrono le loro giornate (e serate) dopo la scuola a massacrarsi in continue prove, esercitazioni e selezioni per vedere chi sia il migliore e degno di ricoprire i ruoli più importanti nella orchestra (sempre sulle stesse note di Ravel e/o Dvorak), sotto la direzione inflessibile di un professore/direttore "alla sergente Hartman" del citato film di Stanley Kubrick è stato per me veramente provante, dandomi l'impressione che "Blue orchestra" rappresentasse più uno di quegli spokon degli anni '70/80 in cui gli studenti di musica vivessero una sorta di incubo tutto "sudore e sangue" per immolarsi alla causa e alla gloria della famigerata orchestra della scuola, con il non tanto latente messaggio che il "talento", anche quello più fulgido e cristallino, senza disciplina, controllo, motivazione e abnegazione non potrà mai emergere in un contesto competitivo come quello giapponese.
Pertanto, nulla di nuovo "sotto il sole", e Hajime, giusto per non perdere riferimenti e citazioni ad opere precedenti e famose (sempre la "tua solita bugia di Aprile"), non poteva non soffrire del confronto con il talentuoso padre Ryūji Aono, tanto bravo quanto fedifrago, che influenza la vita e, (soprattutto), la psiche del povero Hajime in continui ed estenuanti flashback in cui man mano che si procede nella visione della serie, il puzzle si compone man mano con tutte le tesserine e sul finale si manifesterà un'ulteriore tragica epifania della parentela acquisita... ma qui mi fermo per non svelare una delle poche sorprese che danno un po' di ossigeno alla serie.
A "Blue orchestra" è mancata per tutta la serie la "tridimensionalità" dei personaggi: tutti inquadrati, tutti motivati, tutti soldatini ad eccezione di Hajime che della musica non ne vuole più sapere per il rapporto "molto conflittuale" con il padre e per mancanza di motivazione dall'alto delle sue grandi capacità, che proprio per la sua ostinazione nel volersi nascondere e negare gli evidenti problemi di natura caratteriale e personale risulta anch'egli piuttosto noioso e stucchevole nella sua infinita e amletica indecisione/accidia nel sottrarsi dall'affrontare i suoi "demoni". Per non parlare poi della parte "romance": si dovrebbe segnalarla alla trasmissione "Chi l'ha visto?" per provare a capire dove sia stata celata. Di sicuro avrebbe dato quel "quid" in più alla trama per sviarla dall'unico leit motiv che la contraddistingue: l'amore per la musica, tuttavia mal supportato dal comparto grafico in cui si ricorre ad una CG nelle parti suonate che, oltre a non amalgamarsi alle animazioni classiche, rendono i suonatori come delle specie di automi inespressivi e poco realistici nella ripetizione "meccanica" dei movimenti.
Non nutro pertanto molte aspettative positive per la incipiente seconda serie...
Makoto Akui l'ho già incrociata in "The Anthem of the heart" ("Kokoro ga Sakebitagatterunda" o "Kokosake"), il manga del 2015 di cui ha curato i disegni e dal quale è stato tratto l'omonimo film animato sceneggiato da Mari Okada a cura della A1-pictures e potevo pertanto immaginare che la storia di "Blue orchestra" potesse essere un po' tanto "drammatica" e non molto "commedia" leggera...
Di anime a tema musicale (classica) ne ho visto qualcuno e "Blue orchestra" nell'incipit richiama un po' (tanto) un classico del genere: "Your lie in April". Hajime Aono, il protagonista della serie, è un violinista molto bravo, dotato di grandissimo talento, ma, nell'ultimo anno delle scuole medie, restando privo di motivazioni, lascia perdere il suo amato violino. Ma iniziando a frequentare una scuola superiore specializzata in musica e dotata di una prestigiosa orchestra scolastica incontra una ragazza, Ritsuko Akine, che lo "costringe" a ripensare alla sua decisione e a re-iniziare una nuova esistenza in cui la musica riprenderà il posto che le spetta nel cuore e nella mente del virtuoso protagonista.
E' facile intravedere parecchie somiglianze tra la serie in recensione e quella di "Your lie in April"... fortunatamente (o sfortunatamente, dipende dai punti di vista...) le somiglianze non si spingono oltre, nel senso che per quanto visto in questa serie "Blue orchestra" non prende la piega tragico/dolorosa della serie più famosa e fa risparmiare allo spettatore parecchi fazzoletti di carta.
Ciò che invece non gli fa risparmiare è la pazienza... Almeno per me, "Blue orchestra", la reputo non del tutto sufficiente nel complesso come opera di animazione: l'ho percepita come molto prolissa, un po' tanto ripetitiva e priva di spunti di interesse che riuscissero ad appassionare lo spettatore oltre al comparto musicale.
Se l'inizio con le interazioni tra Hajime e Ritsuko sembrava avere un po' di verve oltre alla musica, la trama letteralmente si "spegne" addormentandosi per tanti episodi solo su prove e rivalità musicali all'interno della orchestra della scuola in cui si consuma il solito "dramma" della "propaganda" e "retorica" nipponica alla "full metal jacket" dove forse è mancato solo "palla di lardo" che alla fine uccide l'odioso sergente che dirigeva il corso delle matricole e si suicida...
Ok l'ordine, la disciplina e il reciproco rispetto (ogni riferimento è puramente casuale...), ma vedere degli studenti che trascorrono le loro giornate (e serate) dopo la scuola a massacrarsi in continue prove, esercitazioni e selezioni per vedere chi sia il migliore e degno di ricoprire i ruoli più importanti nella orchestra (sempre sulle stesse note di Ravel e/o Dvorak), sotto la direzione inflessibile di un professore/direttore "alla sergente Hartman" del citato film di Stanley Kubrick è stato per me veramente provante, dandomi l'impressione che "Blue orchestra" rappresentasse più uno di quegli spokon degli anni '70/80 in cui gli studenti di musica vivessero una sorta di incubo tutto "sudore e sangue" per immolarsi alla causa e alla gloria della famigerata orchestra della scuola, con il non tanto latente messaggio che il "talento", anche quello più fulgido e cristallino, senza disciplina, controllo, motivazione e abnegazione non potrà mai emergere in un contesto competitivo come quello giapponese.
Pertanto, nulla di nuovo "sotto il sole", e Hajime, giusto per non perdere riferimenti e citazioni ad opere precedenti e famose (sempre la "tua solita bugia di Aprile"), non poteva non soffrire del confronto con il talentuoso padre Ryūji Aono, tanto bravo quanto fedifrago, che influenza la vita e, (soprattutto), la psiche del povero Hajime in continui ed estenuanti flashback in cui man mano che si procede nella visione della serie, il puzzle si compone man mano con tutte le tesserine e sul finale si manifesterà un'ulteriore tragica epifania della parentela acquisita... ma qui mi fermo per non svelare una delle poche sorprese che danno un po' di ossigeno alla serie.
A "Blue orchestra" è mancata per tutta la serie la "tridimensionalità" dei personaggi: tutti inquadrati, tutti motivati, tutti soldatini ad eccezione di Hajime che della musica non ne vuole più sapere per il rapporto "molto conflittuale" con il padre e per mancanza di motivazione dall'alto delle sue grandi capacità, che proprio per la sua ostinazione nel volersi nascondere e negare gli evidenti problemi di natura caratteriale e personale risulta anch'egli piuttosto noioso e stucchevole nella sua infinita e amletica indecisione/accidia nel sottrarsi dall'affrontare i suoi "demoni". Per non parlare poi della parte "romance": si dovrebbe segnalarla alla trasmissione "Chi l'ha visto?" per provare a capire dove sia stata celata. Di sicuro avrebbe dato quel "quid" in più alla trama per sviarla dall'unico leit motiv che la contraddistingue: l'amore per la musica, tuttavia mal supportato dal comparto grafico in cui si ricorre ad una CG nelle parti suonate che, oltre a non amalgamarsi alle animazioni classiche, rendono i suonatori come delle specie di automi inespressivi e poco realistici nella ripetizione "meccanica" dei movimenti.
Non nutro pertanto molte aspettative positive per la incipiente seconda serie...