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GianniGreed

Piattaforma: Nintendo DS --- Voto 7
“Trauma Center: Under the Knife 2”, uscito su Nintendo DS nel 2008, è il quarto gioco della serie “Trauma Center”, ed è il sequel diretto del primo “Trauma Center: Under the Knife”, ne riprende la storia da dove si era interrotta, e ignora quanto raccontato nei giochi usciti successivamente su Wii. Viene spesso considerato erroneamente come il terzo gioco della serie, perché gli eventi raccontati si svolgono dopo di quelli del primo e del remake “Second Opinion”, ma è uscito dopo “New Blood”, che era il vero terzo gioco della saga.

Trama

Sono passati tre anni da quando il dottor Derek Stiles e l’infermiera Angie Thompson hanno salvato il mondo dalla minaccia della GUILT, una malattia mortale creata da un’organizzazione bioterroristica, la Delphi. I due non sono rimasti con le mani in mano e hanno continuato a viaggiare per il mondo per curare i pazienti che necessitano delle loro abilità. All’inizio della storia li ritroviamo in missione umanitaria in Africa, intenti a curare gli abitanti di alcuni villaggi in preda alla guerra civile. Derek viene richiamato alla sede centrale della Caduceus, l’organizzazione sanitaria mondiale per la quale lavora, perché i pazienti affetti dalla GUILT che aveva curato, stanno di nuovo male. A quanto pare, la GUILT era rimasta dormiente nei loro corpi e ora si sta evolvendo in versioni ancora più pericolose e letali. Anche la Delphi è tornata in attività sotto la guida di un nuovo e misterioso leader.

Gameplay

Arrivati al quarto gioco della serie, sarebbe lecito aspettarsi delle novità in termini di gameplay, ma non è questo il caso di “Under the Knife 2”. Esattamente come i giochi precedenti, fulcro del gioco è la “simulazione” della professione del chirurgo. Il giocatore dovrà anche in questo caso salvare la vita dei diversi pazienti, affetti da problemi e malattie più o meno comuni o dalle pericolose nuove varietà di GUILT. Il tutto si farà tramite lo schermo touch del Nintendo DS: selezionando i giusti strumenti tra i tanti disponibili (pinze, siringhe, ago e filo, laser chirurgico, bende, bisturi, ecc.) e agendo tramite il contatto con la penna stilo sulla zona affetta. Si dovrà aspirare, tagliare, bruciare, suturare, a seconda di ciò che affronteremo sullo schermo. Il tutto stando attenti a tenere in vita il paziente, a non commettere troppi errori, e soprattutto, a concludere l’operazione nel limite di tempo. Oltre alla parte di gioco vero e proprio, anche qui avremo la sezione visual novel, nella quale la storia viene raccontata tramite testo e disegni in stile manga/anime dei personaggi coinvolti.

Grafica e audio

Su questi due frangenti, “Under the Knife 2” fa dei grossi passi indietro rispetto ai capitoli usciti per Nintendo Wii, e torna a essere simile al primo gioco uscito ormai tre anni prima di questo.
Graficamente il gioco è identico al primo uscito su Nintendo DS. Le uniche differenze sono nei ritratti dei personaggi, affidati a Masayuki Doi, diventato character designer della serie dal remake per Wii “Second Opinion”, e all’interfaccia grafica della modalità storia, che riprende anche in questo caso quella del remake. Tutti i disegni degli sfondi e ambienti quali uffici, sale operatorie, panorami cittadini e schermate della mappa, sono stati riciclati dal primo “Trauma Center”, eccezion fatta chiaramente per le nuove location.
Questo non vuol dire che la grafica sia brutta, perché non lo è, solo che, per chi ha giocato alle versioni Wii uscite tra il primo gioco e questo, sarà difficile riabituarsi.
Anche per la parte audio vale lo stesso discorso. Dopo un gioco interamente doppiato come “New Blood” alla Wii, si torna ad avere un gioco dove i personaggi sono muti, eccezion fatta per poche frasi campionate che i personaggi ripetono ciclicamente in alcune situazioni. Le musiche invece sono tutte nuove e gradevoli, ma questa volta hanno poca varietà, e per tutto il gioco i brani si ripetono molte volte.

Longevità e difficoltà

Dopo la difficoltà brutale del primo capitolo, gli sviluppatori hanno aggiunto nei giochi successivi la possibilità di settare la difficoltà su tre livelli (facile, normale, difficile). Tale funzione è stata riproposta anche qui, ed è una manna dal cielo. Il gioco è finalmente alla portata di tutti, anche se ovviamente, più si prosegue e più si fa difficile, ma questa volta l’aumento di difficoltà è graduale e ben gestito.
La longevità si attesta sulle nove o dieci ore, necessarie per arrivare ai titoli di coda. A queste si possono aggiungere le ore necessarie per completare le operazioni “X”, speciali operazioni di difficoltà estrema, o quelle necessarie a completare tutte le operazioni nei tre livelli di difficoltà proposti.

Traduzione e localizzazione

A differenza di quanto accaduto con tutti i giochi precedenti della serie “Trauma Center”, questo “Under the Knife 2” non è mai stato rilasciato in Europa. Di conseguenza il gioco è disponibile solo nell’originale versione giapponese o quella americana, in inglese. Per chi è pratico della lingua, non ci saranno particolari difficoltà nel capire lo svolgimento della storia, a patto di conoscere un po’ di termini medici o sapere i nomi dei vari esami quali TAC e simili, che in inglese si chiamano in un modo diverso. La versione inglese è ben tradotta e priva di refusi, ma continua sulla linea del primo gioco, americanizzando il tutto, in particolare i nomi dei personaggi.

Conclusioni

Arrivati al quarto gioco, è un po’ difficile trovare ancora parole di elogio per una serie che, seppur ancora divertente e gradevole, non prova minimamente a rinnovarsi. Forse non ce n’è bisogno, può essere, ma qualche idea nuova non avrebbe fatto male. La storia è interessante, ma è questo forse l’unico motivo che può spingere un fan a proseguire fino alla fine, e più per affezione verso i personaggi, per vederli arrivare alla fine del loro percorso. Anche in questo caso però, è da notare che alcune situazioni e colpi di scena si ripetono identici ad altri visti nei tre giochi precedenti, così come alcune operazioni.
In breve, “Under the Knife 2” è un gioco adatto ai fan più sfegatati della serie “Trauma Center”, che amano il gameplay ormai un po’ ripetitivo e i personaggi protagonisti di questa storia, e che pertanto sono disposti a chiudere un occhio su questi piccoli difetti e sulla ripetitività di fondo.