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esseci

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
Difficilmente pensiamo alla circostanza in base alla quale sembra non possa esserci linguaggio se non si sente e che l’ascolto sia la componente più importante della comunicazione verbale.
Sembra una considerazione banale e lapalissiana: da un lato per imparare a parlare è necessario sentire i discorsi altrui, comprenderli e attribuirgli un significato, dall’altro lato bisogna essere in grado di ascoltare ciò che noi stessi diciamo, avere cioè il feedback uditivo di quanto affermiamo con la nostra voce. Ma è l'unico modo per dialogare? E' questo l'unica modalità per essere considerati come accettabili da genitori, amici, fidanzati/e, parenti e in generale dalla società?

Ho iniziato la recensione di "Silent" partendo dalla considerazione principale che mi ha suscitato la sua visione, ma cerco di proseguire con ordine e di spiegarmi meglio per non ingenerare confusione.
"Silent" è una serie tv di 11 episodi uscita nell'autunno 2022 sul network Fuji TV. Scritta da Miku Ubukata e diretta da Hiroki Kazama, è in apparenza una bella storia d'amore che nasconde (neanche troppo) altre tematiche, ben più impegnative, di rilievo e profonde che non riguardano solo l'amore romantico in sè ma quello più ampio e disinteressato, l'amicizia e i problemi e le soluzioni per affrontare disabilità.

Attenzione! Leggero e necessario spoiler...

In sintesi narra le vicende di Tsumugi Aoba (interpretata da Haruna Kawaguchi) che ai tempi delle scuole superiori si innamorò di Sou Sakura (interpretato dal bel Ren Meguro) diventando poi coppia. Entrambi condividevano l'interesse per la musica, e in particolare per un gruppo musicale, tanto che una delle loro canzoni diventa poi la colonna sonora della serie e dell'ending di "Silent".
La loro relazione è diventata sempre più profonda, ma, al termine delle scuole e con l'inizio degli studi universitari Sou lascia Tsumugi via messaggio giustificandosi con la circostanza di aver trovato un'altra ragazza e senza fornire una particolare ragione per la loro rottura, scomparendo letteralmente dalla vista di di Tsumugi ma anche del gruppetto dei suoi migliori amici tra i quali spicca Minato Togawa (interpretato da Oji Suzuka).
Per ben 8 anni Tsumugi e Minato non sapranno nulla di Sou dopo la sua scomparsa: Tsumugi vive a Tokyo e lavora part-time in un grande negozio di CD musicali. È circondata dalla musica che continua a piacerle e le ricorda i bei momenti trascorsi in passato con Sou.
Minato nel frattempo si è messo insieme proprio ad Tsumugi, essendo stato da sempre innamorato di lei e che ha cercato di aiutare una volta abbandonata da Sou.
Il destino è sempre imprevedibile e un giorno, all'uscita dalla stazione metropolitana Tsumugi vede Sou e cerca di parlargli scoprendo che non è in grado di capirla, scappando da lei piangendo.
Minato, venuto a sapere dell'incontro di Tsumugi con Sou cerca di indagare presso la famiglia di Sou e scopre con l'inganno dalla sorella che Sou è diventato sordo a causa di una patologia degenerativa e non è più in grado di sentire.
Da questo punto in poi la trama si svolge in modo molto lento e approfondito sulle ritrovate interazioni tra Sou, Tsumugi, Minato e altri personaggi rilevanti della storia quali il fratello e la madre di Tsumugi, la famiglia di Sou (la sorelle e i genitori), l'insegnante del linguaggio dei segni Masaki Haruo e una ragazza sordomuta dalla nascita e amica di Sou Nana Momono.

Tutti i personaggi sono ben delineati, approfonditi ed evolvono nel corso della trama man mano che di tutti è illustrato il loro passato tramite sapienti flashback, le criticità affrontate nella loro esistenza, le loro aspirazioni, i loro sentimenti, le loro felicità e i loro dolori...
Insomma le classiche "cose della vita", tanto difficili da vivere quanto semplici da descrivere... "Silent" da questo punto di vista è l'archetipo del classico dorama giapponese: narrazione molto lenta, molto descrittiva e attenta, con minuziosa attenzione a tutti i particolari... con molta prevalenza di silenzi e della comunicazione non verbale, in questo caso ulteriormente valorizzata dal leit motiv dell'opera che, come accennavo all'inizio, è la sordità, nelle sue varie accezioni: chi ha perso l'udito dopo essere stato normoacusico e coloro che sono sordi (e pertanto anche muti) dalla nascita.
Il tutto mixato sapientemente con la storia di amore tra i protagonisti trattata tuttavia non nel solito e classico approccio molto romantico ma con una sensibilità, comprensione e premura che vanno oltre l'attrazione reciproca che si può instaurare tra una coppia di ragazzi.

La delicatezza con cui la serie tratta l'elaborazione da parte dei personaggi dello status di sordità di Sou è encomiabile.
La perfomance dei personaggi principali è di gran pregio e quella di Ren Meguro (Sou Sakura) è a mio avviso notevole. La serie è in grado di porci nel POV di una persona ipoacusica, soprattutto quando si dispera perché non riesce a sentire ciò che prima poteva percepire e anche quando se ne fa una ragione ma soffre nel relazionarsi proprio con quelle persone che l'hanno conosciuto quando poteva sentire...
Il tema della disabilità non è utilizzato a scopo pietistico/strappalacrime ma riesce a rendere in modo realistico le interazioni tra sordi e udenti: i problemi, le difficoltà ma anche le opportunità per sviluppare forme di linguaggio, comunicazione e condivisione di sentimenti, ricordi e sensazioni che comunque consentono di dimostrare che la sordità può essere superata con impegno e la corretta sensibilità, che non significa vuoto compatimento ma consapevolezza del diritto di tutti, anche coloro che sono affetti da disabilità, ad avere una vita il più possibile completa e "normale", se con normale si intende una esistenza che potenzialmente possa essere paragonabile o sovrapponibile a quella di una persona che non soffra di alcuna disabilità.

La parte romance si innesta in questo contesto e interseca le esistenze di vari personaggi: a parte i due personaggi principali, Tsumugu e Sou, anche Minato, Nana, Masaki... E coinvolge anche l'amore genitoriale nei confronti di Sou una volta che si isola nel suo mondo di silenzio per non soffrire nelle interazioni con i familiari, amici e fidanzata che gli avrebbero ricordato come era un tempo quando era in grado di sentire...
E forse la parte romance è quella che ho percepito come un po' "forzata" nelle scelte narrative: vedere una coppia formatasi dopo la scomparsa di Sou per poi dividersi per mutuo consenso dopo averlo ritrovato, in nome di sentimenti repressi, archiviati ma mai sopiti (Tsumugi verso Sou) e quelli di amicizia di Minato verso Sou, sono molto, ma molto "estremi" e poco realistici.

Di sicuro rendono la trama molto melodrammatica e sofferta, con una crescita di ogni personaggio verso una sorta di catarsi finale, significativa e molto bella, con visione molto orientale e così lontana dalla nostra visione della vita. Affascinante, dolce, resiliente.
Tsumugi ne esce come una persona capace di comprendere e attendere senza fretta la crescita e l'elaborazione del trauma da parte di Sou; Minato è al limite del surreale nel sacrificare ciò che prova per Tsumugi per rispetto nei confronti di lei e di Sou, recuperando anche la profonda amicizia con lui; Sou è colui che soffre e non riesce a superare la sua disabilità nei rapporti con chi lo conosceva quando sentiva e cerca di fuggire ricostruendosi una nuova esistenza e frequentando persone che lo conoscono da quanto è diventato sordo.

I dialoghi, presenti sia in audio sia con il linguaggio dei segni, sono profondi nella loro immediatezza, ma fanno apparire i personaggi molto maturi per la loro apparente età: forse solo Nana inizialmente ha una reazione molto "umana" (di gelosia) nei confronti di Sou e Tsumugi, poi anche lei si rassegna ai loro potenziali sentimenti e abdica appellandosi ad un equilibrio e una comprensione che non aveva dimostrato nell'immediato.
Fantastica quando comunica a Tsumugi che lei stava aprendo e beneficiando di un suo "regalo". Ma anche Minato ci regala una perla di non poco conto quando afferma a Tsumugi che lei vedeva Sou com'è oggi e lo ama lo stesso, mentre lui era rimasto quello di 8 anni prima, quando ancora sentiva...

Inoltre la serie è anche dominata dai lunghi silenzi interrotti solo da leggeri sospiri emessi dagli attori quando comunicano solo con i gesti: dialoghi fatti di gesti, espressioni, mimica che impreziosisce la recitazione e la porta a livelli che raramente si possono percepire da un lungometraggio.

E anche lo spettatore alla fine sviluppa, un po' come gli ipoacusici e i sordi, gli altri sensi, soprattutto quello visivo, per seguire le immagini e comprendere cosa stanno realmente comunicando gli attori... E' un po' faticoso, ma essendo la serie in giapponese, si è un po' abituati a leggere i sottotitoli per capire i dialoghi...

E allora si ritorna all'incipit della recensione in cui chiedevo se "parlare" ossia emettere una serie di suoni con un significato sia l'unico modo per essere accettati dagli altri...

In "Silent" uno dei protagonisti è una persona sorda che non si accetta, non perché soffre la disabilità sensoriale, ma perché ha paura di scoprire di non essere considerata nella società o in un gruppo professionale o di amicale o di parenti.
E il percorso intrapreso da Tsumugi è proprio quello giusto per approcciare e far superare a Sou questo timore: non pretendere che Sou possa riuscire il più possibile «a parlare bene», come se fosse l'unico modo per accedere alla cosiddetta "normalità"...
Tanto semplice quanto potente e del tutto simile al messaggio che un'altra serie simile, ma anime, ha voluto trasmettere fin dal titolo: "A silent voice".