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"Saint Seiya Omega" è davvero la fine della saga di Saint Seiya, ma nel vero senso della parola. Difatti l'obiettivo di Masami Kurumada, il suo autore, lasciando nelle mani del realizzatore di alcuni episodi importanti della saga "Pretty Cure" questa serie, assume il nuovo proposito di mostrare il lato "adulto" di Seiya e compagni.
Tale lato viene mostrato ovviamente con un finale già scritto di ciò che avverrà in "Next Dimension" e con l'inserimento di alcuni particolari che faranno in un certo senso "abdicare" i personaggi storici della serie, preferendone altri ancora.

Ma questo "cambiamento generazionale" sarebbe la minima condizione per cui la serie potrebbe sembrare "bruttina ma comunque accettabile" nel suo genere.
Le cose preoccupanti iniziano a emergere quando compare il cattivone di turno, un'altra reincarnazione di un dio della guerra, già visto ampiamente con la personificazione del male guerrafondaio in Terra, ovvero il sedicente sacerdote "Arles di Gemini", stavolta con.... una teiera fumante in testa!

Poi, vai con il fashion, e il buffet offre una novità sensazionale: via gli obsoleti scrigni che farebbero venire l'ernia pure all'uomo più forte del mondo per preferire delle più pratiche e comode collezioni di Morellato in oricalco, da cui fuoriesce una luccicante armatura dei nuovi... cavalieri di Athena e... Voilà! Ecco bella che sfornata questa nuova saga. Una saga capace di fare il verso dell'ombra di se stessa, e se il buongiorno si vede dal mattino, la realizzazione dei futuri 50 e passa episodi non potrà fare a meno di attenersi a quest'evidente canovaccio narrativo che più riciclato di così si muore.

E pensare che fino a un decennio fa erano ben altre le premesse, ma se l'autore ha deciso di "vendere la sua identità", come fa una vecchia canzone di Renato Zero, è logico poi andare incontro a questo tipo di situazione mediatica, che sicuramente premia gli spettatori e le spettatrici delle nuove generazioni nel seguire le vicende di Saint Seiya, e se questo deve essere un approccio soft, va benissimo, ma se devo essere critico e devo essere a posto con la mia coscienza di vecchissimo fruitore in tutti i sensi dell'opera, almeno a quelli della mia generazione, ne sconsiglio pienamente la visione.

Siamo d'accordo sul fatto che la serie comunque rientra nel novero dell'universo Saint Seiya, ma non chiedetemi di paragonarla alle magnificenze viste con i disegni da affamato di fama che era prima Kurumada (non certo adesso, per i motivi sopracitati), e con le eccelse figure disegnate dal compianto Araki, quindi per quando possano essere bravini gli attuali realizzatori dell'Omega, devono mangiarne di pane duro prima di arrivare a fare i sopracitati paragoni, se mai si potrà arrivare a farli.
E' un tentativo, ma a essere onesti, perfino il Lost Canvas, che era una via di mezzo tra il vecchio e il nuovo, è stato meglio gestito a livello artistico e di narrazione.
Mi dispiace, ma da fan dell'opera, sono costretto a mettere un voto bassissimo.