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Se doveste mai trovarmi nella mia scheda e doveste chiedermi: <i>"Quale shojo mi consiglieresti di leggere?"</i> Inutile dirvi che uno dei primissimi titoli che mi verrebbero in mente, se non il primo, è senz'altro Kodomo no Omocha - Il Giocattolo dei Bambini, il manga da cui è tratto la celebre serie animata di successo di Italia 1, Rossana. Ci troviamo di fronte ad un piccolo gioiello che l'abile Miho Obana ha prodotto più di quindici anni fa e che ancora oggi all'ennesima ristampa vende e strappa sorrisi ai suoi lettori.

La storia ruota attorno a Sana Kurata, nell'edizione animata adattata da Mediaset, meglio conosciuta come Rossana Smith, scelta adoperata parzialmente per giustificare la scritta <i>Sana</i> onnipresente sulle shirt della protagonista o sui cartelloni d'ammirazione scritti e disegnati dai suoi fan che poi diventerà per la maggior parte dei dialoghi il soprannome della ragazza, e cognome inglesizzato come succede spessissimo in tanti altri anime da tempo, anche per evitare l'infelice gioco di parole adottato nella nostra lingua a causa dell'assonanza (Il Grande Mago Piccolo di Dragonball vi dice niente in proposito... ?). Brillante, estroversa, divertente ed un po' pazza, star del programma TV, <i>Il Giocattolo dei Bambini</i> molto in voga tra i ragazzi della sua età, prova a <i>normalizzare</i> la sua vita da diva, andando incontro alle sue esigenze di adolescente, iniziando a frequentare una scuola. Tuttavia, l'estro della piccola non passa inosservato ed è tutt'altro che mera finzione dedita a incarnare un personaggio televisivo! Questo farà sì che Sana sfiderà i ragazzi, teppisti nella sua classe arrivati addirittura a ricattare i propri insegnanti, dichiarando loro guerra al fine di far tornare pace e serenità e proseguire gli studi. Compito difficile visto che il leader del gruppo, Akito Hayama (per qualche strana ragione ribattezzato Eric Akito nell'edizione italiana dell'anime dalla solita Mediaset), è un tipo piuttosto duro e spietato. Eppure quando la situazione fra le teste calde della classe sembra essere giunta ad un punto morto, fra i due scatta qualcosa...

Questo è l'incipit principale della serie che di primo acchito visto il design delicato e longilineo, i visi paffuti e gli occhioni dolci, possono trarre in inganno il lettore convincendolo di trovarsi di fronte all'ennesimo prodotto per bambini o neo-adolescenti, e credetemi... non c'è niente di più sbagliato! Se il tratto di Miho Obana, estremamente particolareggiato e dolce può incantarvi e il plot iniziale può trarvi in inganno, in realtà le tematiche affrontate da Kodocha (abbreviato così in Giappone e successivamente anche all'estero), ci porta di fronte dei personaggi molto giovani ma allo stesso tempo turbati a causa delle profonde tematiche che colorano il rispettivo background di ognuno di essi con problemi difficili quali abbandono, adozione, violenza psicologica, taccheggio, morte, problemi di stampo sociale e psicologico che incidono sulla personalità dei medesimi e influiscono nel corso della crescita. In Kodocha non esistono personaggi davvero buoni o cattivi, ma vittime di soprusi e problemi che lasciano segni, o meglio, cicatrici indelebili nel loro cuore crescendo di pari passo con esse.

Kodocha ci permette di crescere insieme ai suoi protagonisti e di vedere come essi possano evolversi nell'arco della loro vita, convivere coi propri problemi e riuscire ad affrontarli e risolverli con la più tormentata - ed efficace - delle cure: l'Amore. Una storia che vorremmo non finisse mai che ci mostra il dietro le quinte dei bambini prodigio, una situazione famigliare complicata, l'Amore incondizionato che un bambino è in grado di dare al prossimo e la crudeltà che talvolta qualcuno può riversare nei confronti degli altri senza nemmeno rendersi conto delle eventuali conseguenze che queste possono nutrire nel Cuore di chi le subisce.
Nel suo piccolo, rasenta la perfezione del genere.