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È ormai un dato di fatto che le opere degli autori che hanno fatto la storia del manga moderno suscitino in me un'attrazione irresistibile. Al fianco del "dio dei manga" Osamu Tezuka, nella mia lista dei mangaka preferiti si erge la figura di Shōtarō Ishinomori, uno dei fumettisti più prolifici in assoluto, al punto da aggiudicarsi l'altisonante appellativo di "re dei manga". Autore di celebri opere fantascientifiche come Cyborg 009 e Ryū - Il ragazzo delle caverne, Ishinomori ha anche dato vita ad alcune biografie a fumetti, tra cui spiccano quella sulla vita sregolata di Hokusai, uno degli artisti più grandi di tutti i tempi, e quella riguardante la lotta concreta e insieme interiore affrontata dal samurai più famoso della storia, Musashi Miyamoto. Costui, ispirando numerose trasposizioni letterarie - in primis, lo stranoto romanzo di Eiji Yoshikawa - e cinematografiche (lo pseudo-documentario Miyamoto Musashi - Sōken ni haseru yume, prodotto e sceneggiato dal grande Mamoru Oshii), non è stato soltanto un eccezionale guerriero, ma anche un vero e proprio filosofo della "via della spada", nonché autore di un corposo trattato dal titolo Il libro dei Cinque Anelli.

Ed è proprio basandosi sulla suddivisione in cinque parti della suddetta opera (ognuna di esse, infatti, fa riferimento a un "elemento" ben preciso: Terra, Acqua, Fuoco, Vento e infine Vuoto) che Ishinomori elabora, in un unico volume, le vicende più rilevanti sul formidabile spadaccino giapponese. Ad eccezione del maldestro Matahachi, inventato proprio da Yoshikawa per fare da contraltare allo stoico protagonista, nel manga di Ishinomori sono presenti tutti personaggi più importanti del romanzo originale, dal maestro della scuola Hōzōin al bonzo Takuan, dalla giovane Ōtsu (qui solo Tsu) fino a Sasaki Kōjiro, il rivale più temibile di Musashi. Da segnalare che nell'ultimo capitolo del manga viene narrata rapidamente anche la vecchiaia di Musashi, così come gli eventi occorsi a Ōtsu. Ecco, se vogliamo trovare un macroscopico difetto nel Musashi scritto e disegnato dal "re dei manga" a metà dagli Anni Settanta lo possiamo individuare proprio nella narrazione troppo rapida: alcuni sprazzi della vita di Musashi vengono infatti delineati con una certa superficialità, mentre altri sono stati del tutto omessi o abbreviati. A parte questo, ci troviamo davanti a un conciso ma comunque efficace ritratto di una delle figure storiche più affascinanti di sempre.

Per quanto riguarda i disegni, secondo alcuni lo stile di Ishinomori è piuttosto "essenziale", ma al riguardo devo decisamente dissentire: l'autore cura con attenzione i dettagli delle ambientazioni, degli edifici e degli abiti; d'altro canto, il design dei personaggi è tipicamente retrò e, a secondi dei gusti, può piacere o meno. A me piace moltissimo e ai miei occhi risulta parecchio gradevole e funzionale. L'edizione italiana è a cura dell'ormai fallita Planeta DeAgostini e dal momento che il volume in questione tradotto nella nostra lingua è divenuto ormai introvabile, ho dovuto sopperire a tale mancanza acquistando una copia in castigliano. La casa editrice spagnola ci propone un tomo di quasi cinquecento pagine corredato in incipit da alcune tavole a colori su carta patinata, mentre in appendice un blandissimo apparato redazionale in cui il curatore, Marc Bernabé, si prodiga in una sorta di presentazione generica di Ishinomori. Per concludere, sebbene il tema centrale dell'opera non sia trattato in maniera approfondita come nel noto e, a mio avviso, troppo prolisso Vagabond di Takehiko Inoue, tutto sommato Musashi è un manga che riesce a intrattenere a dovere qualunque appassionato di samurai e storia giapponese.