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5.0/10
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Correva l'anno 1999 quando, sulla celebre rivista contenitore Shonen Jump, faceva la sua comparsa un ragazzino biondo e scalmanato destinato a diventare, a insaputa perfino del suo stesso allora esordiente autore, il protagonista di quello che è da quindici anni a questa parte uno dei fenomeni di massa più noti, amati e, perché no, anche odiati a livello mondiale. Si tratta, naturalmente, di Naruto, famosissima serie di Masashi Kishimoto che, sebbene debba molto ad Akira Toriyama e al suo Dragon Ball, ha saputo imporsi, come personaggio e come manga, sulla scena fumettistica di tutto il mondo, affascinando tanto l'Oriente quanto l'Occidente, dove ha raggiunto notevoli livelli di popolarità, paragonabili a quelli riscossi proprio dalle avventure di quel Goku, che tanto continuano ancora oggi a ispirare molte opere di questo genere.

Ad un tale successo, però, purtroppo non è corrisposta nel tempo, nonostante le premesse e l'ottimo svolgimento della prima parte della storia, una pari qualità complessiva. A dispetto del valore affettivo che ha per molti, Naruto, con il procedere della serializzazione, ha disatteso le elevate aspettative di pubblico e critica, finendo schiacciato e intrappolato dal peso della sua stessa fama. Un vero peccato, visto il potenziale e la bellezza degli inizi, che invece promettevano grandi cose.

I primi ventisette volumi di quest'opera, sono, infatti, un prodotto ben al di sopra della media, godibile ed estremamente coinvolgente. Tra le ragioni responsabili di tutto questo troviamo l'ambientazione ninja, particolare e affascinante, lo stile di narrazione leggero e divertente dell'autore, capace, però, di farsi serio e delicato in molti punti e di dare così vita a diverse scene toccanti e, infine, i numerosi personaggi, protagonista in primis, che di fatto costituiscono la "crème de la crème" di questi capitoli.
Naruto Uzumaki in particolare, è il primo a scatenare istantanee simpatie, poiché rivela da subito un carisma e una personalità più complessa che gli permettono di spiccare e risaltare. Empatizzare con lui è semplice: nonostante il carattere buono e allegro, questo ragazzino è fondamentalmente solo, emarginato per colpe non sue, carico sì di rancore, ma soprattutto di voglia di riscatto e del desiderio sia di liberarsi dall'etichetta di fallito arbitrariamente affibbiatagli, sia di diventare una persona forte in ogni senso, qualcuno in grado di plasmare da sé il proprio destino e proteggere i propri cari. Un eroe principale, pertanto, abbastanza lontano, nonostante alcuni tratti di base comuni, dalla semplicità di Goku e compagni e attorno al quale ruota un universo pulsante di personaggi, tutti, come già detto, particolareggiati e ben caratterizzati, sia nel caso delle comparse, sia per quanto riguarda i riuscitissimi comprimari. Ne sono un esempio i numerosi coetanei del protagonista, ognuno dotato di un proprio background, di una personalità specifica e sfaccettata, riscontrabile anche nelle varie tecniche di combattimento usate e nel messaggio e nei valori di cui si fanno portavoce. Ne è un esempio anche il Team 7, composto da Kakashi Hatake, Sasuke Uchiha e Sakura Haruno, la squadra a cui Naruto viene assegnato nei primi capitoli, la sua prima, vera famiglia, quella che più di tutte svolgerà in seguito un ruolo fondamentale nella sua crescita, basata, oltre che su allenamenti ninja di vario tipo, proprio sulla conoscenza e sul confronto con gli altri, sulla creazione di legami, elemento di assoluta novità e quasi una sfida per un ragazzino del genere, cresciuto in completa solitudine.
Di questi rapporti, il più importante è l'amicizia con Sasuke, che costituisce, come in molti altri battle shonen, il fulcro dell'opera stessa. Tra battibecchi e scontri vari, Naruto pian piano comincerà infatti a vedere nel suo compagno oltre che un rivale da battere, anche un modello da ammirare e a cui ispirarsi, un fratello su cui poter contare, una persona infine, in grado di donargli più di tutte quella felicità, quell'amore, quel senso di appartenenza a una famiglia che brutalmente gli sono stati da sempre negati. Lo stesso vale per l'Uchiha, che trae quindi sollievo e serenità dai suoi nuovi affetti, riuscendo in parte a lenire le ferite profonde, quasi insanabili, che gli sono state inflitte, responsabili della sua personalità schiva e un po' ritrosa, fragile e instabile a livello psicologico.

A livello di trama, sebbene si possa riscontrare qualche schema più classico, tipico del genere, la storia in questi volumi iniziali funziona bene fin dalle prime battute, presentando diversi colpi di scena, misteri e combattimenti piacevoli da seguire, in gran parte basati su strategie piuttosto interessanti. Gli stessi villain risultano carismatici al punto giusto, in grado di farsi odiare quando occorre e di incuriosire riguardo al loro passato, che purtroppo per molti rimarrà irrisolto.
La prima parte di Naruto è, insomma, un vero gioiellino adatto a tutte le età, un racconto organico, coinvolgente, ben strutturato, interessante per i personaggi e per l'accurata ambientazione, oltre che per le tematiche inserite, che non riguardano solo i soliti lapalissiani insegnamenti sull'amicizia, ma riescono a far nascere anche altri tipi di riflessione, grazie soprattutto allo stile efficace e sensibile con cui vengono narrate. E' presente perfino un tocco di romance, che non guasta affatto, ma diventa parte integrante della crescita di alcuni comprimari.

Gli alti e bassi della storia e il tanto temuto declino partono, invece, con i capitoli da cui è stata tratta la serie anime "Shippuden". Escluse alcune saghe come quella del salvataggio di Gaara, quella di Kakuzu e Hidan e quella di Pain (una pagina prima della relativa risoluzione, quanto meno), tutte e tre corali, ben sviluppate e soprattutto coraggiose e crude, Shippuden si mostra da subito più dispersivo, meno appassionante, soprattutto grazie all'entrata in scena di comprimari anonimi, inutili o repellenti nel peggiore dei casi, a discapito di quello che era il cast originario. Se, però, per una ventina di volumi circa si riesce comunque a chiudere un occhio su tutto questo, dalla fine dello scontro con Pain/Nagato, invece, si ha un vero e proprio sfacelo, un tracollo verticale: a causa di una certa scelta relativa alla chiusura del suddetto arco, il manga comincia a perdere gran parte, se non quasi tutti, i pregi che lo avevano contraddistinto fin dagli esordi, a partire dalla caratterizzazione dello stesso Naruto che, da persona artefice del proprio destino passa ad essere una sorta di "messia", un predestinato, un concentrato disgustoso e melenso della più assoluta bontà e perfezione, in grado di redimere chiunque abbia intrapreso un cammino sbagliato, magari alla ricerca di risposte importanti, con due frasi fatte. La negazione, in pratica, di quel bambino che era stato che, pur non possedendo certezze, era in grado di colpire, di scuotere chi gli stava di fronte unicamente armato della sua forza di volontà, della sua determinazione e spontaneità.
La risoluzione della saga di Nagato purtroppo non si limita a questo, ma porta la serie stessa divenire mediocre e banale. A ciò va aggiunto il fatto che il mangaka non sia più riuscito a far tornare la storia agli antichi fasti, continuando al contrario, ad affossarla inesorabilmente, eliminando quasi del tutto le parentesi comiche e inserendo eventi improbabili o al limite del grottesco che, essendo sfruttati male, hanno spesso retroattivamente rovinato quanto realizzato in precedenza, rendendo palese gli intenti commerciali di editor e casa editrice di sfruttare al massimo il successo della serie. Ma alla noia di diversi punti della trama si sarebbe anche potuto soprassedere se non si fosse rovinata la personalità del protagonista e se non fosse stata inficiata anche la coralità dell'opera. Con la parziale eccezione di Shikamaru, Gaara e Hinata, la cui sorte è leggermente migliore perché più legati al biondo eroe, il destino degli altri è davvero infelice: ridotti tutti ad arredo scenografico, non godono quasi più neppure di qualche vignetta, annichiliti, purtroppo, da new entries e comparse insulse e dall'onnipresenza ora di Naruto, ora di Sasuke, dalla perfezione assoluta del primo e dalle crisi del secondo, troppo enfatizzate da Kishimoto per risultare credibili, tra propositi di vendetta e atteggiamenti da primadonna ed emo allo stadio terminale insieme. Ad avere la peggio probabilmente è la protagonista femminile Sakura, accantonata e spesso letteralmente surclassata del tutto in particolare da Hinata le volte in cui quest'ultima compare. Non che la cosa dispiaccia poi troppo, essendo Hinata più dolce, più interessante, più forte e stabile interiormente e viste anche le difficoltà dell'autore stesso a gestire l'Haruno senza renderla, spesso a ragione, indigesta a molti e la sua incapacità di metterla in luce, se non nella parte iniziale e finale dove è presente Sasuke in pianta stabile.
Ciliegina sulla torta le battaglie e i vari scontri, privi ormai anche solo di qualcosa che vagamente ricordi una strategia, molto più simili alle battaglie distruttive di Dragon Ball Z o alle lotte Pokémon che a combattimenti tra ninja.
Di buono, invero, vi è la parte grafica, la regia delle tavole, il tratto chiaro e riconoscibile, anche se a volte troppo spigoloso, di Kishimoto che si è evoluto negli anni in maniera costante e infine alcune scene davvero convincenti sul piano emotivo, che però non bastano a risollevare la qualità del tutto, essendo troppo spesso delle oasi felici in mezzo a un mare di noia e di eventi assolutamente superflui.
Non risolleva il giudizio globale neppure il finale che anzi aumenta il senso di cocente delusione provato in questa seconda parte. Pur se "giusto" a livello di trama e sviluppi, la conclusione arriva infatti improvvisa, raffazzonata ed eccessivamente accelerata, fatto inaccettabile visti gli allungamenti sfiancanti avvenuti in precedenza. Perfino i rapporti e le questioni più importanti rimangono in gran parte irrisolte, lasciate in sospeso a favore di un time skip di molti anni in grado di consentire all'autore la creazione di spin-off o pseudo sequel a non finire.

Nonostante il buono/ottimo livello iniziale, le emozioni e il legame instaurato con i personaggi, è difficile davvero consigliare o meno Naruto a qualcuno. Sarebbe come proporre ad una persona di incontrare quello che poi diventerà uno dei suoi più grandi amori non corrisposti anche se dopo uno splendido e felice periodo di forte amicizia reciproca. A voi la scelta se godervi il viaggio, anche se il percorso imboccato a un certo punto conduce ad una strada quasi senza uscita o se dirigere le vostre attenzioni altrove. Personalmente e assolutamente in modo soggettivo, essendo stato Naruto un pezzo della mia infanzia e della mia adolescenza, ritengo ne sia comunque valsa la pena, in fondo.