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10.0/10
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<b>Attenzione: possibili spoiler.</b>

"I'm going to heaven."
Sicuro, chi non ci va? In realtà solo il nostro protagonista, Kabu. Il paradiso inteso come manifestazione neurologica.
Ultra Heaven è tra i fumetti più atipici, sconvolgenti e allucinanti di sempre, se non proprio il primo tra i suoi simili.
Ambientato in un futuro prossimo dove la maggior parte della popolazione si droga perché l'hanno legalizzata, è a tutti gli effetti uno sci-fi con reminiscenze cyberpunk; ci sono anche amplificatori cerebrali che ricordano molto gli SQUID di Strange Days, ed infatti come tematiche non stiamo troppo lontani - da una parte le memorie e qui i flashback.
Esatto, la storia non è raccontata in modo lineare, ma attraverso tanti di quei flashback che è difficile seguire un filo logico, e ai più la vera trama, che comunque è interpretabile, ma non esplicita, è sfuggita.
Direi che il trip inizia proprio quando Kabu entra nel pump bar per drogarsi. Dopo che torna lì per avere un'altra dose della droga, Nova Express, ricevuta in regalo precedentemente, ci sono due signori che parlano di come ha reagito alla droga e di come egli sia un esemplare perfetto, "una pecora da smarrire, anzi da guidare alla scala verso il paradiso". In realtà non era la Nova Express, ma l'Ultra Heaven, che gli verrà da lì a poco ridata da uno spacciatore per caso, sicuramente ingaggiato dalla stessa organizzazione che stava scoprendo il rimedio per l'intossicazione dovuta alla droga Peter Pan. Dunque osservano il comportamento di Kabu dopo aver assunto la droga e lo portano alla Cupola, detta anche "il percorso per l'evoluzione". In questa cupola tutti i clienti vengono collegati ad un mondo virtuale tramite amplificatori neurologici. Il motivo è semplice: lì ci si va per raggiungere la luce, estraniarsi ancora di più da una società che è caduta troppo in basso o forse trovare una via d'uscita. Kabu è l'unico a riuscirci, come predetto dai due agenti nel bar. È il topo da laboratorio perfetto, perché viaggia tra la vita e la morte dopo un'overdose e si dice che quando stai per morire il tuo cervello rilascia l'ultima sostanza. In effetti il cervello viene qui associato all'universo, con la realtà che non è altro che "il più comune denominatore di un infinito numero di visioni".
Il manga parla di trascendenza. Si può superare il limite tramite droghe, amplificatori neurologici e meditazione (Buddista). Lo scopo della cupola è migliorare l'immaginazione e la concentrazione individuale, infatti è possibile fare di tutto nel virtuale (far comparire oggetti, volare ecc.), ma poi bisogna ricordarsi di questo stato una volta ritornati nella realtà, così da poter creare immagini nel mondo, diventare un tutt'uno con esso, oltrepassare lo shell limit (restrizioni corporee).
"Il mondo è un oceano di energia e la realtà è formata da infinite onde che fluttuano nell'oceano. Solo quando l'umanità saprà immergersi ci sarà una nuova alba per il genere umano."
È questo il fulcro dell'intera opera.
Keiichi Koike però racconta il tutto in modo da confondere la realtà e l'immaginazione, il virtuale e i flashback, portando il lettore esattamente nello stesso stato mentale di Kabu. La stessa scena viene anche ripetuta più volte, e non sai se fa parte della realtà o meno - e poi, come direbbe Buñuel, ripetere la stessa scena dà un senso di smarrimento, ma la stessa scena non è mai uguale, poiché ci sono sempre particolari che si aggiungono e che cambiano le carte in tavola. Quindi si creano flashback che "mentono" ed altri "veritieri", ma ripetere il passato è anche impossibile in quanto il mondo è in continuo divenire, "[...] rivive ogni secondo". In pratica è come se ci fosse un altro noi che ci guarda costantemente.
Ci sono vari elementi che si ripetono nel corso della lettura, ad esempio le spirali, sia nei disegni che come disposizione delle vignette. Una mia interpretazione a ciò è che si rappresenta la concezione del tempo a spirale. Il tempo è ciclico, ma progredisce, come detto in precedenza. Poi non mancano riferimenti alla fisica quantistica; alcuni scienziati credono in questa eventualità.
Un altro elemento è l'acqua, da sempre simbolo di rinascita, ma non solo, anche di vita, purezza… Inoltre il terzo elemento più usato è il mulinello, che guarda caso è una spirale d'acqua.
Poi ci sono ramificazioni e spaghetti, anche corporee nei suoi trip allucinanti, che dovrebbero rappresentare le radici, il ricordo del passato. Più di una volta viene raccontato l'incubo di Kabu da bambino e del suo legame con la madre, che dovrebbe essere parte fondamentale per la sua evoluzione finale; inoltre la droga che prendeva di solito era la Peter Pan. Vi è anche la presenza di alcune citazioni ad anime per bambini come Sally la strega e Ultraman; quest'ultimo darebbe anche il nome al manga in quanto Heaven, il nick nella cupola di Kabu, diventa un Ultraman gigante, che dovrebbe essere il sogno di Kabu da bambino. I riferimenti culturali non terminano qui: è un'opera buddista sin da subito con le tematiche di rinascita e trascendenza. Infatti si parla di raggiungimento del settimo livello, inteso come la terra della luce; il paradiso non è altro che il settimo Chakra, che rappresenterebbe l'unione con il divino. Si passa anche a citazioni di luoghi di meditazione e figure buddiste meno conosciute, di difficile interpretazione o collegamento per chi, come me, ne sa giusto le basi.

Per quanto riguarda il disegno siamo ad altissimi livelli: la realizzazione è stupefacente, un vero orgasmo visivo. Senza questa maestria nel realizzare tavole allucinate, creare un tripudio di immagini visive e un enorme fantasia il prodotto finale non sarebbe stato lo stesso.
In Keiichi Koike ci sono le anime di Escher, Moebius e Otomo. Escher per la genialità e la rottura degli schemi: le tavole in cui ci sono le visioni oniriche e drogate sono senza eguali, con una suddivisione delle vignette che può schiacciare il miglior Shintaro Kago o meta fumetto. Moebius per i tratteggi e Otomo per i personaggi vagamente somiglianti, forse qualche citazione, e poi ovviamente per le architetture. Comunque da questo mix ne esce uno stile personalissimo e d'avanguardia. Ora che si sta standardizzando tutto bisogna dare spazio a chi non spreca la regia delle tavole in banali inquadrature con le solite vignette squadrate, ma riesce a dare un senso di lettura a ciò che sta dicendo utilizzando soluzioni geometriche più disparate con una valenza simbolica(spirali, onde, sdoppiamenti, grandangoli, ecc). C'è una vera e propria successione di vignette legate tra loro, altre che prendono forma esterna da oggetti interni alle stesse. Vale la pena leggerlo anche solo per i disegni, anzi direi soprattutto per i disegni.

Discorso a parte meriterebbe lo stato del manga, tutt'ora in corso, ma i capitoli non escono da tempo e non c'è uno straccio di annuncio da parte della rivista o di Koike. Perché questo? Il manga è in realtà concluso, ed è Koike stesso a non voler annunciare niente in riguardo perché si tratta dell'essenza del manga. È un racconto a spirale che nonostante progredisca è pur sempre ciclico come il samsara. Non a caso termini come "oceano dell'esistenza", il mondo come illusione maya e la ciclicità vengono detti/sottointesi più volte. Dunque fin quando Kabu era un uomo normale, e di conseguenza afflitto da un'ignoranza metafisica, il racconto sarebbe andato avanti in eterno trattenendolo nel samsara, ma dal momento in cui raggiunge il nirvana il samsara si spezza, di conseguenza andrà avanti senza una fine. In riferimento a ciò riporto le parole di Kabu verso la fine . Si parla anche di essere in un worm hole che portava alla Luce, ma che ora si è chiuso in attesa di rilascio: sono le parole finali. Quindi viaggiare nello spaziotempo attraverso questo worm hole - ecco perché i tanti flashback.
Comunque sono interpretazioni personali e non per questo sono assolute. Probabilmente Koike annuncerà la fine quando avrà voglia/cambierà idea o mai.

Consiglio vivamente questo fumetto underground che meriterebbe più visualizzazioni e l'uscita del terzo volume in Italia.