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6.0/10
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Parliamo stavolta di "Tokyo Ghoul", serie anime del 2014 prodotta da Studio Pierrot e arrivata in Italia grazie a Dynit.

Inizio dal dire che chi lo apostrofa come capolavoro o miglior anime che abbia mai visto in vita sua ha visto solo quello oppure è uno di quelli a cui piace seguire le mode e basta. Discorso similare, però, per chi lo definisce "il male dell'animazione giapponese", "il peggior anime di sempre" e simili; a mio dire non è altro che un seguire la corrente, in senso inverso alla precedente tendenza. In qualsiasi campo, gli estremi, da una parte o dall'altra, raramente sono la risposta più adeguata e sensata.

Come serie "Tokyo Ghoul" si presenta quale seinen alla "Kiseiju" (consigliatissimo, questo, sia in versione manga che anime, sebbene il manga sia probabilmente più incisivo a livello di tematiche), con un protagonista però alquanto piatto e piagnucolosamente poco attivo (quasi sempre, almeno), il classico "bravo ragazzo della porta accanto". I personaggi sono perlopiù abbastanza standardizzati (la tsundere aggressiva, il cattivo - o "i" cattivi - che diventa buono, ecc.) o comunque non troppo approfonditi. Di decente c'è Amon, l'investigatore anti-ghoul, e poi a me piaceva abbastanza anche Mado, il collega di Amon, seppur a conti fatti sia in pratica poco più che un poliziotto sadico e un po' psicotico. Gli altri sono poco presenti o non pervenuti, almeno nella prima stagione.

Come ritmo generale la serie risente della durata di dodici episodi - non ho ancora ben capito perché deve per forza esserci questo limite nel 99% degli anime; varie situazioni che nel manga sono più approfondite (anche se a volte pure fin troppo) sono accelerate o rimontate, questo a discapito, spesso, della comprensibilità delle situazioni e del senso insito nei comportamenti dei personaggi.

Detto ciò, è davvero tutto da buttare? Non direi.

I pochi (un po' troppo pochi) momenti di introspezione del protagonista non sono gestiti tanto male, i suoi colloqui mentali con Rize sanno essere interessanti e, sebbene i tormenti interiori siano spesso sacrificati a discapito di una deriva "alla battle shonen", oppure alle volte soffrano di un po' di linearità o banalità nella loro gestione, riescono a comunicare in modo sufficiente ciò che vogliono esprimere.

Le animazioni e i disegni (questi ultimi nel manga li trovo assai ben fatti) non sono certo delle eccellenze, anzi, ma si attestano sulla media e regalano anche discrete scene d'azione, seppur accompagnate alle volte da altre un po' "meh" in cui qualche frame in più non sarebbe guastato. La puntata finale poi l'ho trovata abbastanza bella e piacevole, sebbene ci si fermi proprio quando le cose iniziando a farsi davvero interessanti.

In definitiva, "Tokyo Ghoul" è una serie che fin dal media di provenienza, il manga, non si presenta come "opera magna", ma regala un buon intrattenimento a chi riesce a seguirlo nonostante i difetti (di gestione dell'anime o alle basi della serie stessa), e fornisce quanto basta a livello di tematiche (quando vengono trattate), musiche (molto orecchiabili la opening e la ending, sufficientemente buone le OST) e personaggi (i pochi davvero caratterizzati), da non essere poi disprezzabile.

Voto finale: 6 +