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Dopo aver incantato con un film e un OAV, "Little Witch Academia" si è presentata come una delle serie più attese del 2017. Non sono in grado di dire se tali aspettative siano state soddisfatte, visto che non ho visto le precedenti produzioni inerenti questo franchise, ma come appassionato di animazione mi ritengo più che soddisfatto da ciò che lo studio "Trigger" è riuscito a creare.

"Little Witch Academia" possiede un grande pregio che è ben chiaro fin dal primo episodio: ha un obiettivo e sa come raggiungerlo, e questo obiettivo è intrattenere lo spettatore, niente di più e niente di meno. E per me questo scopo è stato pienamente raggiunto in tutti e venticinque gli episodi che compongono la serie. Che sia attraverso le splendide animazioni durante le scene più movimentate, il citazionismo, l'ironia (memorabili in questo senso gli episodi sull'insegnante pesce e la visita al villaggio natale di Lotte), ho trovato difficilissimo annoiarmi o distrarmi anche solo per un secondo (e parla uno che è tutto fuorché un appassionato del genere majokko).
Ma Yoh Yoshinari, da vecchia volpe dell'animazione qual è, sa perfettamente che da soli questi elementi non bastano per riuscire a creare un'ottima serie. Per quello c'è bisogno di una protagonista all'altezza, e "Little Witch Academia" ha anche questo: Akko è una bambina e in quanto tale è tutt'altro che perfetta, infatti quasi sempre si comporta in maniera testarda, petulante, egocentrica ed egoista, ma possiede un entusiasmo a dir poco contagioso e quindi risulta quasi impossibile non fare il tifo per lei (brava Megumi Han nel darle voce e rendere l'animo estroverso di Akko).
Ad aiutare nella riuscita della serie ci pensano l'ottima colonna sonora di Michiru Oshima e il fatto che molte puntate siano autoconclusive ma non fini a sé stesse, poiché risultano utili alla crescita della protagonista.

Ora, a tutti voi cari lettori che mi avete seguito fino a questo punto della recensione sembrerà che io stia parlando di una serie mirata al mero intrattenimento fine a sé stesso, indubbiamente ben confezionata, ma comunque una serie da guardare a cervello spento. E invece "Little Witch Academia" è risultata una serie sorprendente anche da questo punto di vista, dimostrandosi molto meno stupida di quanto appaia a prima vista.
Oltre a un palese messaggio a inseguire i propri sogni indipendentemente da ciò che la gente intorno pensa, "Little Witch Academia" propone anche un invito a cercare qualcosa che sia in grado di stupirci ed emozionarci, e una volta che avremo trovato quella cosa a tenercela stretta e a non lasciarla più. Inoltre mi è sembrato che Yoshinari, nel finale con il "Grand Triskelion", si sia riferito al grande potere che possiede l'animazione, ovvero la capacità di rendere reali i sogni della gente e in questo modo stupire. Nulla di eclatante o innovativo, d'accordo, ma il messaggio arriva forte e chiaro.

Purtroppo "Little Witch Academia" non è esente da difetti, che ho considerato piuttosto gravi, visto che a mio avviso sarebbero stati facilmente risolvibili con un po' di attenzione in più. Invero questa serie patisce un'ambientazione piatta e anonima, un antagonista potenzialmente molto interessante, ma colpevolmente sottosviluppato, e una eccessiva concentrazione sul personaggio principale.
Come ho già detto, Akko mi è simpatica, ma il fatto che ci sia sempre lei al centro della narrazione, anche quando gli episodi sono incentrati sui personaggi secondari, e sia quasi sempre solo lei a risolvere la situazione, blocca qualsiasi spazio alla crescita degli altri personaggi.
Ma questi sono solo dettagli che non hanno influito più di tanto in quella che è stata comunque una piacevolissima visione.

Perché, in fin dei conti, come ho già detto all'inizio, "Little Witch Academia" nasce con l'intento di intrattenere, e in questo compito la serie dello studio "Trigger" ci riesce dannatamente bene. Provare per credere.