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10.0/10
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God of War rappresenta il caso più unico che raro in cui un videogioco semisconosciuto fino a pochi mesi prima della release rivoluziona completamente il modo di videogiocare. Un fulmine a ciel sereno dunque, un capolavoro grezzo e inaspettato che innalzò decisamente l’asticella degli action game. God of war era qualcosa di incredibile, e la sua imponente ossatura ci veniva sbattuta prepotentemente in faccia sin dai primi istanti di gioco, in cui nei panni di colui che un tempo fu un generale spartano, tra le intemperie di un mare a forza nove, ci trovavamo a fronteggiare l’indomabile ferocia dell’Idra, creatura mitologica che minacciava i mari di Poseidone, in un combattimento a dir poco epico. Una boss-fight a fasi intervallata da spettacolari quick time event che ha fatto sganasciare le mascelle a tutto il mondo ludico (e non solo) ritagliandosi di giustezza uno spazio nella hall of fame dei videogames.

La trama è molto semplice ed abbastanza lineare, raccontata da frammentari filmati e brevi ma intense cut scene splendidamente realizzate in CG. Un buon ritmo e qualche colpo di scena aiutano a non far mai scemare l’attenzione del giocatore. Le danze si aprono con Kratos pronto a lanciarsi dal monte più alto di tutta la Grecia, il protagonista compie il salto nel vuoto e il gioco ci porta con un flashback a 3 settimane prima di quel gesto estremo. È forse proprio la componente narrativa l’unico fattore a non raggiungere lo stato dell’arte in God of War. Tuttavia le scuse per menar le mani sono più che valide e la vendetta di Kratos verso gli Dei dell’Olimpo parte da qui.

3,2,1 e pronti via. Joystick alla mano ci si accorge subito di quanto encomiabile sia il lavoro svolto da Santa Monica Studios in termini di giocabilità. Il gameplay è di una fluidità senza precedenti, sarà prassi per il videogiocatore sbaragliarsi di orde di nemici in eleganti e sanguinarie danze di morte, condite da una strabordante violenza sfociante spesso nello splatter, dove arti mozzati e viscere in bella vista sono all’ordine del giorno. Le lame del caos risultano quanto di più calzante possa esistere per dar vita a combattimenti accessibili ed incredibilmente coreografici grazie alla semplice alternanza dei tasti quadrato e triangolo (a cui poi aumentando il livello dell’arma si aggiungeranno combinazioni con i dorsali) supportate da un resto dell’arsenale composto da magie (ira di Poseidone, fulmini di Zeus, Sguardo di Medusa ed anime di Ade) utilizzabili grazie alla barra del mana, ed un’arma pesante, La Spada di Artemide, in grado di garantire varietà ad un combat system non eccessivamente tecnico ma comunque profondo e perfettamente bilanciato. Tutte le magie e le armi presenti nel gioco sono potenziabili con le sfere rosse per un massimo di tre livelli, eccezion fatta per le Lame del Caos, potenziabili fino al quinto. Ogni livello di potenziamento oltre ad ottimizzare il danno, aggiunge nuove combinazioni all’oggetto interessato, impedendo cosi all’avventura di imboccare quel cul de sac di ripetività a cui oggi giorno siamo fin troppo abituati. Alle fasi action si alternano fasi platform in cui scalare montagne ed alture o risolvere enigmi(alcuni davvero ispirati) ed alcune sezioni esplorative in cui cercare scrigni contenenti set di collezionabili, il cui progressivo raccoglimento prolungherà la barra della vita e del mana. Nell’hud è presente anche un’altra barra, quella dell’ira, al cui riempimento (cumulabile semplicemente combattendo) il nostro Kratos con la pressione dei tasti l3 +r3 darà sfogo all’Ira degli Dei, una sorta di stato “berserk” in cui si è invulnerabili ed è possibile sferrare mosse uniche decisamente devastanti. Se a tutto questo aggiungiamo momenti memorabili carichi di pathos e boss fight di una spettacolarità senza eguali (peccato solo si contino sulle dita di una mano) il risultato è presto detto: GoW rappresenta uno dei punti più alti toccati da ps2 e sicuramente l’apice assoluto in termini di pura giocabilità.

L’impatto visivo è devastante. L’immaginario della mitologia greca è di per se molto affascinante, se avvalorato da una veste grafica di tale caratura poi, immedesimarsi in questa mattanza è naturale quanto per Kratos smembrare chiunque osi intralciare il suo cammino. Ottima la realizzazione delle creature, dal chara ispirato e impattante ma il fiore all’occhiello del comparto grafico restano le ambientazioni. La resa è cosi sbalorditiva grazie anche alla camera fissa, che permette di renderizzare texture in 2d a cui le inquadrature, impreziosite da un’ottima regia di David Jaffe, danno profondità, quindi l’illusione della tridimensionalità. Da aridi deserti a templi divini, attraversando l’oscurità degli inferi e passando per un’Atene in rovina saccheggiata dall’infuriato Ares che spara palle di fuoco in background. La mappa è tutta interconnessa e percoribile senza caricamenti, farcita di shortcut e passaggi sbloccabili solo con il raggiungimento di determinati punti di gioco grazie all’acquisizione di alcuni oggetti chiave. Incredibile il level design, che raggiunge la sua massima espressione con il Tempio di Pandora, imponente struttura sulle spalle del titano Crono, colma di enigmi e trappole mortali che daranno un gran filo da torcere al giocatore. Ottimo anche il comparto sonoro, con musiche talmente belle da essere paragonabili a quelle di colossal holliwoodyani come “Il Gladiatore” o “Ben Hur”. Abbastanza buono il doppiaggio italiano, con alcune voci meno calzanti di altre e qualche alto e basso sui personaggi secondari.

Il livello di sfida è medio/alto con oscillazioni di difficoltà significative sul pre-finale. In modalità Dio inoltre, troveranno pane per i loro denti anche gli hardcore gamer. In questa modalità è necessario adattarsi ad ogni singolo nemico per fronteggiarlo ed exploitarlo al meglio se non si vuole finire in un loop di tediosi game over. Ad ogni scontro il giocatore dovrà reinventarsi e, sopratutto a partire dalla seconda metà di gioco, conoscere a menadito i pattern di attacco dei nemici più ostici risulterà fondamentale. La longevità è buona, se non si rusha il gioco dura intorno alla dozzina di ore, qualcosina in più se si ambisce al completismo in blind-run. Una volta terminata l’avventura principale si sbloccherà La Sfida degli Dei: 10 ostiche prove il cui completamento richiede un’ottima prontezza di riflessi e non pochi tecnicismi.

GoW vi terrà le mani incollate al controller per tutta la sua durata. Un’opera monumentale, in grado di donare grandi soddisfazioni ad ogni enigma risolto o mostro squartato. Un’esperienza adrenalica ed appagante, colma di momenti indimenticabili che resteranno a lungo impressi nelle memorie di ogni amante del gaming.
Nel 2005 Santa Monica Studios ha scritto una pagina importante del videogioco contemporaneo, imponendosi violentemente sul mercato con un gioco che non solo è un caposaldo del genere, ma risulta tutt’oggi insuperato in quanto a giocabilità.
Ares sparge sangue, il labirinto del minotauro attende un nuovo Teseo. La scalata verso l’olimpo ha inizio.

Voto: 10