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6.5/10
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Attenzione: la recensione contiene spoiler

È estremamente difficile per me scrivere questa recensione senza paragonare in ogni dettaglio “Steins;Gate 0” a “Steins;Gate” del 2011, l’anime che ho amato di più in assoluto fino ad ora.
Parto con una premessa introduttiva: “Steins;Gate 0” è un anime prodotto dalla White Fox, adattato dall’omonima visual novel di produzione Nitroplus. Si tratta di un ‘midquel’ del primo “Steins;Gate”, ovvero una storia che si colloca tra l’episodio 23 e l’episodio 24, e segue la storia di Rintarō Okabe nella linea di universo Beta, dove non è riuscito a salvare Kurisu Makise, e come riuscirà a raggiungere la linea di universo Steins Gate. L’anime presenta l’adattamento della storia da diverse piattaforme: la visual novel, la serie di light novel, l’episodio speciale 23β.

Premettendo che non ho giocato alla visual novel, bazzicando sui forum e leggendo le light novel, ero piuttosto fiduciosa: una storia cupa, triste, che presentava gli stessi personaggi del primo arco ma in maniera completamente diversa. Okabe, fulcro della storia, ha perso completamente il suo carattere chuunibyo e passa le sue giornate tra pillole, psichiatra e depressione. La prima parte infatti (episodi 1-8) è davvero ben fatta: il realismo delle emozioni è incredibile, si percepisce la sua sofferenza, il cambiamento, l’incapacità di reagire. L’esistenza di Okabe viene però nuovamente sconvolta quando viene chiamato a testare una IA nuova direttamente da un laboratorio americano diretto dal prof Leskinen, e niente meno ciò che racchiude i ricordi di Kurisu prima del viaggio in Giappone che la porterà alla morte: Amadeus. Okabe conosce Maho, collega di Kurisu, personaggio ben studiato di una ragazza che sente duramente il confronto con la sua kohai geniale che ha perso la vita prematuramente, al punto di non credere nemmeno nelle proprie capacità.
Ovviamente non mi metterò a raccontare tutta la storia in questa recensione, confidando che chi la legga abbia già visto tutta la serie. Voglio passare ai punti a favore (pochi) e a quelli contro (molti).

Punti a favore
- L’idea della IA Amadeus: è un modo per mantenere la presenza di Kurisu all’interno di questo nuovo arco narrativo. Inoltre, il fatto che Okabe sviluppi dei sentimenti per questo sistema porta a delle riflessioni etiche notevoli. I momenti legati ad esso sono davvero toccanti ed è stato difficile trattenere la lacrima.
- L’evoluzione di Okabe: già bellissimo personaggio nel primo arco, qui mantiene ancora il primato. La sua depressione è costruita con un realismo incredibile, ci si mette facilmente nei suoi panni. La sua voglia di mollare è plausibile e giustificata, e la sua rinascita è emozionante.
- Leskinen come antagonista: è un vero scienziato pazzo che non agisce in maniera meschina perché è meschino, ma proprio perché è uno scienziato.
- Il personaggio di Maho, per quello che ho già spiegato sopra.
- L’ambientazione del futuro distopico: se ne è tanto parlato, ed eccolo qua.
- Come comparto tecnico, il sonoro è incredibile: doppiaggio eccelso, musiche azzeccate riprese dal primo arco.
- Opening ed ending impeccabili.

Punti contro
- Ci sono una miriade di personaggi nuovi e completamente inutili. Nel primo arco venivano presentati solo una decina di personaggi e venivano approfonditi tutti ai fini della trama. In “0” ci sono invece personaggi che non hanno senso di esistere, come le amiche di Mayuri (perché una andava in ospedale?), la mamma di Suzuha (perché quando c’erano gli attacchi aveva sempre male al polso?), Kagari (a cui dedicano tre puntate senza un vero senso, anche se cercano di incastrarla in tutti i modi. Poi, perché è uguale a Kurisu? Perché voleva quel maledetto oopa? A cosa serve nella storia? Ok, ha fatto il lavaggio del cervello per trasmettere le informazioni a Leskinen nel tempo... ma perché nel futuro Mayuri la adotta? Perché Suzuha la porta con sé? Posso sì darmi delle risposte, ma non ci sono aiuti forniti), la professoressa (ok che è collega di Leskinen, ma serviva davvero farla vedere?)
- Troppe cose in pentola: IA, agenti segreti, brainwashing, macchine del tempo, Terza Guerra Mondiale... Ci sono troppe tematiche trattate che si accumulano senza essere approfondite e senza trovare quella linearità coerente del primo arco (banana gel = microonde = dmail = linee temporali ecc., nonché i numerosi riferimenti a teorie del complotto della cultura reale, come i riferimenti a John Titor). Qui non hanno né capo né coda, e confondono solo lo spettatore. Avrebbero dovuto focalizzarsi solo su una tematica, come quella del brainwashing, così che anche il personaggio di Kagari fosse sviluppato meglio.
- La mancanza di Kurisu. Ok, questo pare un punto inutile, considerando che siamo nella linea in cui è morta, eppure pareva che con la trovata di Amadeus si potesse compensare l’assenza di un personaggio fondamentale del primo arco. Invece Amadeus appare sì e no solo per metà serie (nelle puntate più belle a mio parere).
- Fanservice esagerato. È vero che nella cultura nipponica il fanservice è all’ordine del giorno, ma in un seinen come “Steins;Gate” mai mi sarei aspettata delle cose simili. È vero, si può dire che anche il primo arco abbia fanservice, ma è di tutt’altro tipo e sempre compensato/giustificato (vedi Rukako, quando veniva toccato). Tremendo e di cattivo gusto.
- I complessi di Mayuri. Mayuri è sempre stato un personaggio ambiguo: è l’amica d’infanzia che fa tenerezza, quella da proteggere, che si sente inutile, ma che è buona d’animo. In “0” hanno voluto trasformarla nel classico stereotipo dell’amica d’infanzia innamorata dell’amico senza essere ricambiata, con tutte le conseguenze melense e fuori tema che non portano a nulla. Questo cambio di personaggio mette in equilibrio precario la costruzione di quello del primo arco, facendoli cozzare.
- La grafica a dir poco penosa. Certo, “Steins;Gate” non ha mai brillato come prodotto grafico eccelso, eppure aveva presentato delle peculiarità, come la nebbiolina che aleggiava negli esterni, i colori spenti e soft, e comunque i dettagli erano sempre ben rifiniti, a differenza di “0”.
- Il cambio di regia: le inquadrature meravigliose del primo, con quei fisheye, quei montaggi a incastro e i dutch shot sono solo un lontano ricordo.
- L’invasione della OST: non c’è mai un momento di silenzio. C’è sempre musica di sottofondo, stupenda per carità, ma non stupisce più.
- Il finale: una delusione. Si incastra perfettamente, ma non è degno per chiudere una storia. Troppo raffazzonato, complesso e a tratti nonsense. Sicuramente più comprensibile per i giocatori della novel.

Nel complesso si può giudicare un buon prodotto, ma allo stesso tempo non indispensabile per la storia originale. Infatti non lo vedo assolutamente come un continuo della prima parte (nella recensione non ho mai usato il termine stagione, appunto), perché li vedo davvero come due prodotti completamente separati tra loro, sia come realizzazione sia come storia sia come esperienza visiva ed emozionale personale.