logo GamerClick.it

7.5/10
-

Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler

Scrivo questa recensione con un pizzico di delusione per le aspettative che questa serie aveva creato fino ad un certo punto della trama per poi, secondo me, disilluderle almeno in parte.

"ID: Invaded" è un anime poliziesco/fantascientifico: grazie alla tecnologia del Mizuhanome è possibile ricostruire il "pozzo" di un assassino seriale a partire dalle tracce del suo istinto omicida, tracce reperibili sulla scena del crimine. Questi pozzi rappresentano degli spaccati della psiche di questi serial killer e in essi si immergerà, alla ricerca di indizi sull'identità del colpevole, il detective Sakaido, ora incarcerato per aver ucciso l'assassino di sua figlia.

All'inizio della serie sembra di trovarsi di fronte alla classica trama che procede per puntate autoconclusive o per brevi archi narrativi, ma si è subito smentiti: alcuni dei personaggi incontrati diventeranno ricorrenti e le situazioni presentate serviranno ad avvicinarci di più ai protagonisti, mentre la storia proseguirà intrecciando vicende del mondo reale e indagini nella realtà virtuale del Mizuhanome.

È proprio quest'ultima caratteristica ad essere vincente. I pozzi sono tra loro molto diversi, in relazione alla natura della persona in questione, e la loro rappresentazione risulta d'impatto, nonostante la risoluzione dei casi e l'individuazione del colpevole appaia a volte affrettata.

La fretta, infatti, è uno dei principali aspetti negativi di "ID: Invaded", che certamente avrebbe meritato un numero di episodi maggiore: nella seconda metà della serie l'intreccio si complica e, in alcuni passaggi più veloci, si potrebbe faticare a restare dietro agli eventi. La visione, in qualsiasi caso, non ne risente troppo, regalando anche momenti molto forti, come il toccante flashback sul dramma di Sakaido.
Sull'altare del ridotto numero di puntate vengono sacrificati anche tutti i personaggi non strettamente indispensabili, primi tra tutti i membri della squadra investigativa del "magazzino", di cui non ci sarà dato di sapere assolutamente nulla, ma quasi certamente è meglio così: la serie, dato l'esiguo numero di episodi, decide di concentrarsi sulla caratterizzazione dei "detective geniali", facendo, a mio avviso, un ottimo lavoro.

Arriviamo al vero punto dolente, il villain. La misteriosa figura di "John Walker" rappresenta il fil rouge che lega i casi e porta avanti la trama; appare come un antagonista con ottime potenzialità, enigmatico ed interessante, ma, sfortunatamente, la sua identità appare così scontata fin dall'inizio che pensavo potesse essere un tentativo di trarre in inganno lo spettatore. Così non sarà. Ciò che è peggio, però, è che, una volta scoperto chi si cela dietro la sua figura, John Walker apparirà privo di carisma e, soprattutto, di motivazioni, riducendo il confronto finale ad uno scontro fisico, peraltro poco interessante.

La sensazione è di avere di fronte un'opera che promette tanto e, sul più bello, non riesce a star dietro alle altissime aspettative che aveva creato nello spettatore. Nonostante questo giudizio, dettato dalla piccola delusione per il finale, "ID: Invaded" è un anime godibile e ne consiglio la visione. Però è un peccato... non gli bastava poi molto per spiccare nettamente dalla massa di serie a cui, stagione dopo stagione, siamo abituati, quelle belle ma non indimenticabili.