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Diretto dallo stesso regista de "La canzone del mare", Tomm Moore ci ripropone un nuovo film, uscito nel 2020, ispirato ancora una volta alla mitologia celtica.

La storia si ispira al folklore irlandese, più precisamente alla leggenda legata a San Patrizio, il quale malediceva le persone che non si convertivano al cristianesimo trasformandole in lupi.

Questa è la storia di una strana amicizia, nata tra una giovane cacciatrice di lupi e una altrettanto giovane wolfwalker.
Ma chi sono i wolfwalker? I wolfwalker sono esseri lupo che di giorno hanno un aspetto umano, e la notte, mentre dormono, lasciano il proprio corpo dalle sembianze umane per riappropriarsi di un corpo canino.
Robyn, ragazzina inglese, giunge a Kilkenny, in Irlanda, insieme al padre, che di mestiere fa proprio il cacciatore di wolfwalker, considerati dagli uomini degli esseri demoniaci. La ragazza è vivace e disobbediente, vorrebbe emulare al più presto le gesta del padre che stima tanto. Ma riesce solamente a cacciarsi in un guaio dietro l'altro, facendocela risultare, di primo acchito, un personaggio un po' fastidioso. Robyn, però, non mette in conto l'incontro con Nath, una giovane wolfwalker con cui, inaspettatamente, stringerà amicizia, facendo barcollare tutte le sue convinzioni, e cambiando radicalmente i suoi punti di vista.

Per la nuova amica, e per sé stessa, lotterà con coraggio per affermare le sue nuove ideologie, andando contro pure al padre stesso, colui che ama tanto.
La lotta per la propria libertà e per l'affermazione della propria crescita personale, per il rispetto della natura, e del prossimo, seppur tanto diverso da noi stessi, sono argomenti talmente attuali, e così ampiamente discussi nei più svariati contesti, che c'è quasi da irritarsi al pensiero che il genere umano non abbia ancora acquisito queste battaglie interiori, che non abbia ancora vinto questa guerra ingiustificata. "Il diverso" fa paura. Fa paura perché non si conosce. Ma in pochi fanno la fatica di capire, e in molti intraprendono la strada della negazione, della soppressione, e, quindi, della violenza. Robyn conosce, capisce e si immedesima, e sogna un mondo dove tutti possano coesistere in pace, nel rispetto della natura. Non vi sembra quindi che tutto ciò sia maledettamente contemporaneo? Eppure, dalla storia, dai nostri errori, pare non abbiamo imparato nulla e continuiamo a perseverare nel temere ciò che consideriamo diverso, oscuro, irraggiungibile, etichettandolo, come fanno gli abitanti di Kilkenny, come demoniaco, e quindi meritevole di essere giudicato, colpevolizzato, escluso e soppresso.
Ma la nostra eroina riuscirà ad averla vinta, contro tutto il resto del mondo, dando anche a noi spettatori una piccola fiammella di speranza? Chi lo sa? Ovviamente non ve lo posso svelare.

Quale ambientazione migliore dell'Irlanda se si vuol parlare di natura? Il verde esplosivo di questo Paese ben si presta a lanciare allo spettatore un chiaro messaggio visivo.
Ma non solo.
La forza espressiva dello stile animato di Moore, e la sua ricerca sul segno grafico, crea un preciso design visivo, inconfondibile.
Il mondo della natura, degli animali e dell'uomo, si differenziano fra loro: le foreste hanno uno stile morbido in cui predominano due colori caldi e decisi, il verde e il marrone, che ci danno sensazioni corroboranti cariche di simboli, che sembrano quasi degli scarabocchi. I cittadini e l'esercito inglese sono invece rappresentati con segni netti, rigidi, graffiati, dandoti sensazioni fredde. Mentre il mondo dei wolfwalker è lavorato con una linea più sciolta, libera e rotonda, e quindi più espressiva. Tutto rigorosamente bidimensionale, uno stile che si presta magnificamente nel raccontare storie dal sapore di leggenda e folklore.

Ci sono varie scene a cui darei particolare rilievo, ma ne scelgo solamente alcune su cui spendere due parole: Robyn che pettina la folta capigliatura dell'amica, che, con quel rosso mattone avvolgente, rappresenta sia la sua natura selvaggia, che la natura incontaminata d'Irlanda; la madre di Mébh con i lupi a cerchio tutti intorno, un'immagine stilizzata, che sembra un mosaico (così come tante altre sequenze animate), un gioco geometrico perfetto che simboleggia la rotondità della Terra, della Madre, della Natura (una scena che ha un impatto visivo molto potente); il mondo visto dagli occhi dei lupi, in una sequenza realizzata con animazioni a carboncino che ha creato un effetto di dinamismo eccezionale, il tutto accompagnato dalle note di "Running With The Wolves", canzone sapientemente inserita nel contesto e capace di acuire sensazioni di grande emozione.

Rimanendo sul comparto sonoro, direi che non si poteva far di meglio. Per una storia ambientata in Irlanda, rinunciare a sonorità dal timbro tipicamente celtico (che personalmente gradisco molto) sarebbe stato controproducente.
Bruno Coulais, Kìla e Aurora sono gli artisti a cui è stata affidata la colonna sonora.
Del primo vorrei ricordare "I'm a Wolfwalker", un coro di voci accompagnate da violini dai toni tormentati che descrive perfettamente la sequenza animata alla quale è stata abbinata. Dei Kìla, le canzoni "Howls the Wolf" e "Mebh's Tune" ben rappresentano la musica tradizionale celtica. D'altronde il suddetto gruppo irlandese è noto per questo. E infine Aurora, la cui voce melodica e a tratti disperata, nella già citata "Running With The Wolves", sa portarti in luoghi lontani, suggestivi e tristi. Se amate questo tipo di sonorità, vi invito ad ascoltare tutti i pezzi di questa favolosa colonna sonora.

Sul doppiaggio non posso che ripetermi in un altro elogio: voci calde, luminose e graffianti, in perfetta linea con i temi trattati e lo stile animato.

Concludendo con un paragone, se in "La canzone del mare" i temi trattati ruotano soprattutto intorno alla famiglia, al senso di abbandono e all'accettazione del dolore, in questo nuovo lungometraggio di Moore, il tema principale è l'amicizia, l'accettazione del diverso e di sé stessi, il coraggio, e il rispetto per la natura. Entrambi hanno lo stesso stile grafico, iconico, bidimensionale, ed entrambi hanno una colonna sonora avvolgente che si sposa egregiamente ai film in questione. Tuttavia mi permetto di dire che "Wolfwalkers" ha saputo essere più coinvolgente, forse anche perché dal ritmo più incalzante. E parlando di lupi e lotte per la libertà, non poteva essere altrimenti!

Consigliato a chi ha apprezzato "La canzone del mare" e il suo stile inconfondibile, agli amanti della cultura celtica e della sua musica.