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Attenzione: la recensione contiene spoiler

“Demon Slayer: Entertainment District Arc”, terzo arco narrativo della storia incentrata sull’ammazza demoni Kamado Tanjiro e i suoi eccentrici compagni, risponde perfettamente al detto che recita: “di bene in meglio”. Dopo l’altalenante prima stagione, infatti, la serie ha conosciuto un progressivo miglioramento con i successivi due archi narrativi, incentrati rispettivamente sui Pilastri Rengoku e Tengen.

La storia muove dalle vicende finali del Treno Mugen, che avevano visto la morte del carismatico Pilastro delle Fiamme Rengoku, per poi introdurci al protagonista di questo arco narrativo, Uzui Tengen, anche conosciuto come il Pilastro del Suono. Al suo seguito Tanjiro, Zen’Itsu e Inosuke partono alla volta del quartiere a luci rosse, per incontrare le tre mogli di Tengen e scovare i demoni che si annidano in quel covo di uomini libertini e donne libidinose. Ed è proprio qui, che i ragazzi si imbattono nella Sesta Luna Crescente, Daki. Lo scontro che si protrae per circa sette episodi, questa volta, vede il bene trionfare sul male; vittoria pagata a caro prezzo da Tengen che, senza più un braccio e un occhio, sarà costretto, con buone probabilità, a lasciare i Pilastri.

Come il precedente arco narrativo, anche questo trae beneficio dal fattore brevità. In undici puntate si lascia poco spazio agli inutili discorsi motivazionali e si punta forte sui combattimenti, spettacolari ed eccezionalmente animati, come sempre. Sono questi, di fatto, i momenti in cui l’anime dà il meglio di sé. Il ritmo è incalzante e la tensione è alta, perché dopo l’esperienza vissuta con Rengoku, c’è la consapevolezza che non tutti i personaggi sono intoccabili, o quantomeno quelli da poco introdotti. A vincere, però, e contro ogni mia aspettativa, è la logica buonista. Nessuno dei buoni muore e il solo Tengen ne esce mutilato, ma vivo. Inoltre, si dà finalmente il giusto spazio a Nezuko che grazie al suo nuovo potere, potrà assumere un ruolo più centrale nei prossimi archi narrativi, o almeno spero. Nonostante ciò, persistono alcune incongruenze e forzature e si continua sulla via della redenzione per i cattivi, cosa che non ho mai apprezzato.

Il comparto grafico e quello musicale non tradiscono le aspettative, offrendoci combattimenti indimenticabili, nel cui novero rientra quello tra Tengen e la Luna Crescente, e OST strepitose, con menzione d’onore per “Zankyosanka” di Aimer.

In conclusione, ho trovato questo arco narrativo leggermente migliore del precedente e nettamente superiore alla prima stagione, grazie alla saggia decisione di puntare forte sui combattimenti, in grado di intrattenere degnamente lo spettatore. Nonostante ciò, continuo a trovare ingiustificato il seguito di cui gode l’intera saga che si potrebbe racchiudere nella frase: è intelligente ma non si applica.