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La stagione estiva si è ormai conclusa (da un bel po’, direi) e, come ogni anno, si è portata con sé le cose più belle. Le giornate al mare, le serate a casa con gli amici e la possibilità di poltrire sul divano una giornata intera, passata tra anime, libri e videogiochi. Con la fine dell’estate inizia a scemare quel maledetto caldo afoso, fastidioso compagno di viaggio per più di tre mesi, e il piacevole freddo autunnale si appresta a bussare alle nostre porte, portando con sé quanto di più stressante possa esserci a questo mondo: il ritorno a lavoro, a scuola e all’università. Insomma, alla vita di tutti i giorni. Però, per noi appassionati di cultura nipponica, tutto ciò coincide anche con la conclusione degli anime di stagione che, nel bene o nel male, ci hanno accompagnato per questi tre lunghi mesi. E, mai come quest’anno, la mia stagione estiva è stata alquanto impegnativa e, tra le serie che ho visionato, c’è anche “Summer Time Rendering”. Serie animata prodotta da “Oriental Light and Magic” e tratta dall’omonima controparte cartacea, conclusasi in patria un anno fa.

La storia segue le vicende di Shinpei Ajiro, un ragazzo rimasto orfano dei propri genitori e che, in seguito alla loro prematura dipartita, è stato accolto dalla famiglia Kofune e cresciuto come loro figlio. Finite le scuole medie, il ragazzo si sente pronto per intraprendere una nuova avventura, lontano dalla terra natia. Dunque, si trasferisce a Tokyo, ricolmo di speranze per il futuro, lasciando quella seconda famiglia che lo ha cresciuto con amore incondizionato, nonostante la mancanza di una reale parentela di sangue. Due anni dopo la sua partenza, però, un triste evento lo riporta sull'isola: la morte di Ushio, sua sorella adottiva e migliore amica. Il ritorno a casa gli permette di rivedere la famiglia e i vecchi amici, ma soprattutto di poter indagare sulla morte della ragazza. E così, Shinpei scopre che la morte di Ushio potrebbe non essere stata un incidente, ma un omicidio. Iniziano quindi le ricerche e ben presto un'inquietante leggenda circa l'isola viene a galla...

Parto da due considerazioni doverose. La prima, puramente personale e soggettiva, è che questo anime, con buona probabilità, può essere considerato un mini-capolavoro. Per ciò che viene introdotto puntata dopo puntata, dai poteri delle ombre che ogni volta riescono a sorprendermi, alle rivelazioni sul mistero dell’isola e per tante altre cose, l’autore dell’opera originale, Yasuki Tanaka, ha dimostrato di avere la testa quadrata come pochi, ma soprattutto è riuscito ad emozionarmi, in più frangenti, toccando le corde giuste. La seconda, puramente oggettiva, è che la materia trattata rientra tra le più complicate in assoluto: i viaggi nel tempo. E lo sappiamo tutti che giocare con il tempo può essere pericoloso. Io, perlomeno, l’ho testato diverse volte. Loop temporali, cambiamenti nel passato che si riverberano nel futuro, questioni da maneggiare con cura, altrimenti si rischia di mandare tutto in rovina. Ecco quindi che la materia trattata da un lato, e le continue soprese riservateci dall’autore dall’altro, fanno di “Summer Time Rendering” un anime complesso. Ogni puntata ci riserva tante, forse troppe rivelazioni e informazioni, non sempre spiegate in modo chiaro e preciso. Tant’è che, ad un certo punto, ho pensato fosse necessario prendere appunti, come quando all’università il professore spiega quell’argomento che sicuramente chiederà all’esame. Una cosa invero inusuale, ma che di certo avrebbe consentito una maggior chiarezza. Quella chiarezza che, mi duole ammetterlo, con il passare delle settimane, complice la complessità intrinseca della trama, comincia a venire sempre meno. Eppure, questo si è rivelato essere un problema soltanto per il secondo cour. “Come mai?”, allora, mi sono chiesto io. Ed eccovi la risposta. La prima parte di stagione l’ho vista in appena cinque giorni, questo perché, al momento di inizio visione, erano già state pubblicate le prime dodici puntate dell’anime. La visione delle altre tredici, invece, ha richiesto altrettante settimane. Un processo lungo, quasi logorante, che mi ha portato alla confusione, al non ricordare le cose e al dover accettare passivamente ciò che mi veniva rivelato. Non che io sia uno spettatore disattento, attenzione, sicuramente un po' svampitello, ma, credetemi, tre mesi sono tanti. Quindi, ho elaborato la mia teoria, con cui alcuni potranno essere d’accordo. “Summer Time Rendering” è un’opera vittima dell’industria stessa che permette la sua produzione e pubblicazione in tutto il mondo. Un’industria, quella dell’animazione giapponese, che ci obbliga a vedere le opere di stagione nell’arco di tre lunghi mesi, al ritmo di una puntata a settimana. Scelta di marketing che può andare bene per una romcom o uno spokon addirittura, ma non per uno shonen di questa caratura. Perché, se al primo cour, che ho finito in meno di una settimana, ho dato l’appellativo di pazzesco, per il secondo non posso che scegliere l’aggettivo estenuante. Col passare delle settimane il mio interesse è andato scemando, e arrivare alla fine non è stato per nulla semplice. Molti attribuirebbero la colpa di tutto ciò alla serie, eppure, come detto prima, questa ricade quasi esclusivamente sulle scelte del mercato. Non che io voglia cambiarne le regole, sia chiaro, ma, fintanto che siamo in un paese democratico, mi permetto il lusso di esprimere il mio parere. La pubblicazione dell’anime in due blocchi compatti, magari a distanza di un mese, avrebbe reso la sua fruizione più godibile e piacevole.

In definitiva, “Summer Time Rendering” è una serie stupenda, che, se la cominciassi domani, probabilmente la finirei in una settimana scarsa. La storia è avvincente e, per quanto in alcuni frangenti possa peccare di comprensibilità, non si fa fatica a seguirne il filo conduttore. La materia trattata, poi, è una delle mie preferite e, abbagliato o meno dalla mia devozione, io ci ho rivisto tantissimo di un capolavoro assoluto come “Steins;Gate”. I personaggi sono costruiti molto bene, alcuni decisamente carismatici e iconici. Ushio, da buona tsundere qual è, ci ha messo tre minuti ad entrarmi nel cuore e Shinpei, per quanto possa più volte avermi fatto sbarellare, in diverse occasioni si immola per salvare i suoi amici, gesto nobilissimo, meritevole di tutto il mio apprezzamento. Il comparto grafico fa il suo. I fondali sono molto belli e, trattandosi di un paesaggio estivo, viene fatto un uso molto sapiente di colori vivaci. Character design ottimo, nella sua semplicità. Eccezionale il comparto musicale, che ci regala due opening stupende, con particolare apprezzamento per la seconda, “Natsuyume Noisy” di Asaka, che in alcune note mi ricorda “Hacking to the Gate”, ma, anche in questo caso, potrebbe essere tutto frutto della mia devozione maledetta.

Dunque, essere o non essere, vedere o non vedere “Summer Time Rendering”? Assolutamente sì e, possibilmente, tutta d’un fiato, ma credo che, una volta iniziata, la voglia di fermarsi non si paleserà mai e poi mai.