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“L’Attacco dei Giganti” è un manga scritto e disegnato da Hajime Isayama, pubblicato in patria da Kodansha tra il 2009 e il 2021 per un totale di 34 volumi e giunto in Italia a inizio 2012 grazie a Panini Comics. Si tratta di un’opera che ha segnato profondamente la propria epoca e già da ora è facile immaginare che rimarrà anche negli anni a venire un titolo di riferimento. Aldilà dell’indubbio successo commerciale, credo si tratti effettivamente di un’opera di grande qualità e apprezzabile da un pubblico vasto ed eterogeneo.

L’aspetto che colpisce fin da subito del manga è la componente narrativa. “L’Attacco dei Giganti” può vantare tutto ciò che necessità una buona storia, grazie a una trama interessante, un’ambientazione affascinante e una narrazione incalzante. Sotto questo profilo l’opera riesce a catturare il lettore fin dai primi volumi, non solo per l’originalità delle vicende e la varietà di emozioni che riesce a suscitare, ma anche e soprattutto per l’impressionante mole di misteri straordinari che si creano di capitolo in capitolo. I dubbi che permeano le vite dei protagonisti sono gli stessi che il lettore prova nel proseguimento della storia, al pari del desiderio di voler scoprire di più su un contesto di cui inizialmente si sa poco, ma di cui ben presto si vuol sapere di più. Il manga riesce quindi nel difficile intento di gestire alla grande sia le vicende personali dei protagonisti, ma anche la storia ambientale del mondo che li ospita, in un susseguirsi di colpi di scena realizzati allo stato dell’arte, ben distribuiti all’interno della trama e realizzati per suscitare lo stupore più totale. In tutto questo, la narrazione è molto buona, perché alterna ottimamente le fasi più riflessive e ricche di dialoghi e spiegazioni con quelle più movimentate e d’azione, dando alla storia un ritmo estremamente dinamico che riesce a creare momenti di suspence allucinanti. Su questo punto però, esprimo anche la mia prima, e forse unica, critica verso l’opera. Se è vero che il modo di raccontare gli eventi di Isayama è complessivamente convincente nonché ambizioso, visto il frequente uso di flashback, salti temporali e cambi di scenario improvvisi, al tempo stesso credo sia innegabile che tutto ciò ogni tanto crei più confusione del necessario. Rimanere a volte disorientati di fronte allo scorrere degli eventi di questo manga credo sia fin troppo normale, anzi, occasionalmente sembra essere un fattore ricercato, ma ammetto che un po’ più di chiarezza su alcuni passaggi non mi sarebbe dispiaciuta.

Uno degli aspetti più convincenti dell’opera sono sicuramente i personaggi. Inizialmente molti dei protagonisti ci sembreranno abbastanza anonimi e di scarso rilievo. Questa comprensibile considerazione iniziale viene ribaltata molto preso, perché l’autore riesce a valorizzare molto bene personaggi di cui il lettore tende a sottovalutare l’importanza, caratterizzandoli al meglio spesso dopo diversi capitoli dalla loro apparizione. Oltre alla loro caratterizzazione, ho apprezzato molto anche lo sviluppo e la gestione che hanno questi personaggi. Negli stessi anni in cui il manga veniva pubblicato, avvertivo, forse erroneamente, che negli shonen mainstream moderni i personaggi rimanessero sempre uguali. Potevano subire ogni tipo di trauma, vivere qualunque tipo di avventura, ma nella sostanza rimanevano sempre gli stessi e non rischiavano mai nulla all’interno delle proprie storie. Ma qui, fortunatamente, le cose sono andate in maniera diversa e già alle prime battute ci si rende conto che anche ai personaggi più importanti possono capitare le peggio cose, coerentemente con il mondo in cui vivono e con le vite che fanno.

Ci sarebbero molte altre cose da dire su quest’opera che è riuscita nel difficile compito di rinnovarsi continuamente, proponendo sviluppi imprevedibili, battaglie straordinarie e rivelazioni clamorose. Il tutto in un mix di generi impressionante, dall’action al drammatico, dal fantasy al thriller politico. “L’Attacco dei Giganti” è già ora un’opera da leggere per l’importanza storica che ha avuto e che manterrà probabilmente anche negli anni a venire. Personalmente l’ho sempre apprezzato, ma è grazie a una recente rilettura che sono riuscito a rimanerne totalmente coinvolto. Eppure, sono sicuro che se lo rileggessi nuovamente riuscirei a scovare nuove chicche, a comprendere meglio certi passaggi, a leggere tra le righe di determinati dialoghi. La sensazione che trasmette questo manga è di qualcosa che in un modo o nell’altro non finirà mai di stupire.