Recensione
"Neon Genesis Evangelion" dal 1995 a oggi (2023) sembra ormai da tempo diventato un brand, un marchio per una linea di prodotti. Mantiene ancora oggi nel bene e nel male l'incredibile valore dell'opera originale? Qualche dubbio lo avrei, in quanto la serie di ventisei episodi e "The End of Evangelion", usciti tra il 1995 e il 1997, avevano un senso in quel determinato periodo, per la profonda allegoria della vita personale di H. Anno e in generale di una generazione di Giapponesi (e non solo) che potevano rivedersi in Shinji, Rei e/o Asuka nel loro eterno "conflitto" generazionale con la famiglia e la società.
Riproporlo quasi "as it is" quindici anni dopo e vederlo dopo quasi trenta (scrivo per me), sebbene aggiornato ma privato di molti dei pochi "scleri" personali di Shinji e rendendolo più fluido nella trama e molto più accattivante nel comparto tecnico, mantenendo comunque inalterato il chara design dell'opera originale, non mi ha entusiasmato più di tanto.
In the sake of clarity: "Neon Genesis Evangelion" l'ho apprezzato e anche tanto, sebbene non sia un fan sfegatato. A mio avviso di "Neon Genesis Evangelion" originale era lo stile registico e il coraggio di Anno il maggior pregio dell'opera, a scapito della trama mecha, che io ho percepito come una semplice scusa per Anno per sviluppare un incredibile intreccio tra introspezione psicologica, proiezione delle proprie ossessioni e problemi interazionali, per mixarli con temi anche più profondi sulla concezione dell'esistenza umana e il ruolo dell'individuo nella società, senza tuttavia sconfinare in argomentazioni strettamente filosofiche e religiose (sebbene il buon Anno furbescamente abbia pescato a piene mani dalla simbologia ebraica e cristiana).
Questo primo "atto" della tetralogia che dal 2007 si estende fino al 2023 con, forse, l'ultimo capitolo della "rivisitazione", è un semplice riassunto esteso dei primi sei episodi della serie, con l'eccezione del finale. Qualcuno ha percepito delle incongruenze sulla sequenza degli "angeli", ci sono ovviamente dei tagli qua e là, soprattutto sugli arrovellamenti interiori di Shinji, e così (come in "Death & Rebirth" del 1997) la trama resta ancora meno innovativa della prima parte della serie originale.
Lode al comparto tecnico e anche musicale: se nella serie la opening sembra ancora accettabile e orecchiabile oggi, in questo "Evangelion: 1.11 You Are (Not) Alone" la ending della Utada conferisce un tocco di ulteriore classe al film, che comunque migliora e di molto le animazioni e i dettagli degli sfondi, beneficiando dei progressi tecnologici fatti in quindici anni dall'uscita della serie originale.
Chi ha apprezzato "Neon Genesis Evangelion" ritroverà in questo primo film della nuova "saga" quasi tutti gli ingredienti visti e aggiornati ma non stravolti. Osservati oggi, potrebbero assumere un "gusto" un po' revival per coloro che erano "giovani" all'epoca e che mi hanno fatto sembrare "Evangelion: 1.11 You Are (Not) Alone" una specie di "ribollita"... In attesa di procedere con i successivi film e capire se Anno ha voluto seriamente cambiare il suo masterpiece.
Riproporlo quasi "as it is" quindici anni dopo e vederlo dopo quasi trenta (scrivo per me), sebbene aggiornato ma privato di molti dei pochi "scleri" personali di Shinji e rendendolo più fluido nella trama e molto più accattivante nel comparto tecnico, mantenendo comunque inalterato il chara design dell'opera originale, non mi ha entusiasmato più di tanto.
In the sake of clarity: "Neon Genesis Evangelion" l'ho apprezzato e anche tanto, sebbene non sia un fan sfegatato. A mio avviso di "Neon Genesis Evangelion" originale era lo stile registico e il coraggio di Anno il maggior pregio dell'opera, a scapito della trama mecha, che io ho percepito come una semplice scusa per Anno per sviluppare un incredibile intreccio tra introspezione psicologica, proiezione delle proprie ossessioni e problemi interazionali, per mixarli con temi anche più profondi sulla concezione dell'esistenza umana e il ruolo dell'individuo nella società, senza tuttavia sconfinare in argomentazioni strettamente filosofiche e religiose (sebbene il buon Anno furbescamente abbia pescato a piene mani dalla simbologia ebraica e cristiana).
Questo primo "atto" della tetralogia che dal 2007 si estende fino al 2023 con, forse, l'ultimo capitolo della "rivisitazione", è un semplice riassunto esteso dei primi sei episodi della serie, con l'eccezione del finale. Qualcuno ha percepito delle incongruenze sulla sequenza degli "angeli", ci sono ovviamente dei tagli qua e là, soprattutto sugli arrovellamenti interiori di Shinji, e così (come in "Death & Rebirth" del 1997) la trama resta ancora meno innovativa della prima parte della serie originale.
Lode al comparto tecnico e anche musicale: se nella serie la opening sembra ancora accettabile e orecchiabile oggi, in questo "Evangelion: 1.11 You Are (Not) Alone" la ending della Utada conferisce un tocco di ulteriore classe al film, che comunque migliora e di molto le animazioni e i dettagli degli sfondi, beneficiando dei progressi tecnologici fatti in quindici anni dall'uscita della serie originale.
Chi ha apprezzato "Neon Genesis Evangelion" ritroverà in questo primo film della nuova "saga" quasi tutti gli ingredienti visti e aggiornati ma non stravolti. Osservati oggi, potrebbero assumere un "gusto" un po' revival per coloro che erano "giovani" all'epoca e che mi hanno fatto sembrare "Evangelion: 1.11 You Are (Not) Alone" una specie di "ribollita"... In attesa di procedere con i successivi film e capire se Anno ha voluto seriamente cambiare il suo masterpiece.